Nelle stesse ore in cui il Consiglio Europeo si è riunito cercando ancora una volta una convergenza sul tema dei Migranti, a Palermo un’altra Europa si è  riunita , quella dei Sindaci delle città che da sempre sono in prima linea ad affrontare da sole le emergenze e gli sbarchi costanti. Dall’incontro cominciato stamattina molto presto tante le proposte e le convergenze che si sono trovate tutte raccolte in uno statement a firma comune che vuole essere una chiamata all’azione. Basta parole, occorrono fatti ed occorre dare un segnale chiaro all’Europa.

“Palermo è il polo di un’iniziativa che, con concretezza e senza retorica, ricorda l’importanza e la difesa dei diritti umani”, spiega il sindaco di Palermo Leoluca Orlando. “Non è un caso – aggiunge – che questo messaggio dirompente che mette al centro il valore della vita, rivolto ad un’Europa troppo spesso sorda al genocidio nel Mediterraneo, parta proprio da qui. Da un luogo che fa dell’accoglienza e dell’integrazione la propria cifra culturale. E la presenza dei sindaci provenienti da tutta Europa conferma e rafforza il cammino finora tracciato. Che continueremo insieme. Ora più che mai è il tempo dell’azione”.

Dichiarazione dei sindaci

Umanità, solidarietà, volontarietà

La politica migratoria europea è in un’impasse da anni. Presa tra la discussione arretrata sulle quote di distribuzione, plasmata dagli interessi nazionali, e la visione idealista di un’Europa senza frontiere, è impigliata nella disputa tra il più desiderabile e il minimo comune denominatore. Nella politica europea di asilo e migrazione, è quindi più importante che mai trovare un consenso sociale paneuropeo invece di un consenso interstatale.

Ecco perché ci opponiamo con il nostro pragmatismo morale a questa situazione apparentemente senza speranza, in cui il destino delle persone in fuga e i nostri valori minacciano di diventare una pedina. Siamo città che si impegnano insieme ad una forma di accoglienza democraticamente legittimata dalle loro società urbane e quindi vincolante e regolamentata delle persone in fuga, offrendo loro la possibilità di integrazione nella nostra comune Europa. L’integrazione nelle nostre società urbane richiede un pragmatismo incentrato su ciò che è fattibile. Conseguentemente sosteniamo l’idea di una rete di città in Europa. Invece di accentrare l’onere su hotspot e campi presso poche città lungo il Mediterraneo, facciamo affidamento a un’ampia distribuzione su molte città che distribuisca l’onere di una singola città attraverso il potere di un’alleanza ampiamente sostenuta. Vogliamo integrare l’attuale chiave di distribuzione come unica base in Europa con un’ampia rete di molte quote di accoglienza comunali volontarie.

Il sistema esistente sarebbe così completato da una visione di ciò che è fattibile nei comuni e non basato solo sulle cifre della popolazione, come è il caso dell’attuale formula di distribuzione per l’accoglienza dei rifugiati. Nel senso di un pragmatismo morale che combina i motivi umanitari con ciò che è fattibile in loco, si deve creare un modello che permetta di assumere più responsabilità a coloro che sono disposti ad accogliere più persone una tantum o in modo permanente.

Allo stesso tempo, l’accoglienza dovrebbe essere premiata per la popolazione del comune ospitante. Un sistema di incentivi dovrebbe promuovere specificamente la disponibilità a ricevere e permettere una più ampia distribuzione dell’onere in Europa.

Un volontarismo complementare piuttosto che rigidi requisiti potrebbe essere la via da seguire per un sistema di accoglienza dei rifugiati più accettabile, sia per i sostenitori che per gli scettici.