Ci siamo! Sta per giungere il Natale, la festività più attesa, quella che tutti noi aspettiamo con ansia e trepidazione… quella che anno dopo anno, decennio dopo decennio, si spoglia, in progressiva e rassegnata osmosi con la maggior parte di noi, del suo significato religioso, e si veste e colora, sempre di più, delle mille luci del consumismo, dei regali e degli acquisti; quella in cui l’Albero ha preso il posto al Presepe e la carità viene sempre più usata come sinonimo improprio di regali e cenoni. Adesso ti invito a ricordare cosa rappresenta veramente questa festività perché dal contenuto dei tanti post, dei programmi televisivi,

delle varie pubblicità, sembra quasi che ci si sia scordato che il Natale è quel giorno in cui si festeggia la nascita di Cristo e che i Re Magi portavano doni… non regali. Tempo fa Babbo Natale era un certo San Nicola ed era vestito di verde, ma, con l’arrivo della Coca Cola, è stato dipinto e stereotipato come un personaggio corpulento, con una lunga barba bianca e con l’incarico di portare regali a tutti i bambini della terra. Ma a causa dell’’età e delle sue renne sempre più vecchie e stanche, il povero e smemorato Babbo Natale, da quando hanno “privatizzato” anche questo servizio, anno dopo anno sembra dimenticarsi di tre miliardi di doni…. Proprio così, sono più di tre miliardi i bambini sulla terra che per Natale non riceveranno il più modesto regalo. Con questo non voglio dire che nei panni di San Nicola abbia fatto di meglio, ma almeno allora, tra le sue missions, non c’era quella di consegnare regali. Forse è la volta buona che iniziassimo a festeggiare il Natale diversamente da come le multinazionali e la società del consumismo ci impongono… Piuttosto che spendere un mucchio di quattrini per cenoni faraonici e regali inutili, ognuno di noi potrebbe aiutare, far qualcosa per chi, per esempio, non ha la nostra stessa fortuna, per chi non ha un posto caldo dove dormire e per quanti, forse perché figli di un Dio minore, non hanno diritto al cenone natalizio. Certo, se così facessimo, rischieremmo di disilludere figli e nipoti, di essere tacciati come dei fanatici o dei diversi, ma personalmente preferisco essere visto come un “diverso” se questo servirà a far sorridere un bambino o a riempire lo stomaco di un senzatetto… del resto come dice anche lo slogan: “È Natale è Natale si può fare di più…” E tu cosa ne pensi? Confidando che queste mie parole abbiano stimolato la dovuta riflessione a quanti si sono dimenticati del vero spirito del Natale, ti porgo i miei più sinceri auguri di un felice, buon e “morigerato Natale”.
Antonello Di Carlo