(Da “Ossigeno per l’informazione) – Gli tesero un agguato, 38 anni fa, la sera del 5 gennaio 1984, sorprendendolo nei pressi del Teatro Stabile di Catania, la sua città. Fu ucciso così da Cosa nostra il giornalista Giuseppe “Pippo” Fava, 59 anni, dal 1982 direttore del mensile “I Siciliani” . Era impegnato da anni a denunciare le collusioni che legavano imprenditori, politici e mafiosi nella città in cui tutti negavano che la mafia fosse presente e in piena attività.Ci sono voluti dieci anni anni per accertare che fu la mafia a uccidere il cronista. A lungo si cercò di far credere che si trattava di un delitto passionale, come è accaduto anche per coprire altri omicidi di matrice mafiosa. Alla fine i processi hanno accertato che fu il capomafia Nitto Santapaola insieme ad Aldo Ercolano a ordinare di mettere a tacere Pippo Fava. Lo ha confermato definitivamente la Cassazione nel 2003. Dai processi sono usciti assolti Marcello D’Agata, Francesco Giammusso e Vincenzo Santapaola, che erano stati condannati in primo grado come esecutori.Il ricordo di Attilio Bolzoni in un colloquio con “Ossigeno”: “Mi occupai del delitto Fava quale inviato di Repubblica, in quei primi giorni di gennaio del 1984 … Al di là delle sue denunce sui poteri criminali mafiosi a Catania, la cosa che più colpisce, ancora oggi, di Pippo Fava è la duttilità e la modernità del suo giornalismo fatto di sapere, da una parte, cioè di esperienze che aveva accumulato nel tempo con lo studio e il lavoro sul campo, e moderno dall’altra. Fava è stato anticipatore di tante cose, come il giornalismo di racconto, basti ricordare che è stato tra i primi, alla fine degli anni Settanta, a realizzare reportage televisivi”. “Nella Catania dei primi anni Ottanta che negava l’esistenza della mafia, l’unica voce ‘altra’, forte, era quella di Pippo Fava che denunciava gli intrecci tra politica, affari e alcuni imprenditori, i “cavalieri del lavoro” al servizio della mafia o che da Cosa nostra traevano enormi vantaggi, quelli che egli chiamava “I Cavalieri dell’Apocalisse”». «Dopo “L’Ora” di Palermo, quella de “I Siciliani” è certamente l’altra grande esperienza editoriale che ha fatto scuola – racconta Bolzoni – ma pensare che oggi ci possano essere realtà simili sarebbe anacronistico. Sono cambiati i tempi, la mafia è cambiata e anche il giornalismo”.RIMANDATE LE INIZIATIVE PER RICORDARLO – A causa del crescente numero di contagi da Covid-19 nella città di Catania, la Fondazione Giuseppe Fava ha deciso di rinviare a data da definire la consegna del Premio Giornalistico Nazionale 2022, quest’anno assegnato a Paolo Biondani. Annullato anche il consueto presidio sotto la lapide del giornalista nel giorno dell’anniversario della sua uccisione.Nella foto: la prima pagina de L’Ora del 6 gennaio 1984, dall’archivio storico del giornale custodito a Palermo presso la Biblioteca Centrale Regionale