Il 26 luglio di ventinove anni fa, una settimana dopo la strage di via D’Amelio in cui persero la vita Paolo Borsellino, Agostino Catalano, Eddie Walter Cosina, Vincenzo Li Muli, Emanuela Loi, Claudio Traina, moriva a Roma, in viale Amelia, Rita Atria, a soli diciassette anni, suicida, ma in realtà uccisa dalla solitudine in cui si era ritrovata dopo la morte di Paolo Borsellino, quel magistrato affettuoso che la chiamava picciridda e Rituzza e dava sicurezza ad una ragazza rinnegata dalla madre, abbandonata dal fidanzato, additata come traditrice nell’ambiente di provenienza e per questo a rischio di vita, ritrovatasi in un appartamento estraneo, costretta a nascondersi dietro false identità, in una percezione di abbandono e isolamento. Per tutto questo e per altro ancora, come ha detto Nadia Furnari (Associazione Antimafie Rita Atria) nell’incontro avvenuto nel Liceo Artistico di Cefalù, Rita può a pieno titolo considerarsi la settima vittima della strage di via D’Amelio, pur essendosi lanciata dall’appartamento del settimo piano del palazzo in cui viveva a Roma, in quella via che, per una strana coincidenza, ha un’impressionante somiglianza e consonanza con la via della strage di Palermo.
Scrive Rita Atria nel suo diario: “Ora che è morto Borsellino, nessuno può capire che vuoto ha lasciato nella mia vita. Tutti hanno paura ma io l’unica cosa di cui ho paura è che lo Stato mafioso vincerà e quei poveri scemi che combattono contro i mulini a vento saranno uccisi. Prima di combattere la mafia devi farti un auto-esame di coscienza e poi, dopo aver sconfitto la mafia dentro di te, puoi combattere la mafia che c’è nel giro dei tuoi amici, la mafia siamo noi ed il nostro modo sbagliato di comportarci. Borsellino, sei morto per ciò in cui credevi, ma io senza di te sono morta”.
L’I.I.S.S. “Del Duca – Bianca Amato” – Sede Liceo Artistico, ha realizzato un vaso per Rita Atria, un vaso per quelle rose tanto care alla diciassettenne di Partanna, collocato oggi nell’aiuola di viale Amelia, di fronte al luogo dove la giovane collaboratrice di giustizia condusse la parte finale della sua esistenza e dove trovò la morte.
La consegna del vaso da parte della Dirigente Antonella Cancila a Nadia Furnari è avvenuta il 20 luglio nell’ufficio di presidenza del Liceo Artistico, alla presenza di tutti i docenti che a vario titolo si sono adoperati per la fattiva collaborazione tra l’Istituzione scolastica e l’Associazione Antimafie Rita Atria, collaborazione avviata già da un po’ di anni, nell’ambito del progetto d’Istituto “Cittadini si diventa”.
A Roma, durante la manifestazione di oggi, con una importante simbologia che collega in un unico progetto le scuole d’Italia da nord a sud, il vaso è stato consegnato da un docente di un Liceo di Sassuolo, che ha compiuto lo stesso percorso di cittadinanza e legalità con l’Associazione Antimafie Rita Atria.
La realizzazione del vaso nei laboratori di Design della ceramica, con un iter che dalla progettazione (prof. Rosario Vizzini) ha condotto all’attività laboratoriale (prof.ssa Cettina Genovese), costituisce l’inizio di un “viaggio” che troverà il suo culmine il prossimo anno in occasione del trentennale della morte di Rita.
La referente alla legalità
Rosalba Gallà