Nel giro di una settimana si sono diramati incendi nella zona delle alte Madonie, ad eccezione di due paesi: Castellana e Alimena. Il fuoco appiccato si è espanso in breve tempo, raggiungendo i centri abitati. Il caso specifico – e generale allo stesso tempo – di Petralia Soprana, di cui racconta questo reportage, ha visto verificarsi uno scenario tragico, di cui tutti abbiamo visto immagini varie, riportate dai media. Per esempio: animali bruciati vivi dentro le stalle per l’impossibilità da parte dei padroni di liberarli, senza rischiare di essere inghiottiti dalle fiamme, fiori e alberi rinsecchiti, carbone e puzza di bruciato lungo tutte le strade del paese, cagnolini intossicati e famiglie disperate, con pezzi di casa e di terra carbonizzate, o ancora racconti al bar di anziani che corrono bagnati tra le fiamme per salvare il salvabile e aiutare le famiglie. L’obiettivo di questo reportage è quello di documentare, ma soprattutto di mostrare una realtà contraddittoria e pericolosa che va oltre la narrazione dei giorni vissuti dal piccolo borgo madonita. La domanda che sorge spontanea tra i cittadini è: Perché? Come arginare il fenomeno? Adesso a Petralia Soprana, per la tutela del territorio si sono istituite delle ronde giornaliere di volontari, diurne e notturne, al fine di sorvegliare il territorio.
C’è chi sta soffrendo e lotta per proteggere la vita del proprio territorio e chi vuole distruggerlo per motivi semi-ignoti ai cittadini.
L’ultima immagine vuole lanciare un messaggio di apertura verso la vita oltre la cenere, all’interno di una lotta impari che vede protagonista la cattiveria, la mano criminale, di cui gli uomini sono capaci. Bruciare i boschi significa fare una guerra alla vita presente, che guarda al passato e volge lo sguardo al futuro: un danno la cui pericolosità non è stata ancora del tutto compresa.
Francesca Scelfo
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