“la vita è un enigma, la gente crede che io abbia avuto tutte le porte aperte, ma la verità è che io le ho spinte” questa è una delle frasi più significative pronunciate  da Coco Chanel , icona di moda e stile, che ha segnato in maniera significativa il nostro tempo grazie al suo genio, il suo carattere, il suo coraggio.

Coco mori nel 1971, non si sposò mai, ma ebbe molti amanti , alcuni dei quali controversi, una vita movimentata e carica di colpi di scena, degni dell’idea che aveva della vita stessa, in cui diceva che ogni giorno è una sfilata, in cui il mondo è la passerella li  ci esibiamo nel bene e nel male.

La storia  della letteratura su questo personaggio, ci presenta una  donna, fondamentalmente solitaria ornata, da fili di perle, come compagne semplici e fedeli,  un accessorio prezioso per lei ,simbolo di raffinatezza ed eleganza e nello stesso tempo di semplicità.

Sosteneva l’idea che la semplicità è la nota fondamentale di ogni vera eleganza, dove la ricerca del dettaglio fa la differenza.

Di lei sono state scritte tantissime biografie, una delle ultime è quella Judithe Little, che  scrive il romanzo “ Le sorelle Chanel”, uscito nel gennaio del 2021, edizione tre60, raccontando la storia di Coco, attraverso le parole  e  la presenza gentile di Antoniette,Chanel, la sorella,   colei che fu meno nota, ma in parte l’ombra di Coco.

I racconti di Antoniette, sono  racconti sicuramente  più veritieri, non sfalzati dalle tante bugie che Coco raccontava perchè si vergognava del suo passato.

Nate in una famiglia di contadini, Coco e la sorella Antoniette sono state abbandonate da bambine in un convento di  suore , cresciute come educande, dietro la loro storia di grande successo  tanta sofferenza impastata di lacrime, e desiderio di essere stelle, cosa che poi divennero.

Gli anni trascorsi in convento lasciarono loro una meticolosa  attenzione per l’ordine, il decoro, la pulizia, la semplicità.

I loro gioielli si rifacevano all’austera bellezza degli edifici, con immagini di stelle spesso,  l’uso di stoffe ruvide erano tipiche delle educande, in ogni novità introdotta da Gabrielle, la sua infanzia  di educanda si insinuava come vento nei tessuti e negli abiti che non cuciva, lei creava immagini, scolpiva gli abiti addosso alle donne.

Durante la vita in  convento, tra riti meticolosi e ritmi di vita da seguire, costrette ad indossare divise dal taglio severo, di sera  sfogliando riviste ed abiti di moda sognano una vita diversa fatta di abiti eleganti ed affascinanti, desiderando sempre di più quel mondo da cui non si erano mai sentite accettate, il mondo di quelle che nel libro si leggono come le “eleganti”, a cui loro non appartenevano per nascita, ma questo mondo se lo conquisteranno con l’intelligenza e la creatività di donne molto avanti per il loro tempo.

La gente credeva di acquistare abiti sofisticati in realtà  era solo l’illusione di ricchezza germogliata dagli stracci del passato, un passato pesante che germoglierà in abiti stupendi .

Le suore pensavano di salvarle riempendo le giornate di ordine e routine, ma nessun ordine poteva colmare il senso di vuoto del loro cuore, che provarono a colmare sia attraverso il lavoro, che con l’amore di compagni con storie non sempre facili.

Fin da ragazza, le suore dicevano a Gabrielle,  che era molto orgogliosa è che da sempre l’orgoglio è stato uno dei vizi brutti dell’uomo, l’orgoglio ha trasformato lucifero in satana, una volta le disse una suora, ma lei non poteva sopportare di non potere essere altro, questo continuo ricordarle chi erano le rose e chi le erbacce, fu per Gabrielle monito per essere altro, cosi con grandi sacrifici, la farfalla uscì dal bozzolo. 

Gabrielle sosteneva che non si può per forza accettare ciò che ci capita, soprattutto se si ha voglia di crescere, a tutti è concesso di potere essere altro, è un opportunità del ventaglio della vita che bisogna sapere cogliere.

L’irrequietezza scorreva nelle vene, l’irrequietezza di chi ha germogli di vita che vogliono esplodere per esistere, lei sapeva di venire si da una famiglia povera, ma anche di sognatori, di quelli che percorrono strade tortuose, certi che qualcosa di meglio fosse proprio li, dietro la prima curva.

Il suo pensiero ricorrente era non accettare di essere come ti descrivono, ma decidi tu cosa e chi essere..

il libro è un vero racconto di un evoluzione personale e professionale.

Coco era  consapevole di avere una luce che le eleganti non avrebbero mai avuto, ne potuto comprare nonostante i soldi, nessuna sarta può riprodurre la luce che è dentro l’anima.

Nel libro si legge: “siamo acquiloni in preda ai capricci del vento , bisogna trovare  la corrente giusta quella che fa sollevare, non che si prenda gioco e scaraventi a terra .

In tutto il libro si ripete una frase che Coco ripete sempre nei momenti difficili, frase che sembra averle insegnato a ripetere l unico uomo che lei abbia amato “respira” “respira profondamente, ricordati di vivere”.

Gabrielle, sapeva di potere e volere essere qualcosa di diverso da quello che il destino le aveva preannunciato , ci riusci’ attraverso il suo talento e qualche incontro fortunato, una persona per lei molto influente le disse: “se vuoi essere notata devi distinguerti, i soldi non sono garanzia di buon gusto, ci sono luci del viso che nessun denaro può comprare o riprodurre, appartengono alle stelle.

In tutta la sua vita ci fù un’alone di nostalgia e una pacata felicità, Coco è passata alla storia per avere liberato le donne da inutili corsetti ed abiti stretti, dando spazio ad un abbigliamento di donna sobrio, comodo per una donna che lavora, sicura, diede alle donne la possibilità di indossare i pantaloni e defini’ il tubino nero, tanto amato dalle donne, considerato ancora oggi uno dei capi più importanti dell’abbigliamento femminile, grazie a lei il nero associato in genere al lutto, divenne un colore elegante..

Il suo monito era “ se sei triste, delusa per un’amore, truccati, concediti un po’ di cure di bellezza, mettiti il rossetto e attacca, soffoca il dolore prima che lui soffochi te”.

Si innamorò realmente forse soltanto una volta, e la precoce scomparsa di lui fu per lei un grande dolore

Ha imposto il suo stile con una parola chiave, la comodità, una donna comoda non una donna schiava degli abiti che indossa, i suoi abiti sono un’icona per una donna dinamica, combatte tutto ciò che costringeva la donna nello stile della belle epoque..

Fu regina del jet-set intellettuale nella Parigi d’oro, la Parigi elegante , creò uno stile immortale, diva delle sfilate internazionali, frequentatrice delle stanze del potere.

I suoi colori preferiti il nero, un accessorio importante gli occhiali: “niente ti fa più sentire al sicuro di un paio d’occhiali scuri”diceva.

Il libro di Judithe, è il racconto leggero di un’evoluzione, di un monito non solo alla conquista della bellezza, ma della libertà, si legge con piacere ed accompagna il lettore attraverso la storia delle sorelle Chanel a riflettere sulle opportunità che ci vengono concesse, tutte le volte che la caparbia ha il sopravvento.