Le sonate da chiesa di Mozart: prima incisione italiana assoluta

E’ questo il nuovo cd del maestro Diego Cannizzaro,organista madonita stimato e apprezzato oramai in tutto il mondo.Le diciassette Sonate da chiesa qui presentate risalgono tutte al periodo salisburghese, tra il 1772 circa e il 1780. Sono brani pensati per essere eseguiti  durante la Messa tra la lettura dell’Epistola e quella del Vangelo e, pertanto, la più corretta dicitura sarebbe “Sonate all’Epistola”: lo stesso Mozart ci conferma ciò in una lettera del settembre 1776 indirizzata a Padre Giovanni Battista Martini. Il giovane Mozart era a quei tempi al servizio dell’Arcivescovo Hieronimus de Colloredo il quale manifestava una certa apertura sul piano politico e religioso; attuò, tuttavia, una politica di tagli e di riduzioni di spese nell’ambito delle istituzioni musicali cittadine, fra l’altro chiudendo gli spazi riservati al teatro musicale. In verità l’arcivescovo ha lasciato una discreta libertà di movimento a Mozart poiché riteneva che fosse un ottimo ambasciatore culturale della corte di Salisburgo ma, lo scontento di Mozart verso l’ambente di Salisburgo crebbe sempre di più e aumentarono gli sforzi per la ricerca di una posizione alternativa.

Le sonate sono scritte in un unico movimento sempre in tempo ”Allegro”-  con l’unica eccezione dell’”Andantino” della prima Sonata KV 67 – e stilisticamente sono assimilabili al caratteristico stile cameristico settecentesco. Risulta interessante osservare la funzione dell’organo nell’arco della parabola compositiva delle sonate da chiesa: nelle nove sonate – da  KV 67 a 225 – l’organo svolge la funzione di mero basso continuo nel pieno rispetto delle convenzioni settecentesche ma già nella KV 244 si scorge il tentativo da parte di Mozart di dare qualcosa in più allo strumento da tasto affidandogli due brevi conclusioni di frase con trillo mentre gli archi lo accompagnano con accordi e nella KV 245 l’organo ha delle evidenti note lunghe e ribattute che lo fanno emergere dal flusso del ruolo di basso continuo. Nella sonata KV 263 assistiamo all’arricchimento della tavolozza sonora con l’aggiunta di due trombe in Do; Mozart cerca nuove soluzioni timbriche, concepisce le sonate da chiesa in maniera più orchestrale che cameristica e nella KV 278 affianca alla tradizionale scrittura a tre con gli archi  ben due oboi, due trombe e timpani. La sonata KV 328 ritorna all’organico con soli archi ma la scrittura dell’organo è decisamente concertante e, in taluni casi, anche preponderante sugli archi stessi.

La sonata KV 329 presenta l’organico più ampio di tutte: agli archi vengono affiancati due oboi, due corni, due trombe e i timpani; Mozart gioca molto col dialogo tra oboi e violini ma non rinuncia a far intervenire anche l’organo in qualche dialogo. Val la pena sottolineare come questa sonata abbia il medesimo impianto orchestrale della Messa dell’Incoronazione KV 317. L’ultima sonata, la KV 336, non ha i fiati e i timpani ma necessita di due organi per la sua esecuzione: un organo funge da basso continuo, l’altro è uno strumento solista. La sonata si presenta come un pezzo da concerto di immediata comunicativa che culmine con una cadenza affidata all’organo solista prima della chiusura finale.

Le prese del suono sono state effettuate con tutti i musicisti posizionati nell’ampia cantoria della chiesa parrocchiale di San Basilio in Regalbuto (EN); sono presenti due pregevoli organo di don Donato del Piano realizzati dopo il suo capolavoro, l’organo dell’abbazia di San Nicola l’Arena di Catania. L‘organo venne realizzato nel 1775 mentre il piccolo, sempre opera di Donato del Piano, risale al 1782 ed è attualmente collocato in una nicchia laterale della grande cantoria.  Gli organi sono contemporanei alla composizione delle sonate di Mozart e la collocazione di tutti i musicisti in cantoria, se da un verso crea grosse complicazioni meramente pratiche per l’esecuzione, da un altro canto restituisce la modalità esecutiva con cui le sonate vennero presentate all’arcivescovo di Salisburgo.

 

Diego Cannizzaro ha conseguito con la lode il Diploma di Organo e Composizione Organistica presso il Conservatorio di Perugia, il Diploma di Pianoforte presso il conservatorio di Palermo, la Laurea in Lettere Moderne presso l’Università degli studi di Palermo ed il Dottorato di Ricerca in Storia ed analisi delle cultura musicali presso l’Università degli studi di Roma “La Sapienza”. Si è perfezionato in organo e clavicembalo presso l’Accademia di musica italiana per organo di Pistoia, la Norddeutche Orgelakademie di Bunde (Amburgo) e l’Università di Santiago de Compostela.

Attivo come organista, pianista e clavicembalista, è stato invitato in diverse rassegne musicali in tutta Europa e in U.S.A. Insegna organo e tastiere storiche presso l’Istituto Superiore di Studi Musicale “V. Bellini” di Caltanissetta, è Ispettore onorario per gli organi storici della Regione Siciliana ed è organista presso la cattedrale di Cefalù; svolge anche attività didattica come docente invitato presso altri Conservatori italiani ed esteri. Ha inciso numerosi CD per “La Bottega Discantica”, “Bongiovanni” e “Tactus” occupandosi principalmente di musica antica dell’Italia meridionale e della musica organistica tardo ottocentesca italiana. Per “Elegia” ha già inciso L’Office Divin di Filippo Capocci (1840/1911), una monografia sulle opere organistiche di Alessandro Scarlatti e i Voll. I e IV dell’integrale dell’opere organistiche di Pietro Alessandro Yon.

 

Ensemble dell’Auditorium Pacis

Raffaello Pilato, Rebecca Di Majo: violini primi

Nunzio Cannavò, Luca Favorito: violini secondi

Sabrina Colajanni: violoncello

Francesco Monachino: Contrabbasso

Carlo Mistretta, Giuseppe Scarnà: oboi (sonate KV 278,329)

Danilo Modica, Gabriele Di Francesco: corni (sonata KV 329)

Davide Firrigno, Giuseppe Di Benedetto: trombe (sonate KV 263, 278, 329)

Federico Spoto, timpani (sonate KV 278,329)

Rossella Cardullo: basso continuo all’organo (sonate KV 263, 278, 329,366)

 

Registrazioni effettuate il 26 e 27 febbraio 2021 presso la chiesa di San Basilio in Regalbuto (EN)