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Cinema, Tre piani d Nanni Moretti

Tre piani un film del regista Nanni Moretti, ripreso e liberamente tratto dal l libro di Eshkol Nevo,  ci regala tre differenti storie che si articolano tutte dentro un unico palazzo, forse metafora del grande contenitore della vita , ma con risvolti assolutamente diversi, in una recensione si legge testualmente: “il libro è una potente allegoria delle nostre più profonde paure”, delle paranoie e del dolore.

Parlare di paure , di dolore di paranoie, oggi ha un senso e valore molto importante , visto e considerato tutto quello che stà accadendo intorno a noi  sotto vari profili personali e sociali.

Il regista ha ripreso le storie ed è riuscito a raccontarle facendo vedere tutto il dramma palese e  nascosto nelle tre storie di vita che si intrecciano in qualche modo, riuscendo nel bene e nel male a farci vedere spaccati di vita molto reali.

Il racconto delle vicende, nel film  è paralellelo, a differenza del libro, dove le parti  iniziano e si concludono con una loro autonomia , nel film invece le storie si intrecciano , sembra quasi che trovino una loro continuità,  intersecandosi  tra loro C’è la storia di una coppia ormai non più innamorata che trascorre la vita insieme senza troppi entusiasmi e che in un giorno di ordinaria quotidianità lascia la propria bimba dai vicini di casa, una coppia di anziani.

La lasciano da loro,  non per un emergenza ma solo per coltivare i propri impegni , passioni.

Cosi accade che il signore che doveva prendersene cura si perde in città in un pomeriggio qualunque di un giorno qualunque.

L’uomo dava già i segni dell alzheimer,  la bambina in più di una circostanza lo aveva fatto presente sostenendo che l’uomo era “guasto”, non ricordava le cose, facevano insieme delle cose strane, ma la coppia presa dalla quotidianità non aveva dato a questi segnali preannunciati dalla bimba il giusto peso, finendo poi per commettere un grande errore di valutazione, troppa distrazione verso le cose importanti, come spesso accade, quando siamo presi da mille cose per poi dimenticarci di ciò che conta veramente.

In questa storia gli  spunti di riflessione sono molteplici, l’incomunicabilità, la superficialità di alcuni atteggiamenti, il percicolo dietro l’angolo tutte le volte che non sappiamo intercettare i pericoli e lasciamo che siano poi gli eventi a riportarci dinnanzi alla realtà’ .

A questo si aggiungeranno le difficoltà relazionali della bimba che non si capisce se abbia o meno subito violenza, comunque molto  provata dall’evento.

La storia del secondo piano è una  storia di solitudine, di rapporti che si tengono in piedi forse più per il senso del dovere che non per altro , rapporti  di covenienza che portano a far pensare di essere davvero soli forse vedovi pur non essendolo realmente.

Lliti tra fratelli,  incomprensioni, parole taciute.

Tutti cerchiamo la nostra posizione di quiete nello scacchiere della vita, spesso è difficilissimo trovarlo.

Nel racconto si parla della difficoltà dell’essere madre, la malattia mentale, le paure, e i fantasmi della nostra esistenza che vengono tutte fuori, quando siamo più fragili. L’ultima storia narrata nel libro, è la storia di una coppia affermata di giudici il cui figlio, ribelle , una notte ubriaco, al volante uccide una giovane donna incinta.

In tutto il racconto e nel film , si intreccia il senso del dovere, della legalità, del rispetto del ruolo che non può farsi corrompere dall’emotività , sebbene qui si parla di un figlio che rischia la galera per il fatto compiuto, ma il giudice padre non si fa corrompere, forse prova anche fastidio per la circostanza anomala in cui si è venuto a trovare questo figlio “diverso” dal suo profilo di uomo tutto dun pezzo, perchè i figli si mettono al mondo, vorremmo che ci somigliassero, ma non devono mai essere delle fotocopie di ciò che siamo.

L’agire di un genitore influenza fortemente il destino , siamo responsabili con le nostre condotte.

Il giudice non stenta a definire il figlio “ un cretino”,denigrandolo,  solo un cretino poteva finire o cacciarsi in questo enorme guaio, te lo meriti gli urla il padre, te lo meriti di finire in galera, questo scatena l’ira del giovane che in una scena raccappricciante prende a calci il padre e gli urla contro.

Pultroppo non parliamo di fantascienza, ma di fatti più che reali, quelli in cui può capitare un padre ed un figlio non si parlano più, o non riesco a parlarsi a  dialogare. Finirà in carcere, passeranno degli anni, quando sarà fuori significativo il dialogo con la madre che non ha mai smesso di seguire il figlio sebbene da lontano . Quella relazione familiare era definita velenosa, da qui gli infiniti errori relazionali.

Molti passaggi del libro sono molto belli si gustano bene, insieme con le scene del film che ne diventano completamento. 

C ‘ è un passaggio molto bello del libro in cui si dice: “gli abitanti del palazzo dormono, e finchè qualcuno non gli farà crollare addosso i muri non si sveglieranno e nulla potrà cambiare.

Risvegliatevi dalle vostre partite di poker  e dall’eccesso di preoccupazione per i vostri figli, per i patetici tradimenti generati dal vuoto e non dalla passione, svegliatevi dalle vostre poltrone troppo comode davanti ai televisori, svegliatevi dalla mancanza di fede, dalla mancanza di interesse dall’eccesso di tutto, voi dormite, mentre non lontano da qui succede qualcosa di importante, la rivoluzione chiama.

La rivoluzione forse non è il fare cose straordinarie, ma vivere con contezza la quotidianità.

Leggete il libro se vi và, guardatelo al cinema, non mancherà la coscienza di bussare sulla vostra vita.

Sabrina Miriana

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