C’è stato un tempo in cui, in una Sicilia assai meno nota e dai colori più opachi, si sentiva
forte il rombo dei motori: era quello delle Ferrari, delle Alfa Romeo, delle Porsche, delle Lancia. I video realizzati con i
telefonini erano pura utopia, erano i tempi delle emozioni ‘analogiche’, non digitali, delle cineprese che filmavano e
fissavano le imprese degli eroi al volante: Achille Varzi, Tazio Nuvolari, Manuel Fangio, Ninni Vaccarella, Arturo Merzario, il
barone Pucci. Erano quegli eroi in controluce a portare alla ribalta una Sicilia rocciosa e meno nota, lontana dalle coste o
dalle attrazioni barocche. Non scrivevano pagine di storia, ma di leggenda. Che il giornalista Francesco Terracina ha
rispolverato in una pubblicazione ad hoc, densa di suggestioni e di singolari aneddoti. La gara automobilistica più antica al
mondo ne custodisce a centinaia.
Nata nel 1906, e tutt’ora in voga, la Targa Florio ha scritto
pagine indelebili dell’automobilismo, passando da gloriose
epopee, da idoli impolverati fino ad arrivare ai lucchichìi
dell’epoca digitale. Meno affascinante anche dal punto di vista
sportivo, se si vuole, ma pur sempre emozionante. Sulle Madonie,
come racconta Terracina, si sono alternati i più grandi, in una
corsa che è stata simbolo e ha lasciato un segno indelebile
nella storia del costume. La corsa fu ideata e voluta da un
giovanissimo Vincenzo Florio, rampollo della grande famiglia di
armatori, editori e industriali. Solo un visionario come lui
poteva intravedere su quegli impervi sentieri di bassa, media e
alta montagna sfide autentiche sulle quattro ruote.
L’areaagricola, dove ancora dominava l’economia feudale, sarebbe
entrata nella storia dello sport in tempi tutt’altro che
sospetti. La corsa, e nel libro ve ne sono ampi stralci, salì in
breve alla ribalta internazionale delle cronache sportive e
mondane, con gli inviati delle testate internazionali che
soggiornavano nel comprensorio madonita, facendosi sedurre dalle
tentazioni della gastronomia locale, godendo un clima quasi
surreale e gustando – sportivamente parlando – cibandosi di
sfide uniche. I racconti si sovrappongono e si inseguono come a
bordo di una Lancia o di una Ferrari che va a caccia di una
Porsche in fuga. Alla fine emerge uno spaccato di storia,
cultura e costume come solo la Targa dei Florio sapeva offrire.
Fu davvero la gara più bella.
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