In una domenica qualunque , di un giorno qualunque ci si ritrova davanti ad un pc, cosi a guardare le notizie del momento, i vincitori del festival di Sanremo, la settimana di musica e riflessioni su temi di grande rilevanza umana e mediatica grazie alle star invitate a Sanremo, la tragica storia del bimbo in Marocco, che ha impietosito le famiglie e ricordato un caso noto in Italia anni fa, con il medesimo epilogo; la rielezione del presidente  Mattarella  ai vertici di un Italia un po’ allo sbando e tutte le frivolezze, un po’ qua un po’ la’.

In questo calderone c’è la quotidianità di uomini e donne “imbavagliati” da una mascherina “salva vita”,   a dirsi per l’ennesima volta: “ma quando finirà questa storia del corona virus” iniziata ormai da due anni e chissà da quanto era in incubazione.

Camminiamo come tante papere, in giro col becco pronunciato per difenderci da questa cosa insidiosa che ha fatto morti, ed ha cambiato completamente la nostra vita.

Verrebbe voglia di urlare, di ribellarsi a tutto, di disobbedire e dire: “mi siddiò, quello che succede , succede, mi levo la mascherina, non mi vaccino, al diavolo le regole”, poi pensi a quanto questa scelta di “disobbedire” potrebbe andare ad incidere sul bene di chi ti stà vicino a cominciare da chi vuoi più bene, ed allora ti guardi intorno e ti reputi fortunato/a.

C’è chi ha preso il corona virus, in maniera lieve, c’è chi racconta di essere stato molto male, di non avere respirato bene, di essere stato costretto a prendere del cortisone, di avere avuto conseguenze ai polmoni e chi al cuore. Sono racconti che ci attraversano e non possiamo fare finta di nulla, chi  continua a pensare di essere “immune dall’imprevisto” sbaglia,  ed è a chi vive con troppa leggerezza che diciamo “ benchè questa storia non sia delle migliori” occorre ragionevolezza e  alto senso di responsabilità, nessuno escluso.

Ci sono le regole di contenimento suggerite dagli addetti ai lavori ed è giusto seguirle.

Ciò non toglie che siamo esseri pensanti ed è corretto esprimere il proprio dissenso tutte le volte che riconosciamo che qualcosa non procede per il verso giusto.

“Ribbelati contro le raffiche del caos, non abituarti mai all’abitudine, urla il tuo disappunto, disgusto verso ciò che non ritieni corretto., stai attento a che la tristezza non alteri il liquore del sangue, finiresti per ammalarti, per non avere saputo prendere una posizione” cosi si legge tra le righe di uno scritto.

Non sempre è facile spiegare cosa significa ribellarsi, o essere disobbedienti.

Il giorno in cui Eva colse la mela , nacque una virtù importante la disobbedienza, che acquista un senso solo quando diventa una disciplina morale più rigorosa di quella a cui ci si ribella, scrive Italo Calvino.

Chi disobbedisce non viola la legge, la sfida.

 Questo è il tempo dell’uso della ragione orientata al bene comune, ribelliamoci per le cose giuste , non per meri atti di egoismo, cercando sempre di ascoltare a fondo le ragioni degli altri.

Il malessere serpeggia ed il malcontento anche, ci sono categorie di lavoratori che indossano la mascherina per ore e ore , quelle a contatto con il pubblico in particolare , sono sempre più a rischio, chiediamo rispetto per il loro lavoro quotiidiano, chiediamo a tutti, atti di non egoismo.

La mascherina di questo carnevale che non volevamo, prima o poi finirà, dobbiamo assolutamente impegnarci perchè ognuno faccia la sua parte, lo dobbiamo ai nostri figli che ci guardano sempre più spaventati, increduli chissà , gli adulti non sanno fare sempre tutto per bene, sfuggono di mano loro sempre troppe più cose.