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“Caro Virus ti scrivo”, un commovente inno alla speranza

Caro Virus ti scrivo (una nuova normalità)”. Già il titolo riporta alla famosissima e geniale canzone di Lucio Dalla: “L’anno che verrà” e nasce proprio all’alba di un anno che mai come ora è stato desiderato essere davvero “nuovo” rispetto al precedente.

Nasce da un’idea di Enzo Amato ed è stato scritto, interpretato e registrato all’interno delle mura domestiche il brano “Caro Virus ti scrivo…” di quello che è diventato un gruppo musicale: “Gli Amato Song”. Se in passato il web si è affezionato alle esilaranti parodie “made in Amato family”, stavolta la band della famiglia Amato ha alzato il tiro e ha cantato sulle note di Lucio Dalla un vero inno al ritorno alla speranza.

Una lettera indirizzata al Covid che però non viene neppure nominato… e rimane solamente un “virus” che però è stato capace di cambiare la nostra quotidianità. Non manca il riferimento a chi ha perso il lavoro, allo smarrimento di chi non sa come andare avanti. Un moto di speranza è dato dal fatto che “la televisione ha detto che il nuovo anno porterà la vaccinazione e tutti quanti stiamo già aspettando…”.

E come già la canzone originale di Lucio Dalla ben presto diviene un fantasioso dipinto di un anno nuovo meraviglioso, anche gli “Amato Song” cantano un futuro prossimo “senza mascherine” dove “Ogni sorriso più bello sarà. Le nostre mani potranno intrecciarsi E nessuno le fermerà”.

Ma alla speranza di abbracci, viaggi e ristoranti pieni… segue l’invettiva contro questo malvagio male: “Vedi, vedi, vedi, vedi… Vedi caro virus Cosa ci hai fatto passare Le libertà cancellate E tante vite spezzate”. Però ora è arrivato il vaccino e il mondo, a cominciare proprio dalle famiglie come gli “Amato song” si sta preparando ad “una nuova normalità”.

Ad interpretare il brano sono in ordine di apparizione: Valerio, Peppe, Dario ed Enzo Amato e Graziana Maltese in particolare Enzo e Peppe sono fratelli, così come Valerio e Dario (figli di Peppe), mentre Graziana è la fidanzata di Dario, o meglio, il suo affetto stabile (diremmo in termini di questi tempi). La canzone si arricchisce di un video corredato dalle immagini che hanno segnato questo triste anno, tra cui il Duomo di Milano deserto e le saracinesche chiuse…

“Ho pensato di scrivere una lettera proprio a lui, al Covid – rivela Enzo Amato – forse perché, trattandolo come una persona, voglio immaginare che possa rendersi più umano e meno letale. L’ho reso più piccolo, in qualche modo, e gli ho cucito addosso una coscienza. L’ho messo davanti a tutto il male che ha commesso. A come ha spezzato tante vite e ne devastato tante altre. A come ci ha privato della nostra normalità. Il nostro è un inno alla speranza da cantare a squarcia gola per credere che si possa, anzi, si debba creare davvero una nuova normalità”.

Intanto il video della canzona spopola su Facebook. È stato pubblicato alle 21,59 del 30 dicembre, orario scelto accuratamente per sottolineare il valore simbolico del brano, ossia un minuto prima del coprifuoco e, in 12 ore, sono state superate le 10.000 visualizzazioni.

Redazione

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