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Castelbuono,donazioni opere di Gai Candido e Filippo La Vaccara

Sono due le donazioni che entrano nella collezione permanente del Museo Civico di Castelbuono. Si tratta della scultura “Ritratto di Chiara”, 1978 di Gai Candido (Trabia, 1949) e di “Senza titolo”, 2011, una grande tela di Filippo La Vaccara (Catania, 1972). Le opere sono state donate dai due artisti siciliani e rappresentano un tassello significativo per la collezione del Museo Civico che negli ultimi anni ha promosso una campagna di produzione e acquisizione di opere di artisti che rappresentano il panorama presente e passato della produzione contemporanea siciliana, sempre in dialogo con il territorio, con il pubblico con l’identità della collezione permanente.

La presentazione al pubblico si tiene domenica 13 Marzo alle ore 12.00 al Museo Civico e sarà accompagnata dalla lettura dei testi critici scritti da Maria Reginella per l’opera di Gai Candido, e di Mercedes Auteri per l’opera di Filippo La Vaccara.

Da un estratto della presentazione di Maria Reginella sull’opera di Gai Candido: “La scultura, realizzata da Gai Candido alla fine degli anni Settanta, raffigura la testa di una giovane donna con i capelli neri raccolti sulla nuca e dai tratti fisionomici pronunciati, quasi grotteschi. Modellata con il gesso precedentemente colorato, presenta una superficie non rifinita in cui è possibile leggere i segni lasciati dagli strumenti di lavoro. L’intento dell’artista non era quello di realizzare un ritratto tradizionale che riproponesse le fattezze né di tracciare la descrizione psicologica, ma quello di astrarre i piani della figura per creare una maschera che evocasse l’immagine della ragazza. I diversi piani scomposti della testa e del viso cui si aggiunge il grande naso posto in maniera obliqua, che funge da perno della composizione, rendono la scultura mutevole, come se si muovesse nello spazio, e invitano lo spettatore a girarci intorno per scoprire la molteplicità delle prospettive. I contrasti chiaroscurali di luce ed ombra esaltano i volumi, mentre il colore, visto quasi come elemento decorativo, è limitato al nero intenso dei capelli e al rosa delle guance posto in maniera innaturale.”

Mercedes Auteri, così scrive dell’opera realizzata da Filippo La Vaccara nel 2011: “L’opera ‘Senza titolo’ rappresenta un pesce catturato dentro una rete, una scena molto comune soprattutto per chi vive nelle isole, sulle coste. I colori sono vividi e luminosi lasciando a prima vista lo spettatore davanti ad una composizione candida però la posizione del pesce tradisce un movimento, che dalla vita lo condurrà alla morte, rivelando il principio di un dramma. Negli anni in cui dipinge quest’opera La Vaccara si reca spesso in India e ne sposa alcuni insegnamenti spirituali, tra cui il vegetarianesimo che s’impone sia come scelta etica nei confronti delle altre creature animali che del pianeta (anche alla luce della crisi climatica causata – tra l’altro – dalle scelte alimentari dei paesi ricchi e dalla gestione disumana delle risorse globali). In questo contesto, l’occhio sgranato e vivo del pesce dentro la rete rappresenta dunque la sua umanizzazione, quasi una trasposizione di quello che noi siamo: una specie destinata a perire nella sua stessa trappola, la rete in cui l’uomo sta soffocando gli altri, senza accorgersi che siamo tutti connessi.”

Le opere di Gai Candido e Filippo La Vaccara saranno incluse nel catalogo della collezione di arte moderna e contemporanea, di prossima pubblicazione, a cura di Laura Barreca e Valentina Bruschi.

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GAI CANDIDO
Gai Candido nasce nel 1949 a Palermo, dove vive e lavora. È considerato un artista tra i più singolari e fantasiosi del secondo Novecento siciliano. Diplomato presso l’Accademia di Belle Arti di Palermo, è stato docente di discipline pittoriche negli Istituti d’Arte e nei Licei Artistici. La ricerca artistica di Gai Candido è rivolta principalmente a temi antropologici. Egli infatti ripercorre le esperienze artistiche di antiche popolazioni europee, africane, orientali e le rielabora creando oggetti familiari che appartengono alla vita e alla memoria collettiva. Alla pari di uno “sciamano”, individua le paure e le credenze “viaggiando” in trance nel tempo e nel mondo degli spiriti per utilizzare i loro poteri. Le suggestioni magico-sciamaniche sono l’elemento che caratterizza le opere dell’artista palermitano, nelle quali è spesso l’oggetto in sé ad evocare simbolicamente qualcosa al di là del visibile. L’assemblaggio di oggetti legati al mondo della natura diviene il momento di un rito impregnato dalla ricerca di una nuova sacralità.

FILIPPO LA VACCARA
Nasce a Catania nel 1972, vive e lavora a Milano. Si diploma in Scultura all’Accademia di Belle Arti di Catania, nel 1994. Il suo percorso artistico inizia nel 1998, con una mostra personale curata da Francesca Pasini a Viafarini, Milano. Nel 1999 è selezionato da Angela Vettese e Giacinto Di Pietrantonio per il Corso Superiore di Arti Visive alla Fondazione Antonio Ratti di Como, dove ha seguito uno stage con Haim Steinbach. Nel 2002 è invitato come Artist in Residence alla Fondazione Orestiadi di Gibellina a Trapani, dove realizza cinque quadri di grandi dimensioni poi esposti nella mostra Laboratorio, curata da Achille Bonito Oliva e attualmente parte della collezione del Museo. Nel 2015 due sue opere, di proprietà della Collezione Mario e Bianca Bertolini, sono state acquisite dal Museo del Novecento di Milano. Nel 2016 una sua opera viene premiata e acquisita dalla Fondazione Focus Abengoa di Siviglia. Nello stesso anno riceve un premio dalla Fondazione Pollock – Krasner di New York per la realizzazione di un libro monografico edito da Allemandi. Nel 2021 espone alcune opere al Museo di Cultura Bizantina di Salonicco, al Museo d’Arte Contemporanea di Palazzo Belmonte Riso a Palermo, a Palazzo Ciampoli per il Parco Archeologico Naxos Taormina.

redazione

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