Jole Bovio era “una gentile signora dall’aria soave, che non denunciava certo nell’aspetto la studiosa di fama internazionale, l’archeologa colta e preparata”: piccolina, il volto rotondo incorniciato dai capelli candidi e riccioluti. Era nata a Roma, il 21 Gennaio del 1897, il padre Giovanni era un alto ufficiale piemontese e la madre Giulia Beccaria discendeva addirittura dal più noto Cesare. Nel 1921 si era laureata in Lettere con una tesi in topografia romana all’ Università La Sapienza. Si era diplomata presso la Regia scuola di Archeologia di Roma. Successivamente dal 1923 al 1924 era stata borsista presso la Scuola Archeologica Italiana di Atene, dove aveva incontrato il collega e futuro marito, il veronese Pirro Marconi. Rientrati in Italia nel 1926 Jole e Pirro si erano sposati, lei aveva adottato anche il cognome del marito.

Jole Bovio fu pioniera dell’ archeologia al femminile in Sicilia, dove la coppia si trasferì su invito di Paolo Orsi nel 1927. A Palermo Pirro Marconi fu direttore dal 1929 al 1932 del Museo nazionale di Palermo e dell’ufficio delle Antichità della Sicilia Occidentale mentre sua moglie venne chiamata come ispettore nel medesimo ufficio. Da quel momento Jole si dedicò col massimo impegno a campagne di scavi archeologici nelle Provincie di Palermo, di Trapani e di Agrigento, percorrendo a piccoli passi una carriera brillante, in considerazione anche delle enormi difficoltà a cui una donna all’epoca andava incontro nell’intraprendere professioni generalmente riservate agli uomini. Volontà ferrea e determinazione non difettavano a Jole Marconi Bovio, femminista ante litteram, fin da quando ancora ragazza, prima ancora dell’avvento del fascismo, aveva aderito con grande entusiasmo alla battaglia affinché anche le donne ottenessero il diritto di voto. In Sicilia, Jole instancabile, si occupava sia degli scavi che della catalogazione dei reperti. Prima a Boccadifalco, alle porte di Palermo, rinvenne i resti di un villaggio dell’età del bronzo e tombe collettive a grotticelle; poi a Monte Castellaccio (Termini Imerese) scavo sull’acropoli e in alcune grotte.

Nel dicembre 1936 Pirro Marconi fu chiamato a dirigere la missione archeologica italiana in Albania ma Jole rimase a Palermo e nel 1937 ricevette l’incarico di Direttore del Museo Nazionale di Palermo. Nel 1938 condusse la seconda campagna di scavi nella Grotta del Vecchiuzzo (Petralia Sottana) e alle fortificazioni megalitiche di Cefalù; ma il 30 aprile 1938 il marito al ritorno da un viaggio in Albania perì in un incidente aereo nel cielo di Formia e Jole rimase prematuramente vedova. Si dedicò al suo lavoro, con impegno e dedizione.

Nel 1939 fu chiamata a ricoprire il ruolo di soprintendente alle Antichità e alle Belle Arti per la Sicilia occidentale: in Italia le donne che ricoprivano quel ruolo erano solo due, Jole e Bruna Forlati Tamaro. Nel 1941 fu reggente delle Soprintendenze di Agrigento e Caltanissetta.

Si dedicò alla stesura di alcune pubblicazioni sulla “civiltà della Conca d’Oro” e della “Grotta del Vecchiuzzo” (Petralia Sottana). Rimase direttrice della Sovrintendenza archeologica della Sicilia Occidentale dagli anni trenta e fino agli anni sessanta.

Durante la seconda guerra mondiale si dedicò con infaticabile impegno alla salvaguardia delle opere contenute nel museo, trasferendo quelle di notevoli dimensioni, opportunamente imballate, negli scantinati e quelle agevolmente trasportabili presso l’abbazia benedettina di San Martino delle Scale. Fece appena in tempo perchè il bombardamento del 5 Aprile 1943 colpì la Chiesa di Sant’Ignazio all’Olivella, distruggendo un’ala del Museo nell’ex convento dei padri filippini. Al termine della guerra, la stessa Jole grazie alle somme stanziate dagli Alleati per il recupero e il restauro dei monumenti danneggiati, si occupò del restauro dell’edificio e della nuova sistemazione delle collezioni, in un difficile percorso durato sette anni e caratterizzato dalla esiguità dei fondi a disposizione. Finalmente nell’aprile del 1952 venne portata a termine l’ opera e il Museo Salinas riaprì i battenti con raffinate ed avveniristiche vetrine.

Jole Bovio alternò il ruolo di Direttore e soprintendente a quello di insegnante, le venne infatti affidata la cattedra di Acheologia e Storia dell’arte greca e romana (dal 1943 al 1948) e di Paleontologia dal 1944 fino al 1967. Per una migliore lettura e una fruizione più agevole per i visitatori del tempio E di Selinunte tra il 1957 e il 1959 progettò e realizzò l’anastylosis ( “risollevamento”) .Tale intervento suscitò – e suscita ancora adesso- critiche e perplessità.

Alle trenta campagne di scavi di archeologia e di preistoria (a Entella, ad Erice,a Marsala –Lilybeum-, a Segesta, Selinunte), Jole Marconi Bovio alternò ben 67 pubblicazioni scientifiche, oltre che numerosi articoli e recensioni sugli argomenti di sua competenza.

Membro della Fildis, la prima associazione femminile internazionale presente a Palermo, fu socia fondatrice e poi presidente del “Soroptimist Club” di Palermo, sempre pronta a portare avanti e a sostenere i diritti delle donne, nella società e nelle professioni e per la conquista dei diritti civili basilari. Era anche inserita a pieno titolo nel mondo intellettuale siciliano per la sua cultura, la sua passione per la musica lirica e per i concerti, l’amore per le arti e la pittura. Socia delle più prestigiose Accademie e Società nazionali ed internazionali di Storia, Archeologia e Preistoria, nel 1964 fu insignita della medaglia d’oro al merito della Cultura, dell’Arte e della Scuola. Il suo percorso di archeologa si concluse nel 1979, con la pubblicazione del lungo lavoro degli scavi nella Grotta del Vecchiuzzo. Morì a Palermo il 14 Aprile 1986.

da Palermo documentata