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Alcara Li Fusi , ritorna la secolare festa del “Muzzuni”

Finalmente dopo il duro periodo trascorso per il Covid e le varie restrizioni , ripartono le feste patronali, vere e proprie finestre aperte alla cultura all’arte e alle tradizioni piu’ antiche dove si viene a conoscenza degli usi e costumi di un popolo. Molto spesso sono fusioni tra religione e riti pagani.

Ad Alcara Li Fusi, un meraviglioso paesino immerso tra l’incontaminata natura dei Nebrodi , in occasione della festa di San Giovanni Battista martire, ha inizio la festa del ” Muzzuni”, di origini pagane, molto antiche in Italia. Un rito dedicato alla fertilita’ , alla terra , alla natura , alla giovinezza , all’amore.La tradizione del ” Muzzuni” che si ripete da secoli , e’ una festa , che vede esposti bellissimi tappeti , detti ” Pizzare” lavorati esclusivamente a telaio antico , dove vengono adagiati dei piatti detti ” Lauretti” ( steli di grano ). Inoltre all’interno di alcune delle case di Alcara , le donne della famiglia preparano u ” Muzzuni” , una brocca dal collo mozzo, interamente rivestito da bellissimi e colarati foulard di seta , ornato da preziosi ori appartenenti alle famiglie del quartiere. Tutto accompagnato dalla deposizione di steli di grano messi da una bambina del posto, nei panni di sacerdotessa. Iniziano cosi i canti popolari melodiosi, come fossero preghiera, ispirati alla vita contadina , al rito del companatico , sulla sincerita’ e fortificazione ‘ dell amicizia, e per concludere sul corteggiamento di due innamorati, dove amorevolmente si scambiano a ” Cunfetta ” , cosi insieme in un unica voce , recitano una filatrocca.

“Iriteddu facitini
amari
Chi ‘ inni facimu cumpari
Inzoccu avemu ‘nni spartemu
E mai ‘ nni sciarriamu
Cumpari semu e cumpari ristamu
Quannu vieni a morti ‘ nni spartemu.”

Meravigliose tradizioni, e importanti scambi culturali , che attraggono altri popoli, dove tutto si fonde in un unico messaggio , quello di far conoscere alle nuove generazioni , la bellezza di stare in piccoli luoghi pieni cultura come Alcara Li Fusi.

Giuseppe Mesi

Redazione

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