manifesto MISERICORDIA di Emma Dante. Foto © Masiar Pasquali

Con un grande successo di pubblico e con un’attenta lettura della critica, si è concluso al teatro Biondo di Palermo, “Misericordia” la favola contemporanea della pietà, scritta e diretta da Emma Dante, che continua a suggellare successi per i temi forti che porta in scena.

Ancora una volta protagoniste le donne, dipinte come nelle “sorelle Macaluso” nella loro fragilità, ma anche nella straordinaria forza che le attraversa, soprattutto quando la vita, le mette alla prova.

Qui le donne sono delle prostitute, vivono in un ambiente di grande degrado  e solitudine, qualche volta si è sorelle, qualche altra volta ci si fa la guerra per sopravvivere, costrette a condividere uno stesso spazio, Anna , Nuzza e Bettina si prendono cura, ciascuno a modo proprio di Arturo, ipercinetico, il figlio di una loro compagna, che vittima di violenza, resta prima in cinta e poi conoscerà la morte.

Questo bambino vivrà con tre mamme, ciascuna si esprimerà con le inclinazioni che possiede, qualche volta sono più attente, qualche altra volta sono stanche e intolleranti verso questo “burattino danzante”.

Simone Zambelli, Arturo in arte, non smette di muoversi per un solo attimo in scena, si muove, corre, gesticola, danza la vita nelle sue forme, ora aggrazziate ora bizzarre, dimostrando una bravura ed una presenza scenica di alto livello.

Le tre attrici, Italia Carroccio, Manuela Lo Sicco e Leonarda Saffi, saranno donne comuni perfette, negli abiti nei modi e si trasformano in donne di strada dando allo spettatore un’immagine forte della capacità di saper essere bravi attori a trecentosessanta gradi.

Molti i punti di grande commozione, questa favola è davvero difficile raccontarla, solo vedendola si può capire quanta forza esplosiva di emozioni contenga dentro, la vita dura, quella in cui si desidera avere una finestra da cui entri un po’ di luce ed una stufetta per riscaldarsi.

L’amore trionfa nella cura del più fragile, che riesce a tenere unite tre donne che nonostante la tragicità della loro condizione di vita non smettono di sentire quell’istinto forte di protezione che è tipico delle madri e che molte donne conservano pur non essendo madri.

Quel bambino “malato” le sorprenderà, perchè l’amore che nutre , non può non dare le sue risposte.