“Buca l’aria con un dito e fai uscire la gioia, quella gioia che non sempre si palesa nelle cose, forse è nascosta, ma c è anche se non ce ne rendiamo conto.Ne diventiamo consapevoli nel momento in cui qualcosa interrompe il normale fluire degli eventi ed allora li, capiamo che molte cose che davamo per scontate sono “gioia”.


La verità scrive Franco Arminio, poeta, paesologo, è che noi siamo quello che accade mentre veniamo “ morsi” dalla vita , dobbiamo riscoprire quella sottile poesia che ci circonda, lo possiamo fare accordandoci con il cielo, col sole col vento, solfeggiando la malinconia.
Ogni giorno ha un guasto da riparare, tanto vale prendere la medicina quotidiana fatta di buoni propositi , la poesia può diventare un salvavita e lo sguardo, uno strumento che cura.
Molte malattie scrive F.Arminio entrano dagli occhi, dalle parole che ci sono state dette o dagli sguardi che abbiamo subito, ecco perchè dobbiamo curarci con le belle parole, begli sguardi, riattivare il desiderio che è di per se rivoluzionario.
Il segreto è anche soffiare sui sentimenti.dobbiamo avere il coraggio di osare, non come colui che vive la sua vita in una busta di plastica e gioca con l’aria che gli rimane.
Si può ancora parlare di poesia in un periodo scriveva Montale di “esibizionismo isterico?”Li’ dove la comunicazione è veloce, rumorosa, fatta di una folla di slogan che non ci suggeriscono di fermarci, ne di pensare troppo, anzi mirano a sottrarci al pensiero critico.
Montale credeva nella presenza di persone ancora affamate di cultura autentica, che non si lascino influenzare dal consumismo e dalla modernizzazione della società e che, anzi, riescano a potenziare e preservare il posto, il ruolo e soprattutto il valore della poesia, anche in un contesto di continua evoluzione e metamorfosi.
La verità è che non si smetterà mai di fare poesia e non si estinguerà mai l’esigenza di riflettere. Per quanto la vita degli esseri umani sia frenetica, ci saranno sempre alcuni che si distingueranno per il proprio bisogno di esprimersi attraverso la scrittura.
La carta è più paziente degli uomini, perché aspetta che prima o poi i pensieri sentano il bisogno di essere espressi, impressi e ricordati su di essa, scriveva Alda Merini.

“I poeti, nel loro silenzio, fanno ben più rumore di una dorata cupola di stelle”. Così scrive  Alda Merini (1931-2009), poetessa, scrittrice e aforista italiana, nei “Poeti lavorano di notte”, una tra le bellissime, profondissime poesie contenute nella raccolta “Destinati a morire”.
In pochi versi, la scrittrice sembra creare un vero e proprio manifesto poetico universale, esprimendo il ruolo del poeta e della sua arte. Silenziosamente, la poesia si fa arma rumorosamente tagliente; l’inchiostro, di volta in volta, strumento poliedrico e mutevole, attraverso la mano infervorata del poeta, diviene l’alter ego del poeta stesso, la voce del singolo, quella del popolo, la voce dell’emarginato, del vinto, del vincitore; la voce dell’anima, dell’inesprimibile, la voce del” buio” e quella della” luce”, della vita e della morte. Straordinariamente, diventa voce tra le voci, il grido “unanime”, un grumo di sogni, come direbbe Ungaretti, capace di squarciare il velo che cela la coscienza più profonda e tirar fuori, riportare a galla, come scoperchiando il vaso di Pandora, il bene e il male, il tutto e il niente, insiti nell’ esistenza e nella coscienza umana.
Non esiste intellettuale-poeta che non disturba, se non disturba è perchè gira alla laraga dalla vita reale, il poeta per eccellezza è un lettore-fotografo attento di quello che accade intorno a se e dentro di sé, dunque auspichiamoci che si moltiplichino i poeti.
Ormai sono tante le manifestazioni in cui si parla di poesia e di poeti, tutti eventi di grande interesse e prestigio perchè solleticano quello che abbiamo detto all’inizio, la voglia di bucare il cielo e far uscire la gioia.
Segnaliamo l’evento che si è tenuto a San Mauro Castelverde, dove un sindaco gentile e di ampie vedute Giuseppe Minutilla ha sostenuto ancora una volta con il suo staff le giornate della poesia in una San Mauro entusiasta di accogliere tanti poeti e rendere omaggio al suo poeta Paolo Prestigiacomo, la nona edizione del festival per la direzione artistica di Fabrizio Ferreri,ed altre importanti figure che hanno contribuito alla riuscita del premio letterario che ormai si svolge ogni anno, lodevole il coinvolgimento di chi sostiene l’evento, in futuro dice il sindaco si aprirà la casa della poesia, dove verrà custodito il patrimonio letterario di un concittadino tanto illustre, che si è distinto per la sua poesia caratterizzata dalla freschezza delle immagini che evoca.


A San Mauro c’è una via della poesia , già il sol pensiero che possa esserci una via che suona di dolcezza, di vero, ci emoziona e ci suggerisce di andarla a vedere ed onorare con i nostri pensieri sogni, magari lasciando come accade in altri luoghi dei pensieri come panni stesi da offrire al vento perchè l’universo possa ascoltare la musica dei cuori che battono forte col fermento che solo l’arte nelle sue molteplici forme riesce a creare.
La poesia è una lettura profonda della realtà, qualche volta dolce, altre amara, spesso di denuncia, quasi sempre uno spartito di musica che vuole essere ascoltato.
Il poeta scriveva Alda Merini è un giocatore e le sue bische clandestine sono le parole, quelle parole che possono ubriacarci, annebbiarci, farci innamorare ma essere anche occasione per esprimere con alti valori il nostro essere partecipi ad una collettività che cresce.
Un esperienza di grande spessore e bellezza si è rinnovata nelle alture di San Mauro, nel cuore delle Madonie, che sembra avrà un seguito anche a dicembre quest’anno, dunque aspettiamoci piacevoli sorprese, chissà parole sotto fiocchi di neve!.