Territorio

100 passi e 55 giorni, Aldo Moro e Peppino Impastato uniti nella memoria

100 passi. Lo spazio fra Peppino Impastato e “mafiopoli”. Peppino contrastò le collusioni della politica con la mafia: con grande creatività, organizzando perfino un carnevale alternativo, con una sfilata di cloni che dileggiavano i potenti del paese e con la trasmissione radiofonica “Onda pazza” su Radio Aut, in cui si raccontavano in modo dissacrante le storie di “mafiopoli”.

Con mamma Felicia ad ascoltarlo, orgogliosa e preoccupata. 55 giorni. Il tempo fra la vita e la morte di Aldo Moro. Di Aldo Moro rapito il 16 marzo 1978 in via Fani mentre si recava in Parlamento, il giorno della presentazione del nuovo Governo sostenuto da un’alleanza innovativa, sono fissate nella memoria collettiva le immagini del corpo fatto ritrovare nel bagagliaio di una R4 rossa in via Caetani. Sono passati 44 anni da quando nello stesso giorno, il 9 maggio 1978, sono stati trovati morti Aldo Moro e Peppino Impastato. Il primo ucciso dai terroristi che volevano abbattere lo Stato, il secondo dalla mafia che si presentava come Stato alternativo; “lo Stato….” nel disilluso ed angosciante appello di Rosaria Costa ai funerali dei caduti di Capaci. Figure molto diverse che, per una coincidenza di data e per un destino che li accomuna, tendono ad avvicinarsi.

Tutti noi siamo in debito verso entrambi, uomini coerenti e attenti al nuovo che avanza, assetati di giustizia e con la voglia di cambiare, ognuno nel proprio contesto, al di fuori e dentro le istituzioni. Aldo Moro tra coloro che scrissero la Costituzione, Peppino Impastato candidato nella lista di Democrazia Proletaria, eletto il 14 maggio 1978 consigliere comunale da morto. Oggi, sarebbe significativo uno spazio castelbuonese intitolato ‘Aldo Moro e Peppino Impastato, uniti nella memoria” ed immaginarlo ogni anno il 9 maggio, giornata della memoria delle vittime del terrorismo e delle stragi, inondato da tanti giovani per rendere viva, nel tempo, la bellezza del loro impegno contro il male e la rassegnazione.

Illustrazione di Lucilla Tubaro

redazione

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