Sia io e l’avvocato Sabatino, senza saperlo, abbiamo sentito l’esigenza di manifestare le nostre idee, con l’obiettivo di costruire un confronto reale, rifugendo da sterili polemiche.
Avendo l’onesta intellettuale di riconoscere i limiti di passate stagioni politiche, senza però cancellare i successi raggiunti.
Spero mi si riconosca, quanto meno, il merito che non mi sottrago al confronto; sia nella Comunità che amministro, che nelle varie istituzioni o occasioni dove siamo stati chiamati a dare il nostro contributo.
Spero che queste nostre riflessioni vengono condivise per uscire da un silenzio assordante, che purtroppo in questi ultimi anni sta caratterizando la vita politica ed associativa nel nostro comprensorio.

Auspico un confronto costruttivo, evitiamo banali considerazioni, leggiamo questo intervento considerando il contesto politico di questi ultimi 30 anni, riflettiamo su gli errori fatti, chiediamo a chi ha potere di decidere di non ripeterli.
A chi è avvezzo alla polemica, è invitato se ne è capace ha leggere la storia politica di questi decenni, a confrontarsi con ciò che ogni giorno viviamo, ricordando che abbiamo politici senza visione e orizonti.
Immaginatevi che stanno riproponendo in queste ore misure di sostegno anacronistiche e datate.
Non si possono offrire 5 mila € per portare la residenza in un comune montano o borghi dell’entroterra.
Voi che leggete fareste una scelta del genere?
Buona riflessione, grazie del vostro contributo
Grazie a tutti, grazie Castelbuono.

Le Madonie: due facce della stessa realtà.
Quando si pensa alle Madonie non si pensa solo ad una parte della Sicilia ma si pensa ad un luogo ricco di vegetazione, con montagne, colline, valli e un mare straordinario, come quello di Cefalù. Si pensa alle tante piazze, bagli e viuzze dei paesi; alle sorgenti d’acqua, alle tante fontane sparse nei borghi. Si pensa alle tante feste religiose, alle tante feste folcloristiche, alle tradizioni. Si pensa agli amici di infanzia, ai nonni, ai familiari, alle persone del luogo, alle “cantunere” , alle stradine, alle scampagnate, ai tanti giochi di infanzia. Si pensa alla Targa Florio, alla banda musicale del paese, alla squadra di calcio locale.
Quando si pensa alle Madonie si pensa ad un insieme di tante realtà.
Piccoli paesi ricchi di palazzi antichi, chiese, case con cortile interno o baglio, strade in pietra, sorgenti di acqua purissima, fontane nelle piazze e persino nei quartieri. Campagne con alberi di ulivo secolari, alberi da frutto, anche con frutti autoctoni, vigneti. Allevamenti di animali che pascolano liberamente nelle valli o nelle colline. Artigiani che realizzano oggetti di ogni tipo, anche artistici come oggetti in ceramica, con il legno, con il cuoio. Pasticcerie con dolci tipici di ogni tipo. Prodotti gastronomici genuini. Feste religiose folcloristiche, tradizioni antiche. La Targa Florio, una delle più antiche competizioni automobilistiche del mondo.
Oltre a tutto questo ricco patrimonio naturale, storico, culturale e artistico le Madonie sono anche altro.
Mancano le infrastrutture, mancano le strade, e quelle che ci sono necessitano di messa in sicurezza e manutenzione straordinaria e ordinaria.
Le Madonie subiscono ogni anno il dramma degli incendi boschivi che arriva a colpire persino all’interno dei centri abitati. Manca la prevenzione, manca una organizzazione capace di intervenire immediatamente appena iniziano gli incendi boschivi.
Le Madonie sono invase da animali selvatici, suidi, daini e cinghiali che distruggono le colture e minacciano e danneggiano l’ambiente e l’habitat naturale.
Le Madonie, in alcune parti del territorio stanno subendo il grave problema del dissesto idrogeologico.
Nelle Madonie, soprattutto nelle Alte Madonie manca un’adeguata Sanità ospedaliera.
Nelle Madonie, più che altrove, il fenomeno dello spopolamento è in continuo aumento.
Un’altra caratteristica delle Madonie attiene alla scarsa cultura della cittadinanza.
Nonostante i tanti problemi che affliggono le Madonie gli abitanti del territorio sono ormai assuefatti al sistema politico istituzionale. Le Istituzioni locali, quelli sovracomunali e soprattutto quelle regionali non riescono ad agire in maniera rapida e risolutiva ai tanti problemi, piccoli o grandi che esistono. Così di mese in mese, di stagione in stagione, passano gli anni, passano i decenni ma i problemi restano irrisolti. Così la gente, rassegnata e stanca, chi può abbandona i paesi dell’entroterra per spostarsi lungo la costa o nelle città più grandi oppure emigra al Nord oppure all’estero.
Eppure basterebbe una maggiore partecipazione, una maggiore consapevolezza assieme ad una fattiva collaborazione tra cittadini e istituzioni, sia pubbliche sia private. Sia civili sia religiose. Molto potrebbero fare le tante associazioni, i comitati ed i movimenti.
Forse un maggior coinvolgimento ed un coordinamento fra tutte le piccole realtà associative ancora esistenti nel territorio potrebbe svolgere un ruolo propositivo, oltre che di controllo, nei confronti delle istituzioni locali, sovracomunali e soprattutto regionali.
Sta di fatto che non esiste o non è abbastanza adeguato ed efficace il rapporto di cittadinanza tra cittadini e tra cittadini ed istituzioni.
A tal proposito, Cittadini si nasce o si diventa?
Secondo Gustavo Zagrebelsky, ex Giudice della Corte Costituzionale, << La cittadinanza, prima che un concetto giuridico, è una condizione personale che ci rende partecipi di una comunità da cui ci aspettiamo il riconoscimento di diritti e rispetto alla quale siamo disposti a sottoporci a doveri. Dunque, è una tensione tra diritti e doveri. Se solo diritti, non c’è comunità ma solo sopraffazione; se solo doveri, non c’è cittadinanza ma solo sudditanza. La cittadinanza è dunque un “senso di appartenenza” e questo senso sta (o non sta) nella cultura. >>.
Le Madonie: un ricco e naturale patrimonio della Sicilia che merita di essere amato, curato, protetto, vissuto e valorizzato prima ancora dalle istituzioni e dagli altri, principalmente dai propri abitanti, attraverso una consapevole e maggiore partecipazione democratica attiva e propositiva.

Lettera aperta ai Cittadini del comprensorio Madonie-Himera
Sento l’esigenza di scrivere questa lettera per riflettere insieme su come intervenire per bloccare e invertire l’emorragia di persone, principalmente giovani, che lasciano le nostre comunità per trasferirsi in altri luoghi, con la prevalenza di chi ha scelto di andare fuori dalla nostra Sicilia.
Prima dell’avvento della pandemia da covid-19 tendevamo a giustificare questo fenomeno in quanto vi era l’esigenza di trovare un posto di lavoro, un’occupazione in grado di appagare le aspettative delle persone, anche alla luce degli studi fatti e delle professioni avviate.
Con la pandemia si è aperto un dibattito a livello globale, portato avanti da sociologi, architetti, intellettuali che hanno evidenziato come la vita sociale negli agglomerati urbani a forte intensità abitativa e nelle città metropolitane sul piano della qualità non è delle migliori, in quanto più assoggettata ad inquinamento ambientale, con il rischio di provocare malattie che possono condizionare non solo la salute degli individui, ma financo la vita sociale ed economica di intere Nazioni, tenute ad investire prioritariamente nella ricerca e nella cura di patologie devastanti per l’uomo.
Dal dibattito aperto abbiamo compreso e appurato che nei borghi, nei Comuni montani e nell’entroterra della nostra Italia, la qualità della vita risulta essere migliore in termini di qualità ambientale e di salubrità, oltre naturalmente all’aspetto economico.
Dopo questa premessa che fa da cappello al ragionamento che vorrei esplicitare di seguito, ritengo sia giusto riflettere anche su quali politiche sociali, economiche e di investimenti sono state messe in campo, a tutti i livelli, negli ultimi trent’anni e se le stesse hanno raggiunto i risultati sperati.
Oggi, leggendo ed osservando quanto avviene nei nostri territori, nei Comuni montani e nei borghi dell’entroterra di tutta Italia, a mio parere, possiamo affermare che le politiche e le programmazioni attuate e implementate sono state fallimentari.
Utilizzo la parola fallimentare auspicando che nessuno si scandalizzi, ma trovi il coraggio di evidenziare tutti i limiti e i ritardi di quelle programmazioni e investimenti realizzati nei decenni passati, ribadisco a tutti i livelli. Penso che chi rifletta, in modo critico e razionale, su quanto è successo e su quello che si è investito in questi anni in questi territori, non possa non condividere la valutazione da me espressa.
Infatti se analizziamo gli investimenti pubblici portati avanti in questi decenni ci accorgiamo che sicuramente vi è stata la capacità di recuperare immobili di prestigio, palazzi storici, di costruire strutture sportive, nuovi edifici per residenze sociali e scolastiche, campeggi, ecc. Strutture che oggi in molti casi risultano abbandonate, non utilizzate a pieno regime e spesse volte richiedono nuovi interventi di manutenzione, recupero o ristrutturazione.
Ad ogni cittadino che vive in una comunità del nostro comprensorio chiedo di guardarsi intorno e di riflettere su quanto da me affermato.
Se ciò è vero allora vi è l’esigenza di invertire un’impostazione culturale, sociale ed economica in relazione agli investimenti da mettere in campo nei prossimi anni. Se è vero che il nostro territorio è stato capace di intercettare risorse pubbliche nelle varie programmazioni (PRUST, Patto Territoriale, PIST, Strategie Aree Interne ecc.), è pure vero che le nostre comunità hanno avuto una continua emorragia di cittadini che hanno scelto di andare a vivere e a lavorare in altri territori, in altri contesti sociali.
Mi sento allora di proporre alle comunità, di aprire un confronto con coloro che oggi governano questi territori ai vari livelli, di riconoscere gli errori fatti in questi ultimi decenni e di chiedere, anzi, pretendere dalla programmazione nazionale e regionale di rivedere e riscrivere una nuova strategia ed un nuovo modello di sviluppo non più privilegiando investimenti strutturali ma investimenti per offrire servizi, infrastrutture e sovrastrutture, nuove opportunità di vita sociale nelle nostre comunità e nei nostri territori.
Gli esperti che menzionavo prima, evidenziano che se vogliamo far rivivere i nostri comprensori, i borghi e i comuni montani, bisogna investire su una sanità pubblica più efficiente, su adeguate e moderne strutture scolastiche, su sistemi efficaci di mobilità pubblica in grado di mettere in rete le nostre comunità e i centri urbani dove sono allocati i servizi essenziali.
Anche il Presidente Mattarella lo scorso 11 dicembre, in occasione della Giornata della Montagna, ricevendo al Quirinale una delegazione composta da noi Sindaci e rappresentanti delle aree interne e montane, ha sottolineato tutto ciò.
Per tali ragioni voglio mettere al centro di questo dibattito alcune proposte, chiedendo alla comunità politica ed alla società civile di confrontarci per condividerle ed integrale affinché, utilizzando insieme anche i fondi del PNRR e delle nuove programmazioni, nei prossimi anni saremo in grado di invertire la tendenza dello spopolamento nei nostri territori.
Propongo che si apra un tavolo di confronto con i presìdi sanitari di Petralia Sottana, Cefalù e Termini Imerese e con l’ASP Provinciale per evidenziare le criticità sanitarie del nostro territorio e ragionare insieme su come sopperire a queste esigenze, implementando i servizi sanitari di base, sia degli ospedali che nei poliambulatori o a domicilio, evitando la sovrapposizione di identici servizi, ottimizzando l’utilizzo delle risorse umane ed economiche.
Sul settore della pubblica istruzione penso che sia valido lo stesso principio. Dobbiamo comprendere quale capacità di offerta formativa abbiamo nei vari livelli scolastici, consapevoli che non possiamo avere ad esempio gli asili nido in tutti i Comuni, non possiamo pensare di avere corsi universitari o scuole superiori in tutte le realtà, ma sicuramente possiamo condividere questi servizi per ambiti e aggregazioni territoriali, con lo scopo di far funzionare in modo efficiente, efficace ed economicamente sostenibile, sia la sanità che la pubblica istruzione.
Affinché tutto ciò possa realizzarsi diventa fondamentale un piano di mobilità pubblica sostenibile, anzi è prioritario, se vogliamo far crescere sul piano sociale ed economico i nostri comuni.
Basta seguire quello che scrivono gli esperti per comprendere che i giovani o intere famiglie non vanno via dai nostri territori soltanto per la mancanza del lavoro ma anche per la mancanza dei servizi che rendono la vita sociale ricca di momenti culturali che arricchiscono il nostro vivere.
Dobbiamo lavorare per rendere più funzionali e fruibili le piscine di Isnello e Petralia Sottana, per costruire spazi culturali dove si possa fare teatro, musica, cinema, mostre e convegni, dislocati in modo strategico nei Comuni del comprensorio, avere a disposizione palestre e impianti sportivi nelle varie discipline con una gestione condivisa da parte di tutti i Comuni del comprensorio.
A mio avviso, ad esempio, le piscine di Petralia Sottana e Isnello dovrebbero rimanere aperte tutti i giorni fino a tarda ora, ma per poter mantenere ed assicurare questi orari occorre che gli enti pubblici contribuiscano alla loro gestione. Allora si rende necessaria una contribuzione diretta da parte dei Comuni che ne trarrebbero vantaggio: se ad esempio tutti i Comuni stanziassero nei propri bilanci una somma, anche indicativa di € 2.000 l’anno, per la gestione delle piscine, senza sforzi gravosi per i bilanci dei singoli enti otterremmo una somma adeguata che consentirebbe alle due strutture sportive di garantire l’apertura delle stesse fino a tarda ora. Lo stesso varrebbe per le altre strutture, vedi teatro, cinema, discoteche, impianti sportivi, ecc.
In poche parole, ritengo che una strategia condivisa debba partire anche dallo stanziamento annuale di somme, sostenibili e compatibili per i bilanci degli stessi Comuni, affinché si possano finanziare servizi ritenuti utili per la vita sociale delle nostre comunità.
Castelbuono in tutto ciò ci crede, crede alle potenzialità imprenditoriali, culturali ed economiche dei nostri territori ed è consapevole che possiamo diventare sempre di più attrattori per chi vuole vivere in ambienti sociali, liberi da condizionamenti, eccellenti sul piano ambientale e della qualità della vita; ed è per questo che, vista anche l’esperienza da consolidare dello smart working, grazie al quale diversi professionisti hanno riscoperto la vita nei loro luoghi di origine, chiediamo alle nostre Madonie di invertire la rotta, di non ripercorrere e ripetere gli errori del passato ma di investire e programmare per dare servizi alle nostre popolazioni.
Insieme dobbiamo chiedere ai decisori regionali, nazionali ed europei di destinare i fondi per le nuove programmazioni anche al finanziamento dei servizi che in tante realtà, piccole o grandi che siano, possono fare la differenza per la qualità della vita ed il futuro della gente che vi abita.
Ai Cittadini del comprensorio Madonie Himera
Ai Sindaci e Presidenti del Consiglio dei Comuni di:
Alimena
Aliminusa
Valledolmo
Caltavuturo
Sclafani Bagni
Scillato
Collesano
Montemaggiore Belsito
Pollina
Cefalù
Lascari
Campofelice di Roccella
Gratteri
Isnello
Geraci Siculo
San Mauro Castelverde
Gangi
Geraci
Blufi
Bompietro
Resuttano
Petralia Soprana
Petralia Sottana
Castellana Sicula
Polizzi Generosa
Sperlinga
Nicosia
Cerda
Caccamo

Il Sindaco di Castelbuono
Mario Cicero