Il marchio del Gran Galà del Teatro Dialettale “Premio Regionale Città di Castelbuono” nasce dall’esigenza di concepire un brand innovativo, fresco e di facile comprensione, tramite l’individuazione di un pittogramma capace di racchiudere in sé un sentimento legato alla tradizione teatrale.
Un progetto di restyling, voluto fortemente da Gabriele Perrini e Daniele Carollo, impermeato su una strategy statement, fondata da una vision e mission, atta a garantire un’identità ben definita e incomparabile della kermesse.
Lo studio grafico del marchio si erige su un design brief brainstorming e sulla valorizzazione dell’elemento centrale partendo da un’immagine coordinata che contraddistingue visivamente l’ambito di riferimento.
Il veicolo diviene, infatti, l’aspetto predominante ponendo enfasi al naming sottostante.
Il logotipo, una volta disgregato dal naming, diventa autonomo ed è utilizzabile come pittogramma simbolo in tutti quei contesti (web, merchandising, gadget, etc.) che richiedono un marchio visibile anche in piccole dimensioni.
La fusione dei due elementi dà origine al marchio, in cui logotipo e naming compaiono insieme.
La modellazione tridimensionale e la finitura sono state eseguite dal graphic designer Daniele Carrollo, dalla product designer Marianna Di Pasquale e dal direttore artistico Gabriele Perrini.
Marchio Gran Galà del Teatro Dialettale “Premio Regionale Città di Castelbuono”
Simbologia del logotipo
Nel XVII secolo, nel passaggio tra il cosiddetto “ancien régime” e l’età contemporanea, il “Grande Teatro”, quello dei grandi nomi noti a livello nazionale e internazionale, smise di essere passatempo popolare per rivolgersi quasi esclusivamente a un pubblico alto e medio borghese.
Una classe sociale che era solita recarsi alle “prime” in carrozza.
La presenza di molto pubblico e quindi di molte carrozze, comportava anche la presenza davanti al Teatro di molti escrementi lasciati dai cavalli di traino: quanto più erano abbondanti gli escrementi di cavallo davanti al Teatro, tanto maggiore era stato il successo di pubblico.
Da ciò scaturisce il rito scaramantico “merda, merda, merda” in uso ancora oggi tra gli attori teatrali prima della mise en scène.
Un singolare modo di augurare la buona riuscita dello spettacolo.