Società

Residenza anagrafica, per le 70 famiglie ex Onpi solo 10 le pratiche esitate in tre anni e m mezzo. Il Sunia: “Presenteremo , assieme ai legali, richiesta di accesso agli atti per conoscere i motivi di questa lentezza e accertare eventuali responsabilità”

Nell’ottobre del 2018  il Comune ha rilasciato la residenza anagrafica alle prime 10 famiglie di occupanti del complesso ex Onpi. E le altre 70 istanze presentate dal Sunia che fine hanno fatto? 
    “Se il percorso è stato avviato per alcuni vuol dire che un principio giuridico c’è e può essere esteso anche a tutti gli altri. Sono passati tre anni e mezzo e ancora non abbiamo una risposta sui motivi di questo ritardo”. E’ quello che ha dichiarato oggi  il segretario del sindacato degli inquilini Zaher Darwish che,  assieme all’ufficio legale del Sunia,  ha indetto  una conferenza stampa per raccontare la storia delle residenze anagrafiche “negate” agli abitanti  che vivono da anni negli spazi attrezzati ad appartamenti dell’ex residenza per anziani del Comune, a Partanna Mondello. Una situazione che riguarda anche altre 26 famiglie dell’ex  complesso Francesco Crispi, al Cep,  e altri nuclei che con il sindacato degli inquilini hanno avanzato la richiesta della residenza anagrafica.     
     Il Sunia, e il suo staff di avvocati, hanno deciso di fare richiesta di accesso agli atti al Comune per verificare lo stato delle pratiche “dal momento che sono passati 3 anni e mezzo e le famiglie aspettano ancora una risposta” e accertare eventuali responsabilità per i ritardi.
    “C’è il padre  che non riesce a fare il cambio di pediatra al figlio e la mamma alla quale stanno togliendo i figli perché non è registrata all’anagrafe. Ogni giorno al Sunia arrivano richieste disperate, che dobbiamo fronteggiare.  La situazione sta esplodendo – dichiara  Zaher Darwish –  La gente ci chiede anche di poter avere una  residenza provvisoria nell’attesa. Chiediamo di conoscere  se l’iter delle pratiche, avviato  nel 2018,  è fermo, se si è inceppato per qualche motivo, quante sono le pratiche  respinte.  Ciò ci consentirebbe di poter fare,  eventualmente, ricorso al Tar. La mancanza della residenza anagrafica comporta la perdita dei diritti fondamentali garantiti a tutti dalla Costituzione. Chi risulta irreperibile non può avere diritto all’assistenza sanitaria, ai bonus, ai redditi di cittadinanza e d’emergenza. Si  perde anche il diritto al voto. L’abbandono di queste  famiglie, che hanno deciso di mettersi in regola, può favorire il loro ritorno in una condizione di abusivismo”. 
     Per questi alloggi, inseriti in un percorso abitativo di regolarizzazione voluto dalle famiglie e avviato anni fa dal Sunia con l’amministrazione comunale, il  Comune ha autorizzato gli scavi della luce, ha eseguito i rilievi fotografici e toponomastici dei singoli immobili, per il cambio di destinazione d’uso per  l’abitabilità.   
     “Il primo passo da fare per raggiungere l’obiettivo  è la residenza anagrafica –  è la richiesta  del  Sunia, contenuta anche in una diffida presentata il 30 aprile scorso al sindaco, al vice sindaco, all’assessore alla Cittadinanza sociale e all’Ufficio anagrafe, richiesta  reiterata il 10 giugno  – Non abbiamo più intenzione di aspettare”.
      Tra le iniziative in programma, il  29 giugno il sindacato unitario degli inquilini  terrà un presidio sotto la presidenza della Regione per sollecitare le politiche abitative per fronteggiare un’emergenza casa “in continua crescita”.     

Redazione

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