Nella provincia più “assetata” d’Italia, i piccoli comuni hanno deciso di ergersi a “custodi” delle sorgenti più antiche: capita così che a Santo Stefano di Quisquina, i cittadini abbiano deciso mappare e riscoprire le tante sorgenti nascoste nel verde (a partire dalla sorgente Gragotta, mai aperta al pubblico) e renderle visitabili con l’ AICA, l’Azienda idrica comuni agrigentini. Il percorso organizzato dalla rete Di acqua e di terra e sostenuto da Fondazione con il Sud si inaugura sabato e domenica (3 e 4 settembre), ed è uno degli appuntamenti più attesi di questo ultimo weekend dei Borghi dei Tesori. Dove si attende una vera invasione, viste le presenze nei due fine settimana precedenti; in attesa che – dal prossimo weekend, 10 e 11 settembre – prenda il via la rassegna “madre” delle Vie dei Tesori nelle città: le prime saranno Bagheria, Termini Imerese, Trapani, Marsala, Mazara, Enna, Caltanissetta e Messina, poi nei primi tre weekend di ottobre toccherà a Carini, Cefalù, Ragusa e Scicli, e alla debuttante Alcamo; e per tutto il mese, fino al 30, Palermo e Catania

Ma rieccoci ai Borghi: visto che sempre di Agrigentino si tratta, ultima possibilità per raggiungere la Tomba del Principe di Sant’Angelo Muxaro, ma vi porteranno alla chiesa del Carmelo con il suo campanile, e al museo archeologico con i suoi pezzi di mano di un misterioso “maestro degli ori”. E se si vuole fare il percorso senza stress, questo weekend c’è un comodo pullman di AutoService da Palermo per Sant’Angelo, ma sono previste corse anche per Caltabellotta (non perdete la sinagoga e la casa rabbinica, il must di questa edizione dei Borghi dei Tesori), Contessa Entellina, Graniti, Prizzi, Savoca; e poi Alcara Li Fusi, Centuripe, Naro, Sambuca, Vicari e Vallelunga. Tutto prenotabile sul sito www.leviedeitesori.com dove si consultano anche giorni e orari.

Altri suggerimenti? Eccoci: domenica a Sutera si potranno scoprire i misteriosi “figureddi” affreschi bizantini nascosti in una piccola cappella che forse era una tomba sicana: sono stati restaurati tramite una raccolta fondi tra i cittadini. Risalendo verso Palermo, bisogna prendersi un po’ di tempo e camminare tra le rovine normanne di Castronovo di Sicilia, tra tesori bizantini e quartieri arabi: perché questo borgo è una cipolla, lo sfogli e trovi i segni dei popoli che da qui sono passati; assaggerete la “pitirri” una stranissima polenta siciliana e le “cudduredde” che qui sono focaccine ai fiori di sambuco, piatti che preparano solo gli anziani del paese. A Bivona invece vi condurranno tra vanedde medievali. Ad Alcara Li Fusi, nel Messinese si potranno osservare da vicino i grifoni che hanno i nidi arrampicati sulle Rocche del Crasto; a San Piero Patti trekking tra pioppi, roveri, noccioleti, incontrando volpi, conigli, istrici, maiali selvatici, ghiri, passeri, colombacci, nibbi, poiane. Oppure salite fino al monastero basiliano di Frazzanò che sembra abbracciare le nuvole, fermatevi a Graniti tra i colori sgargianti dei murales; o entrate a Mirto dove sono aperti sia il Museo del Costume di Palazzo Cupane che il Colapesce con le sue memorabilia raccolte dall’ex barman del palermitano Hotel des Palmes, Toni Librizzi: qui domenica sera canterà Antonio Smiriglia, l’artista di Galati Mamertino vero “mago” etno-popolare. E ancora, scendete verso il cuore antico della Sicilia: a Centuripe è in atto una vera rivoluzione mediatica e di rivincita del borgo. A Licodia Eubea innamoratevi della Crocifissione nella Grotta dei Santi; a Piedimonte Etneo si visita il Museo della Vite nell’ex carcere borbonico che nella vita è stato anche mercato ortofrutticolo e pescheria.

Nel Palermitano c’è solo imbarazzo della scelta: a Isnello scoprirete che gli abitanti sono dei sognatori, e che il GAL Hassin racconta le stelle a grandi e piccini; che Prizzi è un presepe arroccato di viuzze tra cui ballano i “diavoli”; che a Palazzo Bongiorno a Gangi ci sono affreschi bellissimi; che a Pollina la manna è un vero toccasana, per corpo e mente; a Baucina le suore Collegine aprono il convento dove nascono le conserve, a Geraci Siculo agghinderete agnellini di biscotto, e che a Piana degli Albanesi il cannolo è una religione. A Contessa Entellina visite all’abbazia di Santa Maria del Bosco, nell’azienda Trubia di Blufi nasce la pasta di grani antichi; a San Mauro Castelverde si va per frantoi e si abbraccia un ulivo di 1800 anni. Se si vuole andar per castelli, si fanno avanti Vicari e Giuliana dove le visite sono condotte da dame in costume; sabato a Caccamo vi racconteranno la storia di una suora infelice e dei suoi melograni; Geraci dove i Ventimiglia eressero una cappella trecentesca. Fortini? ecco Naro dove il castello chiaramontano guarda al borgo barocco; e Mazzallakkar che è risorto dalle acque del lago Arancio a Sambuca. Altri spunti? A Montevago la memoria del terremoto è diventata street art, a Vallelunga Pratameno ci si siede tra i banchi di una scuola monarchica, a Savoca si visita la cripta dei Cappuccini con le 17 mummie di notabili del posto; Burgio è talmente piena di luoghi da vedere, di gente da incontrare, che ritornerete soddisfatti. Infine i due estremi dell’isola: a Calatafimi si percorrono i Giardini della Kaggera per raggiungere i confini del parco archeologico di Segesta: si potrà entrare e visitare gli scavi di contrada Mango. E a Portopalo si sale in barca per raggiungere la fortezza spagnola sull’isoletta di Capo Passero, attraversando distese di Posidonia.

La formula è sempre la stessa: sul sito www.leviedeitesori.com si possono acquistare i coupon per i luoghi, da 10 visite, da 4 visite, da 1 visita singola; per esperienze e passeggiate ci sono coupon dedicati. È consigliata la prenotazione, i posti si stanno velocemente riempiendo e si tratta veramente delle ultime possibilità di visita.

Il festival Borghi dei Tesori però avrà anche una piccola “coda” teatrale e per questo ha scelto un testo bellissimo, dal significato profondo, affidato ad una “signora del teatro” italiano. In collaborazione con il Teatro Biondo, è stata organizzata una mini-tournée di una produzione dello Stabile in borghi di solito lontani dagli abituali circuiti di spettacolo: “In nome della madre”, il bellissimo testo di Erri De Luca interpretato da Galatea Ranzi arriverà al tramonto in cinque luoghi unici, carichi di bellezza: il debutto sarà mercoledì prossimo, 7 settembre, alla Casa della Fanciulla di Chiusa Sclafani: le repliche giovedì 8 settembre in quel luogo misterioso che è l’eremo di San Pellegrino, a Caltabellotta; venerdì 9 settembre lo spettacolo acquisterà una luce nuova tra i ruderi della Matrice di Montevago; sabato 10 settembre si affaccerà sulla vallata dal Teatro Pietrarosa di Pollina e domenica 11 settembre giungerà in un altro sito misterico come è l’abbazia basiliana di San Filippo di Fragalà a Frazzanò, sui Nebrodi.

Nel testo di “In nome della madre” Erri De Luca racconta in modo laico e contemporaneo la gravidanza di Maria e la nascita di Gesù. Galatea Ranzi, guidata dal regista Gianluca Barbadori, dà voce in prima persona a Miriàm, ragazza della Galilea a cui un angelo annuncia che diventerà madre del Messia. Subito dopo, la giovane scopre di essere incinta. Dopo qualche titubanza, decide di avvertire Iosef, il suo promesso sposo. Miriàm sa perfettamente che rischia di essere lapidata, ma rifiuta ogni menzogna, rivendicando il mistero della sua gravidanza e la sua assoluta buona fede. Iosef, anche in seguito ad un sogno premonitore, decide che le nozze avranno luogo come previsto, sfidando i benpensanti di Nazaret e le leggi del tempo. Facendo ricorso al linguaggio semplice e terso della poesia, Erri De Luca racconta la gravidanza di Miriàm/Maria. La sua non è un’urgenza storiografica, piuttosto il desiderio di raccontare «qualcosa che non c’è».

Contributo di 5 euro, meno di cento posti disponibili a tappa, coupon su www.leviedeitesori.com

foto: Geraci