A cinque anni da “Nella terra degli infedeli” il documentario sul “metodo Falcone”, Salvatore Cusimano, inviato della Rai e fino a qualche mese fa direttore della sede siciliana dell’azienda radiotelevisiva, ha ripreso il suo viaggio nella stagione delle stragi politico-mafiose del 1992 e 1993 con un nuovo film: “I semi del ’92”, voluto e prodotto dalla casa editrice G. B. Palumbo.

Il doc è una riflessione a trent’anni di distanza su tutte le domande senza risposta sui mandanti e responsabili degli eccidi che hanno messo a dura prova la tenuta democratica del nostro paese.Ad accompagnare l’autore in questo viaggio il giornalista e scrittore Saverio Lodato, i magistrati Nino Di Matteo e Nicola Gratteri, il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, lo psicoterapeuta Girolamo Lo Verso.
“I semi del ’92” tenta anche di dare una risposta a un’altra domanda che ci impegna tutti: cosa ha generato quella stagione di terrore, cosa è germinato nella società dopo il tremendo dolore di quelle esplosioni?Per avere una risposta Salvatore Cusimano ha incontrato quanti, nel mondo del volontariato, della chiesa, nelle periferie, nella scuola hanno raccolto la sfida e i richiami all’impegno di Dalla Chiesa, Chinnici, Borsellino, si sono sbracciati e hanno cominciato un lungo e capillare lavoro per affermare la cultura della legalità in quegli ambienti difficili dove la mafia trova il suo consenso. Fra i testimoni di questa parte del doc Mariangela Di Ganci, Fratel Mauro Billetta, Antonietta Fazio, Antonella Di Bartolo, Roberta Gatani e gli studenti del Liceo linguistico Ninni Cassarà.


Il documentario è disponibile in streaming gratuitamente sul sito palumboeditore.it
La data non è stata scelta a caso. Come ricorderete lo stesso giorno del 1978 a Cinisi venne massacrato Peppino Impastato. Al delitto seguirono anni di depistaggi che solo il coraggio e la forza straordinaria della mamma Felicia, del fratello Giovanni e dei compagni di lotta hanno potuto svelare trovando finalmente giustizia.Peppino ci ha insegnato a seguire i cento passi verso la liberazione – dice Salvatore Cusimano – siamo sulla strada ma ancora lontani dalla meta”.