Società

LO SQUALLORE CONFORMISTA , IL VESCOVO CORAGGIOSO E IL DIRETTORE BEATRICE

Il politicamente corretto tende ad occupare  tutta la vita pubblica e vorrebbe annichilire ogni spazio di manifestazione del buon senso. Il festival di Sanremo è un’occasione troppo ghiotta perché ciò non avvenga, e così il fenomeno si ripete da anni, con un crescendo di insulsaggini politicamente corrette, che, nel tempo del covid, dinnanzi ad un pubblico inesistente e con un buon calo di share, ha raggiunto quest’anno il suo apice.

 Il disgusto suscitato da immagini che mi guardo bene dal rievocare, è stato sintetizzato da mons. Antonio Suetta, vescovo di Ventimiglia e …Sanremo; uno abituato a dire quello che pensa con lo stile di Gesù: “sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno” (Mt 5, 17-37). In un comunicato Suetta condanna le “ricorrenti occasioni di mancanza di rispetto, di derisione e di manifestazioni blasfeme nei confronti della fede cristiana, della Chiesa cattolica e dei credenti, esibite in forme volgari e offensive” ed esprime “pubblicamente una parola di riprovazione e di dispiacere”… “per confortare la fede ‘dei piccoli’, per dare voce a tutte le persone credenti e non credenti offese da simili insulsaggini e volgarità, per sostenere il coraggio di chi con dignità non si accoda alla deriva dilagante, per esortare al dovere di giusta riparazione per le offese rivolte a Nostro Signore, alla Beata Vergine Maria e ai santi”. E’ una condanna alla quale dovrebbero associarsi non solo tutti i cristiani, ma anche tutte le persone di buon senso e di buon gusto. Grazie mons. Suetta per avere fatto il suo dovere di vescovo.

Ma nella macchina dello squallore  qualcosa è andato storto.

Beatrice Venezi, 31 anni, compiuti proprio sul palco dell’Ariston,  dirige orchestre da quando ne aveva 22; è la più giovane a farlo in Europa, ama il suo compaesano Puccini, e si è esibita in Giappone, USA, Spagna, Francia, Bielorussia, Portogallo, Libano, Argentina e Canadà;  quest’anno  ha diretto l’orchestra di Sanremo. Un autentica ragazza-prodigio, bella, elegante, femminile  e preparata, che ha dichiarato in un’intervista a Vanity Fair: “Una donna che cura il proprio corpo è purtroppo considerata una che non cura abbastanza l’intelletto. Ma dove sta scritto? Guardate che io, mentre vado dal parrucchiere, leggo e studio!”.

Poteva rappresentare una ottima icona del femminismo (componente essenziale del  politicall correct), ma, orribile a dirsi, alla domanda di  Amadeus su come volesse essere chiamata ha detto: “Per me quello che conta è il talento e la preparazione con cui si svolge un determinato lavoro. Le professioni hanno un nome preciso e nel mio caso è ‘direttore d’orchestra’”… “Mi assumo la responsabilità di quello che sto dicendo” .

Capite che scandalo? Merito, competenza, gioventù, bellezza ed eleganza che se ne ridono del femminismo accattone di riconoscimenti, quote rosa, e protezione per specie in via di estinzione!

Beatrice non è nuova a simili dichiarazioni. Escludendo per sé “il femminismo sessantottino” è orgogliosamente donna e ha già detto che trova “ridicolo fare il femminile di una professione e affermare di avere raggiunto la parità”. E poiché è persona seria e per niente timorosa e conformista….ha sempre parlato con assoluta schiettezza.

Ovviamente la sua dichiarazione  ha prodotto un attacco isterico a qualche femminista in servizio permanente effettivo, ma ha avuto il pregio di creare una nota diversa dal raglio del conformismo, dominatore del festival. Niente icona femminista quindi, ma una grande donna. E’ il modo giusto per celebrare la festa della donna dell’8 marzo.

Anche nel Sanremo 2021 c’è stato qualcosa di buono da prendere. Grazie Beatrice.

Diego Torre

Redazione

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