La celebrazione del centenario dell’Università Cattolica del Sacro cuore ha riportato alla memoria la tradizionale Giornata della stessa in tutte la chiese, con la consueta raccolta di denaro per le immancabili spese occorrenti per la costruzione e il funzionamento.
Oggi questo non avviene, perché si tratta di una dei più prestigiosi atenei nazionali, di livello addirittura planetario. Come testimonia la presenza del Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, all’inaugurazione dell’anno accademico.
Con la sua presenza esso ha confermato il carattere basilare della cultura cristiana nelle società non solo europea, ma di una larga area del Pianeta, che viene denominata occidentale. Ossia ha confermato l’imprescindibile riferimento alle radici cristiane quando si parla dell’Europa unita. Perché sono proprio queste radici comuni che rendono fattibile quella unione tra gli stati del continente, in vista della non più procrastinabile unione politica dell’Europa in uno stato unico, benché federale nella conformazione statuale.
Un dato questo che non è stato ignorato dall’attuale Pontefice nel discorso tenuto al Parlamento europeo, quando si servì della metafora del pioppo, attinta dalla poesia di Clemente Rebora, per «richiamare l’importanza dell’apporto e della responsabilità europei allo sviluppo culturale dell’umanità».
Del che si è parlato poco, anche da parte cattolica, mentre questo – a mio modesto avviso – dovrebbe essere considerato il punto focale del discorso, stante che proprio nel richiamo di questa immagine, a cui si associa la feracità della pianta legata al vitale nutrimento delle sue radici, è dato di leggere l’insurrogabile importanza delle radici cristiane della civiltà europea. Cosa che non può non cogliersi quando egli precisa, in modo garbato e volutamente encomiastico, che «l’innalzarsi del pensiero, della cultura, delle scoperte scientifiche è possibile solo per la solidità del tronco e la profondità delle radici che lo alimentano. Se si perdono le radici, il tronco lentamente si svuota e muore e i rami – un tempo rigogliosi e dritti – si piegano verso terra e cadono». E questo perché – aggiunge il Papa – «le radici si alimentano della verità, che costituisce il nutrimento, la linfa vitale di qualunque società che voglia essere davvero libera, umana e solidale».
Che il Papa dovesse fare un discorso del genere era normale. Non normale ci è sembrato, invece, che sia stato poco evidenziato. Perché ovviamente ritenuto un discorso scontato e quindi privo di una minima incidenza sulla mentalità laicista, secondo la quale l’appello al trascendente sarebbe mancanza di fiducia nella potenzialità del pensiero umano in ordine all’acquisizione dei valori fondativi di una società giusta e solidale.
L’Università Cattolica non nega questo. Ma afferma nei fatti il supporto imprescindibile derivante da una cultura – quella giudaico-cristiana – che ha reso possibile un avanzamento della conoscenza a livelli obiettivamente insospettabili anche in campo scientifico. E questo è certamente vero. A meno che non si voglia negare l’appartenenza a tale ambito delle personalità più eccelse delle cultura scientifica, che qui non cito perché sono universalmente conosciute, anche se sovente vengono presentate – cito solo il caso di Galileo – come estranei ad esso.
Questo non è l’ambito per affrontare una siffatta questione. Val la pena di tornare al titolo di questa nota , confermato dall’animus con cui veniva celebrata la giornata dell’Università nella Parrocchia San Michele Arcangelo di Gratteri. Ove – come dice il parroco Don Francesco Richiusa nella prefazione al volume sui “Novant’anni di storia dell’Azione Cattolica a Gratteri” – «Fin dalla sua costituzione (1924) …. l’Azione Cattolica gratterese ha sempre svolto un prezioso servizio relativamente all’ambito formativo dei ragazzi e degli adulti».
Non solo sotto l’aspetto catechistico – riteniamo di potere aggiungere -, ma sul piano della cultura generale, come si evince anche dal fatto che tra i fondatori e i dirigenti dell’Associazione si possono annoverare le giovani insegnanti della scuola pubblica, di elevata e indiscussa bravura professionale. Gente senza dubbio consapevole dell’importanza formativa della cultura cattolica anche, e soprattutto diciamo noi, a livello universitario, dove va a formarsi la classe dirigente del domani.
Il che risulta acclarato da fatto – come fa rilevare Franca Cicero nel citato volume – «la Gioventù Femminile seguiva con entusiasmo, puntualità e costanza, accompagnata da molto spirito di sacrificio le iniziative che venivano proposte dal Centro Diocesano». Tra le quali era compresa anche «la giornata dell’Università Cattolica che era seguita e celebrata con grande fervore e questo si può constatare dalla somma raccolta per la quale nel 1929 ricevette un encomio dalla stessa fondatrice Armida Barelli». Oltre anche «un regalo consistente in una riproduzione fotografica del monumento che l’Ateneo dei Cattolici italiani ha eretto al Pontefice Pio XI». Come segno visibile dell’appartenenza a Gratteri di quel poco dell’Università Cattolica che per la sua minuscola consistenza fisica poteva degnamente meritare.

Giuseppe Terregino