È stato presentato questa mattina stamattina lo spettacolo “Rocco Chinnici – il coraggio e la passione di un padre magistrato”.

Il sindaco metropolitano, Leoluca Orlando lo ha definito uno spettacolo che “rende omaggio alla storia straordinaria di un profeta. Rocco Chinnici, infatti, è stato profeta della legalità in un tempo nel quale i suoi avversari stavano nel Palazzo di Giustizia e nelle istituzioni. Un in cui la mafia aveva il volto dello Stato. Chinnici è stato un magistrato profondamente innovativo non soltanto nei metodi di indagine ma anche nella funzione sociale di un uomo delle istituzioni: andava nelle scuole, parlava con i ragazzi, era consapevole dell’importanza dell’impegno culturale nella lotta alla mafia. E, come ci raccontano i suoi figli, era anche un padre affettuoso che fino all’ultimo non ha mai smesso di proteggere la sua famiglia. Ringrazio gli autori di questo spettacolo che offrono all’Italia e a Palermo per la prima nazionale il racconto di un uomo che ha sacrificato la propria vita per liberarci dal potere politico-affaristico-mafioso”.

Oltre al Sindaco Orlando erano presenti alla conferenza stampa che si è svolta al Real Teatro Santa Cecilia di Palermo, l’assessore alle Culture al comune di Palermo, Mario Zito, Caterina Chinnici, magistrato, Ugo Bentivegna, regista, Donatella Finocchiaro, attrice protagonista, e Roberto Burgio, coprotagonista.

“Mio padre è stato un magistrato moderno, le sue intuizioni e i suoi metodi di indagine innovativi lo hanno reso uno dei padri dell’ordinamento antimafia che ancora oggi applichiamo. Faceva scelte dirompenti – ha ricordato la figlia, Caterina Chinnici – andava oltre gli schemi. Quella di allora era una Palermo indifferente e acquiescente, dove la parola mafia non era neanche pronunciata. Lui e quei pochi colleghi componenti del gruppo di lavoro poi denominato pool antimafia erano incompresi. E isolati, anche in senso culturale. Questo clima nel quale lavoravano fu poi definito una palude da Paolo Borsellino. Ma in questo clima mio padre non perse mai la spinta morale per portare avanti quel suo impegno che, sì, era professionale, era servizio alle istituzioni e alla collettività, ma era anche un impegno sociale. Molti suoi colleghi credevano che il tempo passato nelle scuole a parlare con i giovani fosse tempo perso ma lui era fermamente convinto che l’acquiescenza al sistema dovesse essere combattuta sul piano sociale, sia con politiche contro il disagio che attraverso il messaggio culturale. E lui, andando controcorrente, scelse di fare la propria parte rivolgendosi ai giovani. Per informarli, perché credeva in loro. Credeva che se messi in condizione di studiare e conoscere avrebbero saputo scegliere liberamente il proprio percorso di vita, e che la forza della loro intelligenza li avrebbe resi cittadini consapevoli. Ed è quello che credo anch’io”.

Il lavoro teatrale, realizzato con il contributo della Città Metropolitana di Palermo è stato scritto da Ugo Bentivegna e Giuditta Perriera e sarà in prima nazionale domani, giovedì 31 marzo alle 21, al Santa Cecilia di Palermo.