Istituire il Consiglio delle autonomie locali nella Regione siciliana, raddoppiare le risorse in favore dei comuni e definire una intesa tra Stato-Regione-Autonomie locali per superare le gravissime criticità finanziarie di carattere strutturale, svincolare il 50% del Fondo Crediti di Dubbia Esigibilità (FCDE) e ridurre i fondi di garanzia, sospendere la sanzione per mancata compilazione dei questionari SOSE e della comunicazione dei dati contabili, consentire  l’assunzione di personale qualificato,  approvare norme a tutela della dignità istituzionale degli amministratori locali, riformare l’attuale governance in materia di rifiuti, acque, energia e protezione civile, favorire il governo del territorio e promuovere processi virtuosi di sviluppo economico e sociale dei territori, queste le principali proposte dei Sindaci siciliani contenute in un articolato documento presentato  stamattina nel corso di una conferenza stampa, svoltasi presso la sala Pio La Torre dell’ARS e indirizzate a tutti i candidati alle elezioni nazionali e regionali del 25 settembre prossimo.

“Come più volte denunciato dall’ANCI Sicilia, nel corso degli ultimi anni – ha dichiarato Leoluca Orlando, presidente di ANCI Sicilia- la condizione finanziaria e organizzativa degli Enti Locali dell’Isola presenta criticità di carattere strutturale, in base agli ultimi dati ufficiali disponibili, infatti,  vi sono: 52 Enti in dissesto finanziario,  50 Enti in piano di riequilibrio finanziario, 320 Enti che non hanno approvato il Bilancio di previsione 2022/2024 e 323 enti che non hanno approvato il Rendiconto di gestione del 2021,  i significativi aumenti dei costi per energia elettrica e gas hanno ulteriormente aggravato la situazione e, con l’avvicinarsi dell’inverno, aggraveranno ancora di più una condizione finanziaria già oggi insostenibile, anche con riferimento alla ormai imminente apertura delle scuole e all’attività delle società partecipate”.  

“Nel corso del 2021 l’ANCI Sicilia ha portato avanti delle iniziative di proposta e protesta per richiedere modifiche normative capaci di incidere sulla condizione di capacità finanziaria e organizzativa dei comuni siciliani anche perché  sul piano normativo le possibilità di assumere nuovi dipendenti da parte degli Enti locali sono strettamente legate alla loro condizione finanziaria con la conseguente  carenza di figure professionali essenziali e con l’inevitabile ricaduta sulla gestione contabile e sulla capacità di programmare e progettare, anche ai fini dell’utilizzo delle risorse previste dal PNRR e della nuova Programmazione 2021-2027, per non parlare delle ex province sulle quali pesa enormemente la prolungata condizione di commissariamento”. Aggiunge Mario Emanuele Alvano, segretario generale dell’ANCI Sicilia.

“Lo stesso Governo e Parlamento nazionale, con l’approvazione dell’art. 16 comma 8bis del DL 21 ottobre 2021 n. 146, convertito nella Legge 17 dicembre 2021 n. 215, hanno previsto un intervento finanziario finalizzato ad “accompagnare il processo di efficientamento della riscossione delle entrate proprie”, dei comuni della Regione siciliana. Pur prevedendo un intervento circoscritto al solo 2021, è stata di fatto riconosciuta una condizione di criticità di carattere strutturale che adesso, però, va affrontata con provvedimenti finanziari e normativi adeguati e a lungo termine”.  Sottolinea il presidente Orlando.

“Risulta necessario e improcrastinabile un intervento di modifica normativa dovendosi prendere atto che una finanza locale pressoché interamente basata sulla riscossione dei tributi locali non è sostenibile per la gran parte dei Comuni di regioni come la Sicilia – aggiunge il presidente Orlando – che devono fare i conti con difficoltà sul piano demografico, sociale e della crescita economica quasi del tutto sconosciute in altre parti del Paese. I Sindaci chiedono dignità istituzionale e denunciano un costante e speriamo non irreversibile declino della qualità della vita, che, come evidenziano anche gli ultimi dati del censimento ISTAT 2022, sfocia in un continuo  spopolamento che non riguarda solamente un ristretto numero di Comuni delle aree interne, ma quasi integralmente i 391 Comuni dell’Isola. Una condizione della Sicilia che si aggrava sempre di più nel contesto di una questione meridionale mai risolta”.