Dopo quasi un anno e mezzo la Regione ancora non paga le imprese edili per lavori eseguiti. L’ultima promessa risale allo scorso mese di settembre in occasione della presentazione del Defr, quando, con sette mesi di ritardo, era stata annunciata la deliberazione dei pagamenti essendo anche stato completato il riaccertamento dei residui passivi. In realtà a tutt’oggi poco o nulla è stato fatto e le imprese non solo non hanno ottenuto le loro spettanze, ma si vedono negare ulteriore credito dalle banche. Purtroppo non ci sono più le condizioni economiche per proseguire l’attività e pagare gli stipendi.


“Apprendiamo ora – dichiara Santo Cutrone, presidente di Ance Sicilia – che per ricevere i nostri soldi dobbiamo aspettare ancora che il Parlamento nazionale vari una norma che sblocchi fondi destinati alla Sicilia e previsti dalla nuova Finanziaria 2022. Cioè, la programmazione finanziaria del futuro serve a pagare i debiti del passato, dopo che le amministrazioni hanno appaltato opere senza la necessaria copertura finanziaria, e dopo che non si è riusciti ancora una volta ad approvare il Bilancio della Regione negli ordinari termini di legge nonostante i nostri pressanti richiami al senso di responsabilità. Facciamo appello ai parlamentari nazionali eletti in Sicilia – prosegue Cutrone – affinché si adoperino per dare una risposta a questa necessità urgente attraverso il varo della norma a favore dei fondi per la Sicilia. Inoltre, è nuovamente in forte ritardo il riaccertamento dei residui passivi dell’esercizio 2021 nonostante l’impegno di farlo in tempi veloci, e anche in questo caso chiediamo, con la forza della disperazione, alla Regione uno slancio di efficienza”.
“E’ finito il tempo delle promesse – conclude Cutrone – . I politici, a qualsiasi livello, non possono permettersi il lusso di lanciarsi nella campagna elettorale senza avere prima prodotto risultati concreti. Davanti a noi non ci sono più anni o mesi, ma pochi giorni prima di essere costretti a dichiarare fallimento. Chi ne ha la responsabilità faccia una volta per tutte il proprio dovere”.