Società

Basta privatizzazioni e profitti sull’Acqua. Gestioni pubbliche trasparenti, partecipative. A 10 anni dai Referendum attuare la volontà popolare.

I fondi della programmazione EU 2021-27 e del PNRR devono essere gestiti da Enti di diritto pubblico, stop privatizzazioni e profitti sull’Acqua. Denaro pubblico, gestioni pubbliche e partecipative per ridurre le tariffe, sanare il disastro ambientale e legalitario prodotto dalle privatizzazioni, salvaguardare l’ambiente e i livelli occupazionali.

Si invitano il Governo ed il Parlamento della Regione Siciliana, le forze politiche ad ogni livello, gli Enti locali, le Citta metropolitane ad esprimersi pubblicamente e con atti politici concreti entro il 13 giugno. 

Sono passati quasi 10 anni dai Referendum Popolari del 12 e 13 giugno 2011 che hanno sancito che la gestione dei servizi pubblici locali, a partire dall’Acqua Bene Comune, deve essere pubblica. La maggioranza assoluta degli italiani  27.000.000 e dei siciliani 2.123.492 col 97,9% di SI hanno cancellato la possibilità di fare profitti sulla gestione dei servizi pubblici. In termini di voti espressi, i Referendum superano quelli raccolti dalle forze politiche di maggioranza e opposizione delle ultime legislature regionali; ma quanto conta per la politica la volontà Popolare? Vorremmo una risposta inequivocabile.

A 10 anni da quella straordinaria vittoria e malgrado l’approvazione della legge regionale 19/2015, che dichiara l’acqua un diritto umano inalienabile non assoggettabile a ragioni di mercato, la cui gestione è realizzata senza finalità lucrative, la Regione non ha ancora assunto la responsabilità di attuare il dettato della legge. La multinazionale francese Veolia è ancora proprietaria del 75% di Siciliacque gestore del sovrambito regionale, nelle provincie di Caltanissetta ed Enna gestiscono i privati. 

Quando saranno valutati il mancato rispetto dei contratti di gestione, l’aderenza al Protocollo di legalità, il danno ambientale, sociale ed economico prodotto da queste privatizzazioni? Il Forum lo chiede da anni senza risposta.  Il timore è che il disastro a cui non si è posto rimedio neanche con i poteri sostitutivi dei Commissariamenti regionali di questi anni, torni utile oggi per consegnare definitivamente la gestione dell’Acqua a multinazionali e gestioni private opache, se non criminogene, i cui interessi si fanno più forti e pressanti in vista della possibilità di gestire i finanziamenti della programmazione EU 2021-27 e del PNRR in Sicilia. 

Al Governo ed al Parlamento Regionale chiediamo di avviare il recesso dalla convenzione con Siciliacque spa, facendo una oculata valutazione economica e politica sulla base degli esorbitanti costi riscontrabili nei bilanci della Regione dal 2004 ad oggi, del rispetto del contratto di gestione, della sentenza del TAR sulla tariffazione illegittima che di fatto raddoppia il costo dell’acqua per i siciliani, soprattutto del rispetto della legge 19/2015 e della volontà Popolare.

Ai Consigli comunali ed ai Sindaci riuniti nelle Assemblee Territoriali Idriche (ATI)  che entro il 2021  dovranno individuare la forma di gestione del Servizio Idrico Integrato ed affidare la gestione ad un unico soggetto per ogni provincia, di deliberare per la costituzione di una Azienda Speciale Consortile, cioè un ente di diritto pubblico di proprietà di tutti i Comuni che metta in sicurezza il Bene Comune primario da ogni possibile speculazione. Alle ATI di CL ed EN di risolvere i contratti.

Alle forze politiche di esprimersi: gestione pubblica e partecipativa o mercificazione e profitto

Si scrive Acqua e Beni Comuni, si legge Democrazia – L’Acqua è un di diritto non una merce

redazione

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