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“Si ferma il cantiere del raddoppio ferroviario Ogliastrillo Castelbuono. A casa 380 operai”. La comunicazione della Totò Costruzioni ai sindacati

Si ferma il cantiere del raddoppio ferroviario Ogliastrillo- Castelbuono di Cefalù,  della Totò Costruzioni. Andranno a casa tutti i 380 operai. La notizia è stata comunicata nel fine settimana ai sindacati. 

    Dal mese di settembre,  erano già in cassa integrazione i circa 140 operai impegnati nello scavo meccanizzato sospeso a causa di un  cedimento di natura geologica. Un imprevisto che ha provocato la formazione di un fornello (rilascio verticale del materiale all’interno della galleria ad Ogliastrillo) lì dove  le indagini diagnostiche avevano rilevato una tipologia di terreno più resistente.

 A seguito del fermo, l’azienda in collaborazione con i tecnici di Rfi, avrebbe dovuto avviare un settaggio della “talpa”, per  operare   da modalità aperta a modalità chiusa, onde evitare altri cedimenti.

“I tempi necessari  per la modifica erano di circa un mese e mezzo, così  ci aveva comunicato la Toto Costruzioni. Ma qualcosa non è andato come previsto. Trascorso il periodo,  pensavamo che lo scavo meccanizzato sarebbe ripartito e che l’azienda avrebbe fatto rientrare i lavoratori in cassa integrazione – dichiarano i segretari generali di Feneal Uil Pasquale  De Vardo, di Filca Cisl Palermo Trapani Francesco Danese e Fillea Cgil Palermo Piero Ceraulo – Invece, nel fine settimana, abbiamo ricevuto la notizia che anche coloro che non erano interessati alla cig resteranno a casa,  pagati dalla Toto.  Tutto questo con generiche  spiegazioni sul reperimento dei materiali e sulle analisi geologiche da verificare con i tecnici di  Rfi”.  

      A quanto sembra, oltre agli imprevisti di natura geologica, si sarebbero  aggiunti  anche problemi di natura economica.  Le organizzazioni sindacali hanno appreso anche dell’esistenza di  questioni relative alla concessione autostradale al gruppo Toto della A24 e A 25, che di fatto hanno bloccato  gli asset aziendali,  determinando problemi di liquidità  dal forte impatto sui cantieri in Sicilia. Di conseguenza, con le attività ridotte  per il fermo della talpa, il cantiere non ha più prodotto stati di avanzamento lavori (sal). Da qui la decisione di fermare l’opera. Ai lavoratori è stato comunicato che rimarranno a casa “pagati dall’azienda”, senza sapere quando rientreranno.

     In aggiunta a questo, i sindacati rilevano  un altro “grave” passaggio emerso: a quanto pare, l’azienda intenderebbe  aprire una procedura di licenziamento nei confronti di quelle maestranze che, avendo concluso una fase lavorativa,  potrebbero non essere più necessari.

     “Ovviamente, per quanto ci riguarda,  la notizia non ha alcun  fondamento,   perché pensare di avviare una procedura di licenziamento quando lo stato dei lavori complessivamente non ha raggiunto neanche il 20 per cento  suona come strumentale e paradossale – aggiungono De Vardo,  Danese e Ceraulo – Per le organizzazioni sindacali questo è un brutto segnale, che rischia seriamente di compromettere l’opera più importante presente nella provincia di Palermo.  Per questo motivo, non rimarremo inermi e chiederemo un tavolo di confronto con la committenza e non escludiamo di chiederlo anche con il governo regionale e nazionale. La provincia di Palermo non può permettersi l’affermazione di un modello consolidato secondo il quale le opere pubbliche iniziate non debbano potersi  concludersi mai. Alla Toto  chiediamo la verità sulle condizioni reali  dell’appalto e sull’intenzione de l’azienda  di continuare e di concludere l’opera”. 

redazione

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