Nel 2010 (esattamente con il decreto lgs. 15 febbraio 2010, n. 31) il governo italiano si è impegnato con l’Europa a stilare una mappa per i possibili siti dove realizzarlo.
Chi era al governo?
Berlusconi.
Altri membri del governo?
Ministri: Giorgia Meloni, Calderoli, Bossi, Maroni, Mariastella Gelmini, Fitto, La Russa, Zaia.
Vice e sottosegretari: Nello Musumeci (oggi presidente Regione Siciliana), Bertolaso, Daniela Santanché, Gianfranco Micciché, Crosetto, Maria Elisabetta Alberti Casellati (attuale Presidente del Senato).
Quella legge prevedeva anche ‘Disciplina della localizzazione, della realizzazione e dell’esercizio nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare’. Questi avevano provato a fare ripartire le centrali nucleari, altro che rifiuti a basse e bassissime emissioni. Chi ci attacca dovrebbe ricordarsi cosa ha votato in passato e provare un po’ di vergogna.
Il Paese aveva preso un impegno (sopra i nomi dei responsabili). Se non lo rispetti la controparte te la fa pagare e siamo finiti sotto procedura di infrazione europea. Capisco che quelli bravi invece di prendere tempo e pubblicare un elenco, avrebbero preferito pagare le multe all’UE e (come sono abituati ed hanno fatto per decenni) tagliare un po’ sulla sanità, qualcosina alla scuola, un ritocco al sistema pensionistico.
Veniamo ad oggi:
– L’elenco era già pronto dal 2015 e nascosto dai coraggiosi e competenti ministri di quegli anni, tra cui Carlo ’sono il più bravo di tutti’ Calenda. Noi lo abbiamo solo aggiornato con i dati sismici e reso pubblico (non vi abbiamo sempre promesso trasparenza?).
– Pubblicarlo ci evita guai con l’Ue. Adesso si avvia una fase di confronto con le regioni ed i comuni e poi si vedrà.
– La domanda che dobbiamo porci non è dove mettere i rifiuti radioattivi. Quelli purtroppo già ci sono e li abbiamo messi in una ventina di siti tra le varie regioni (magari li avete dietro casa e nemmeno lo sapete). Dobbiamo, invece, chiederci ‘vogliamo tenere questi rifiuti sparpagliati in condizioni precarie, in luoghi inadatti ed a rischio disastro, oppure costruire un deposito molto più sicuro ed isolato, e spostarli lì?’.
– Mentre alcuni, per ingannarvi, vi fanno pensare a Chernobyl, dobbiamo dirci che noi continuiamo a produrre rifiuti radioattivi. Qualche centinaio di metri cubi ogni anno arrivano dal sistema sanitario e di ricerca. Insomma le tac, le risonanze magnetiche, le radiografie… Che facciamo, li buttiamo nell’indifferenziato o troviamo un posto dove metterli in sicurezza?
Ecco, oggi non costruiamo niente. Evitiamo solo di pagare multe all’UE. Però una maggioranza al governo, se formata da persone serie, ha il dovere di porsi certe domande e discuterle con i suoi cittadini.
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