Vi riportiamo le sensazioni di una gita domenicale del giornalista Daniele Billitteri tra i tulipani di Blufi

Lo sapete come sono i palermitani: schiticchio e passiata, gita assicurata. Destinazioni classiche: io litorali, Ficuzza, qualche area attrezzata attipo Montepellegrino. Io oggi sono andato a Blufi nel territorio delle Madonie. Mi ci ha portato l’amore mio, un motore che non teme crisi energetiche.

Il versante Sud delle Madonie è davvero sorprendente. Sotto certi aspetti è come essere in riva al mare perché la veduta arriva all’orizzonte e, come scriveva la PFM in “Impressioni di Settembre”, “sembra un mare verde, l’erba”. Colline che sembrano un’onda lunga dopo una tempesta, la mano di vernice che la Natura Pittrice ha passato sulla terra marrone dopo che gli uomini l’hanno seminata.

A Blufi, col grano, sbocciano i tulipani e ci sentiamo come Alice nel paese delle meraviglie. Quando smetto di essere un vecchio in deriva sentimentale e mi ricordo di essere un giornalista, comincio a cercare di capire come spunta tanta meraviglia e perché ci va tanta gente.

Quello dei tulipani è un terreno privato, vocato alle granaglie che hanno un turno: tre anni di grano, un anno di un’erba che serve per il foraggio e per far riposare la terra. In questo terreno, che circonda il Santuario della Madonna dell’Olio, crescono i tulipani e l’effetto è spettacolare. Questi fiori nascono da un bulbo che sta sotto terra. Non solo resta sempre lì ma ad ogni raccolta del grano o del foraggio, si ossigena, si rivitalizza e produce i fiori. Ogni anno.

Tutto ciò, ormai da molto tempo, ha richiamato gente perché questo posto sembra essere stato costruito per essere visitato. Il santuario è delizioso, piccolino, tutto in pietra viva, impianto di stile romanico mi conferma Alessia che ne capisce.

L’armata dei schiticchieri arrivava con tovaglie a scacchi, carbonella e bidoncini di vino, mangiare e bere, prendere il sole tiepido in mezzo ai tulipani e sentirsi molto De Andrè. Ma per poi tornare palermitani, lasciare lattine vuote, carta oleata, rimasugli di carbonella bruciata. Ma scherziamo?

Poi succede una cosa straordinaria: nell’entroterra di una Sicilia antica, piena ancora di profumi medievali, ecco che il proprietario del terreno ragiona come dovremmo ragionare tutti: il posto è bello, richiama gente, la gente visita, si muove, va in paese, spende soldi. Blindare il Campo dei Tulipani sarebbe un boomerang. Così l’area viene recintata e con l’aiuto di qualche canna e dei nastri dell’Infortunistica, viene tracciato un percorso soddisfacente e si fa in modo di impedire i pic nic. Magari dando ai visitatori qualche indicazione su posti dove potere prendere un boccone nelle vicinanze. Una ulteriore occasione per visitare il paesello che è una vera delizia. Costo di tutto ciò? Zero, non c’è biglietto da pagare, si può prendere un depliant sponsorizzato ma anche lasciare un’offerta libera. E nessuno se ne va senza farlo perché tutti si dichiarano contenti di avere visto una cosa speciale.

Il Campo dei Tulipani è una canzoncina fischiettata dalla Natura che nelle mani di brava gente è diventata una genialata, una grande lezione di rispetto ambientale. Stamattina non ho visto un pezzetto di carta lungo il percorso e ho visto gente, lungo il sentiero percorribile, badare a non calpestare i tulipani che spuntano anche lì-Insomma quando si mettono insieme ingredienti buoni, la pietanza non può che risultare squisita. Andateci di corsa. Ma senza carbonella.