Il Museo Civico di Castelbuono è lieto di presentare i due flm vincitori del VI bando dell’Italian Council che
entrano nella collezione del Museo Civico: The Other: A Familiar Story, di Maria D. Rapicavoli e What
has left since we left, 2020 di Giulio Squillacciotti. I flm saranno esposti dal 28 novembre 2021 al 30
gennaio 2022 all’interno degli spazi espositivi delle ex-scuderie e nella Sala San Giorgio del Castello dei
Ventimiglia.


The Other: A Familiar Story, 2020, installazione video dell’artista siciliana Maria D. Rapicavoli (1976
Catania
) affronta il tema delle questioni migratorie, e in questo caso della migrazione dalla Sicilia agli Stati
Uniti nel corso del Novecento, dove il mare è un potente intermediario e luogo di transito.
Basato su una storia vera, la narrazione ruota intorno a una donna siciliana che ha dovuto seguire il marito
in America agli inizi del Novecento: da un paese vicino all’Etna alla costa di Manhattan, un’esperienza
condivisa da tutti gli immigrati uniti dalla stessa sorte. La storia, tramandata oralmente dalle donne della
famiglia dell’artista, costruisce un lavoro sulla memoria storica e personale e sull’uso dell’immaginazione
come unico meccanismo di fuga dal contesto vissuto. Nel video su due canali il racconto è intervallato da
fashback e da immagini in slow-motion. Nonostante le riprese siano state girate nei luoghi in cui ha vissuto
realmente la donna, l’ambientazione rimanda più a luoghi mentali che geografici, ripercorrendo un viaggio
psicologico soggetto alla struttura sociale patriarcale dell’epoca. Il lavoro proietta dunque lo spettatore
verso un viaggio spaesante e atemporale, attraverso la scoperta di strutture fisiche e psichiche
dell’esperienza vissuta da qualsiasi donna a prescindere dalla condizione spazio-temporale in cui si
trova. La protagonista della storia, volutamente senza un nome, prenderà parte in prima persona al famoso
sciopero “Bread and Roses” del 1912 a Lawrence MA, segnando un capitolo importante nella conquista dei
diritti civili dei lavoratori e delle donne. Prendendo spunto da Il secondo sesso (1949) di Simone de
Beauvoir, che contribuisce ad afrancare la donna dallo status “minore” che la obbligava a essere l’Altro
dall’uomo, in The Other: A Familiar Story, la donna ha uno sdoppiamento tra la parte di sé che non ha diritto
a una voce, e la parte di sé che si trova costretta in una realtà che le è in gran parte estranea. Tale dualità
diventa ancora più signifcativa quando l’Altra/o è un è un migrante, un individuo che si trova trascinato in
un paese straniero. Infatti, secondo il racconto tramandato all’artista, la donna fu prima costretta a sposare
il marito e poi a seguirlo in America. Passando per Ellis Island, si trasferirà a Lawrence MA, vicino Boston,
dove lavorerà in una delle fabbriche tessili che all’epoca diede lavoro a milioni di italiani emigrati in
America. L’atemporalità del racconto lega ancora di più la sua storia al momento storico che stiamo
attraversando perché si svolge temporalmente negli stessi anni dell’infuenza spagnola del 1918-20, che la
protagonista visse in prima persona, riproponendo una domesticità ancora più alienante.
Il progetto commissionato da The Shelley & Donald Rubin Foundation di New York for The 8th Floor,
è stato realizzato grazie al sostegno dell’Italian Council (6. Edizione, 2019), programma di
Museo Civico di Castelbuono – P.zza Castello – Cap. 90013 -Tel. 0921 677126 – e-mail: [email protected]
promozione di arte contemporanea italiana nel mondo della Direzione Generale Creatività
Contemporanea del Ministero della Cultura.


Il flm What has left since we left di Giulio Squillacciotti, genera un cortocircuito tra presente, passato e
possibile futuro, un tempo e uno spazio altro, sospeso, dove proietta, con grande abilità, alcune urgenze
della Storia contemporanea. Attraverso un flm e un libro pubblicato da Onomatopee Eindhoven, l’artista
mette in scena una narrazione plausibile, costruisce una fnzione che potrebbe essere documentario
e immagina un flm sulla possibile fne del progetto comunitario europeo in maniera lucida, attuale e con un
impianto ben strutturato. Il lavoro dell’artista si basa sulla sofsticazione di eventi reali di matrice storicoantropologica,
che afronta tramite video, audio, scenografa. La fne della produzione di What has left since
we left coinciso con la chiusura da parte dello Stato italiano di qualsiasi attività a causa della pandemia da
Covid-19. Mentre in Olanda ancora si poteva circolare e lavorare normalmente e non si erano verifcati gravi
casi di Covid, l’Italia purtroppo era alle prese con la prima ondata del virus. Il virus quindi e la fragilità della
risposta dell’Unione Europea sono entrate in maniera importante nella realtà stessa del flm, che in qualche
modo anticipava proprio tali questioni: la tenuta di un’alleanza quando le dinamiche economiche, sanitarie e
sociali spingono ad avere delle politiche nazionaliste. Il flm è ambientato nella sala principale della
Provincia del Limburgo in Olanda, di cui Maastricht è capoluogo, proprio dove nel 1992 fu frmato il trattato
fondante l’Unione Europea. Qui, in un ipotetico futuro prossimo, gli ultimi tre paesi appartenenti all’Unione
Europea tentano di superare il senso di perdita causato dalla fne dell’Europa, grazie all’aiuto e alla
mediazione di un’interprete britannica che, come un deus ex machina, aiuta i rappresentanti degli Stati a
capirsi e a raccontarsi nella verità e nella fragilità di quello che sono e che rappresentano. Un grande
protagonista è la sala stessa, enorme, vuota, vacua, ma di una presenza ingombrante nel ricordare antichi
fasti, ambizioni e promesse. In questo spazio assordante si muovono tre protagonisti (interpretati da
un’unica attrice), che altro non sono che tre voci di una singola anima alle prese con difcoltà afettive,
familiari e metafore di grandi problemi internazionali: le migrazioni, i debiti e le bancarotte, la visione
politica.
What has left since we left di Giulio Squillacciotti è un progetto realizzato da Careof grazie al
sostegno di Italian Council (6. edizione, 2019), programma della Direzione Generale Creatività
Contemporanea del Ministero della Cultura per promuovere l’arte contemporanea italiana nel
mondo, in collaborazione con la Jan Van Eyck Academie e il patrocinio di Fondazione Cariplo. Il flm
è prodotto da Careof e Kingswood Films, con il supporto di Limburg Film Fonds, Brand Cultuur
Fonds, Dommering Fonds, Kanunniken Salden. Il libro è pubblicato da Onomatopee Eindhoven.