Il Quattro Novembre è la Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate e, come ogni anno, anche quest’anno la Comunità di Isnello si riunisce in questo luogo simbolo, per rendere gli onori ai nostri caduti.
Quest’anno è un anno particolare, perché il 4 Novembre di cento anni fa, la salma del Milite Ignoto veniva tumulata presso l’Altare della Patria a Roma. Era la salma di uno dei tanti giovani rimasti travolti, senza volto e senza nome, nel campo di battaglia della Prima Guerra Mondiale. Da quel momento, il Vittoriano è divenuto il Monumento di tutti gli italiani che sono caduti per la nostra Italia.
Quest’anno ricordiamo anche il centenario della costruzione del nostro Monumento ai Caduti: 1921 – 2021.
Per l’occasione, abbiamo provveduto ad effettuare gli opportuni lavori di manutenzione e ripristino. Per commemorare questo anniversario, inoltre, insieme al Parroco Don Mimmo Sideli e a Don Pietro Piraino (che ringrazio entrambi) abbiamo voluto organizzare una conferenza di carattere storico e culturale relativa agli anni del primo dopoguerra (che metteremo in calendario a breve) per meglio raccontare, anche tramite l’esposizione di documenti d’archivio, il valore di questo monumento e i sentimenti collettivi che avevano animato la sua costruzione. Una opportunità per ricordare ma anche per fare conoscere alle nuove generazioni fatti, momenti e circostanze storiche che hanno segnato la nostra Comunità nazionale.
Questo in cui ci ritroviamo è il luogo della Memoria, del Ricordo, ma è anche il luogo del presente, del quotidiano. Questa stele, infatti, rappresenta un percorso ideale che dai fatti storici della Grande Guerra ci conduce ai giorni nostri, segnando i momenti più importanti della nostra Storia nazionale. Questo luogo è depositario di tutti i sacrifici, di tutte le sofferenze, di tutte le privazioni che la Comunità nazionale ha dovuto patire, sopportare, subire. Ma è anche, idealmente, il luogo depositario di tutte le conquiste sociali e culturali che hanno riguardato il nostro Paese. E per queste ragioni, qui, va tributato sempre un rispettoso e doveroso silenzio.
Oggi, l’Italia è un Paese libero, sovrano, le cui relazioni sono fondate sul rispetto dei principi universali che trovano la loro sintesi nel nostro Documento fondamentale, la Costituzione. Un Documento che veniva scritto dopo le atrocità della Seconda Guerra Mondiale. Da quei terribili fatti, generati da un pensiero distorto che negava le libertà e la dignità dell’essere umano, il nostro Paese ne venne fuori affermando espressamente il ripudio della guerra, il bando alla pena di morte, il divieto di ricostituzione, sotto qualsiasi forma, del partito fascista e, di contro, l’apertura del nostro ordinamento alle regole del diritto internazionale e dunque al rispetto dell’altro, al rispetto della Persona. La Persona diventa così centro di imputazione di diritti e doveri, in ragione dei quali si costruisce la partecipazione democratica. L’impegno civico, dunque, come elemento essenziale e imprescindibile della costruzione democratica, come elemento costitutivo di un Popolo che partecipa, che si informa, che si organizza, che dibatte, che decide, che sceglie con consapevolezza e che non è più, invece, una massa che subisce e accetta passivamente il potere, al punto da obliterare la propria coscienza critica e la propria facoltà di scelta.
Questo Monumento, dunque, rappresenta l’identità di un Popolo, che si è affrancato dalle masse, che ha saputo riscattare se stesso e che è ancora pronto a lottare per tutelare e garantire la dignità e l’eguaglianza di tutte le persone, “… senza distinzione, di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”.
Ed in questo senso che la commemorazione non può e non deve assumere la veste di una mera ritualità ma deve, semmai, rappresentare un rinnovato stimolo all’impegno e alla partecipazione. Un impegno ed una partecipazione fattiva che deve riguardare anche la disamina di importanti tematiche sociali che il nostro tempo ci impone.
Si avverte forte, ancora oggi, la necessità di tutelare dalle discriminazioni razziali e di genere che, purtroppo, una certa incultura della intolleranza considera normali nel contesto delle relazioni sociali.
Non è possibile accettare che le nostre relazioni sociali siano segnate da atti di discriminazione e di violenza legati al sesso, al genere, all’orientamento sessuale, all’identità di genere e alla disabilità. Come pure, non è assolutamente accettabile che nel tempio della Democrazia, il nostro Parlamento, simili tematiche vengano trattate con la ipocrisia del voto segreto e dibattute con una sufficienza argomentativa e di linguaggio che offendono la sensibilità di ciascuno e la dignità stessa delle istituzioni democratiche.
La diversità di vedute, la differenza di opinioni non possono costituire punti di debolezza ma devono semmai rappresentare, sempre, momenti di arricchimento e di crescita collettiva.
Se, invece, accade, come purtroppo è accaduto in occasione della votazione del c.d. DDL Zan, cioè il Disegno di Legge contro le discriminazioni di genere, che il Parlamento si dimostra fragile, incapace di assumere, seppure nella diversità di opinioni, un comportamento serio e dignitoso, significa che il livello culturale e morale dei suoi componenti non è idoneo a rappresentare una Comunità. E questa inidoneità altro non può essere che la diretta conseguenza del disinteresse collettivo nei confronti della politica. La conseguenza diretta dell’astensionismo e del disimpegno generale.
Per queste ragioni, è assolutamente necessario che la Comunità sia Popolo, partecipi, cioè, ai processi democratici, dibatta, sostenga la propria coscienza critica e, poi, con consapevolezza decida.
Ed è con la partecipazione democratica di tutti i cittadini alla vita pubblica, ognuno “secondo le proprie possibilità e la propria scelta”, che il ricordo, la memoria, le commemorazioni assumono il giusto valore, perché ciascuno diventa, così, protagonista del proprio presente, allo stesso modo di come questi giovani caduti in guerra lo sono stati con il loro sacrificio.
Con il nostro impegno, non saranno morti invano. Con il nostro impegno, avremo reso, davvero, gli onori al loro sacrificio.
Sindaco Isnello
Marcello Catanzaro