Ma la verità è che siamo complementari. Il mare e la montagna si specchiano, e quelli che dicono di preferire l’una o l’altra, o mentono, o non sono mai stati sulle Madonie. Sì, perché salire sulle Madonie significa, curva dopo curva, tra dolci declivi, gallerie, contemplare il mare, magari incontrare la nebbia, un trattore, una miriade di farfalle, pale di fichi d’India in fiore a guardia dei cieli azzurri.

Il mare delle sei del pomeriggio, uno scorcio del tramonto, della luna che balugina. Il mare sta alle Madonie con i suoi paesaggi amabili, come certe persone semplici, che sono lì, e basta.

Ho presentato il mio libro Conto i giorni felici, Cercando la felicità (e altre cose venute dopo) pubblicato da Graphe.it, all’Uliveto San Francesco a Contrada Ogliastro, a San Mauro Castelverde. Lo scrivo qui perché il mio Google maps non ha fatto che ricordarmelo. E non è difficile da raggiungere. Ovviamente si vede il mare e la Valle interna, fra ulivi secolari che sembrano in posa, per farsi ammirare, per farsi ascoltare.

Ulivi che hanno attraversato il tempo.

Il mio è il primo di una serie di incontri letterari, per l’associazione l’Ulivo capovolto.

Il libro che porto è un saggio animato da esperienze dirette e personali che ho scritto due anni fa prima del lockdown e continua a muoversi, in Sicilia e fuori. Certo, non è stato facile, parlare di felicità in piena pandemia. Ma questo libro è riuscito a diventare il mio testimone di un periodo irripetibile. Ha ricucito una certa distanza, ha disegnato una mappa di affetti e di gesti, che può compiere chiunque: ballare, mangiare con gli amici, parlare, guardare una bella serie tv, tutte cose che sono, di fatto, fonte di felicità.

Quello che abbiamo costruito ieri, rinfrescati da una brezza improvvisa che ha spezzato la calura di questo inizio estate, è stato incontrarci. Abbiamo letteralmente celebrato il valore dell’incontro. Questa magia che capita fra esseri umani. Pochi, contingentati, ogni sedia contrassegnata da una bottiglietta d’acqua. L’ospitalità perfetta di Dario Macaione ed Elisa. Le loro voci inseguite per telefono che diventano vere, in mezzo alla natura. Il patè di olive vere, il miele vero, la degustazione di olio vero, il pane croccante, i formaggi profumati, le ciliegie mature, i biscotti freschi e la manna. Questo regalo dei frassini, che sgorga da un intacco: un tramite fra il dentro e il fuori di questo albero.

Tutto reale, come i sorrisi e il desiderio di rincontrarsi, come dei veri resistenti, reduci da una clausura forzata. Come Giovanna Garbo. Che mi introduce con parole tenere. E soprattutto, il pensiero che i presenti hanno fatto chilometri per venire qui e conoscermi. Questo, ditemi, non è prezioso?

Non ricordo i nomi di tutti i partecipanti, ma vorrei qui e ora ringraziarli. Ho sentito l’abbraccio degli ulivi che si sono fatti ombra per accoglierci. La “lucida follia” di Dario, come ci siamo ripetuti, per i chilometri macinati e per la sua determinazione a rendere noto questo suo pezzetto di mondo. Ringrazio il Sindaco. Ci sono buoni propositi per la cura di questo territorio, la rete di Comuni, l’attrattiva della zip line che solca il cielo e regala brividi e panorami, la bellezza delle gole di Tiberio e l’iniziativa di rendere memoria alle donne con una nuova toponomastica al femminile.

Il paese di san Mauro Castelverde è fiorito, come fioriscono le persone e le buone idee. Fiorito materialmente da piante, amorevolmente curate in ogni angolo. Un grande lavoro.

Dalla piazza del Belvedere, da una parte si guarda alla valle e dall’altra a un parco giochi di bambini.

Mi sembra una visione simbolica, passato, presente e futuro si fondono. In mezzo un bar, giornali, sedie, caffè e chiacchiere. Insomma, se ci pensiamo: la vita che scorre.