In questo periodo di feste parleremo di miti, leggende e favole, naturalmente, sugli animali. Ditemi dal 07 gennaio quale vi è piaciuta di più e perché.

LA LEGGENDA DEL PETTIROSSO

Un piccolo uccellino marrone divideva la stalla a Betlemme con la Sacra famiglia. La notte, mentre la famiglia dormiva, l’uccellino notò che il fuoco che li scaldava stava per spegnersi.
Così, per tenere caldo il piccolo, volò verso le braci e tenne il fuoco vivo muovendo le ali per tutta la notte. Il mattino seguente l’uccellino fu premiato con un bel petto rosso brillante come simbolo del suo amore per Gesù Bambino.

LE RENNE

Le renne sono gli animali tipici del Natale, grazie al ruolo di aiutanti di Babbo Natale.

Le renne sono sicuramente tra i simboli più noti del Natale e sono amate da tutti i bambini per l’aiuto che danno a Babbo Natale nella consegna dei doni, trainando la slitta nei cieli della Vigilia. Ovviamente la capacità di volare fa parte della leggenda, però è vero che le renne sono ottimi animali da traino, tant’è che oggi nei paesi del nord Europa, particolarmente in Lapponia, si usano per i pulk, le slitte della tradizione scandinava.

LA LEGGENDA:

Ad associarla a Babbo Natale sono stati sicuramente diversi elementi:

  • Il primo è legato alla provenienza geografica. Babbo Natale vive al Polo Nord e la renna è un animale che vive nel nord Europa o comunque nelle zone artiche.
  • Il secondo è legato alla funzione trainante. Sia nella leggenda che nella realtà, le renne trainano slitte. Infine, una leggenda norrena le identifica come animali lunari e notturni, che guidano le anime dei defunti.
LE RENNE DI BABBO NATALE:
Le renne di Babbo Natale, per tradizione sono otto e i loro nomi nascono da una poesia americana del 1823, intitolata The Night Before Christmas, che negli anni ’40 fu ripresa in una canzone intitolata Rudolph the Red – Nosed Reindeer.
Ogni lingua del mondo ha tradotto i nomi delle renne e noi li conosciamo così:
Lampo (o Donato), Cometa, Saltarello, Fulmine, Ballerina, Freccia, Donnola, Cupido.
Solo successivamente le renne divennero nove con l’aggiunta di Rudolph (o Rodolfo), che avanti a tutte e con il suo tipico naso rosso, guida il gruppo.

Le renne che traino la slitta di Babbo Natale sono femmine o esemplari castrati poiché i maschi della specie perdono i palchi durante la stagione invernale.

LE PRODEZZE DELLE VARIE RENNE:

I vari racconti e le leggende, sviluppatesi nel tempo, hanno attribuito a queste nove renne dei poteri e delle caratteristiche personali.

  • Ballerina: rallegra i bambini con passi di danza;
  • Saltarello: ama cantare e sa imitare la voce dell’uomo;
  • Fulmine: è il difensore dei doni;
  • Donnola: è la più timida e impaurita delle renne;
  • Freccia: è la renna gemella di Donato e hanno entrambe un mantello e ben due code. Mentre Freccia perde i crini a primavera e Babbo Natale li porta ai bambini poveri, Donato ha spesso il raffreddore e le sue goccioline sbocciano in deliziosi fiorellini in primavera.
  • Cometa: è la renna più veloce ed è quella che comprende i desideri dei bimbi per prima.
  • Cupido: ha il compito di leggere tutte le lettere che arrivano a Babbo Natale. Il suo nome deriva da una macchia a forma di cuore che ha sul petto.
  • Infine, c’è Rudolph che ha il compito di guidare tutte le altre renne.

LA LEGGENDA DI RUDOLPH: LA RENNA DAL NASO ROSSO

Babbo Natale viene rappresentato insieme ad una renna piuttosto particolare. La sua slitta viene trainata da nove renne di cui una dotata di un naso rosso scintillante. Questa piccola renna, derisa dal proprio branco per colpa di questa stranezza fisica, si rivelò di grande aiuto per Babbo Natale in una fredda e nebbiosa notte di Vigilia.

Il 24 dicembre di tanti anni fa una fitta nebbia coprì il cielo e Babbo Natale, preoccupato di non riuscire ad affrontare il viaggio per portare i doni a tutti i bambini, cercò una soluzione senza riuscirci. Il Natale sembrava ormai rovinato ma fu proprio Rudolph a risollevare il morale di Santa Claus che quando vide il luminoso naso rosso dell’animale capì che la renna avrebbe potuto trainare la magica slitta nella notte buia e nebbiosa.

Grazie al suo naso luminoso illuminò la strada e Babbo Natale riuscì a consegnare i regali a tutti i bambini.

Le altre renne, pentite per il loro comportamento, cominciarono ad applaudire e festeggiare Rudolph che, oltre a guidare il gruppo, da quel giorno è diventata la beniamina di tutti i bambini del mondo.

Rudholp è la renna diventata celebre grazie a questa leggenda che ancora oggi si racconta durante la notte della vigilia di Natale.

L’uccellino di Natale

Quando giunse l’inverno tutti gli uccellini del bosco partirono. Soltanto un piccolo uccellino decise di rimanere nel suo nido dentro un cespuglio di agrifoglio:
voleva a tutti i costi attendere la nascita di Gesù per chiedergli qualcosa. L’inverno fu lungo e molto nevoso. Il povero uccellino era stremato dal freddo e dalla fame.

Finalmente arrivò la Notte di Natale. Quando lo uccellino fu dinnanzi al Bambino appena nato, disse : “Caro Gesù, vorrei che tu dicessi al vento invernale del bosco di non spogliare l’agrifoglio. Così potrei restare nel mio nido I e attendere la nuova primavera”.

Gesù sorrise, poi chiamò un angelo e gli ordinò di esaudire il desiderio di quell’uccellino. Da allora, l’agrifoglio conserva le sue verdi foglie anche d’inverno. E per riconoscerlo dalle altre piante, l’angelo vi pose , delle piccole bacche rosse e lucide.

La pecora nera

Racconta la storia di una pecora nera, malvista, additata e schernita dal resto del gregge e dagli altri animali. Un giorno, esausta, la pecora nera decise di andare a vivere sola in montagna e proprio qui, una notte, vide da lontano una grotta illuminata da una debole luce. Decise di raggiungere la grotta dove c’erano Giuseppe, Maria e il neonato bambinello. Anche loro non erano accettati in società. La pecora nera si offrì di riscaldare il bambino con la sua lana e all’indomani Gesù svegliandosi le mormorò nell’orecchio: “Sono venuto per questo: per le pecore smarrite!”  e la pecora si mise a belare di felicità.

La leggenda della voce degli animali

Una leggenda che fa sorridere e affascina non solo i bambini, è quella degli animali parlanti.
La leggenda vuole, infatti, che ogni anno, nella notte tra la vigilia e Natale, allo scoccare della mezzanotte ci sia una magia che si compie ripetutamente da sempre.

Tutti gli animali acquistano il dono, solo per una notte, della parola, confrontandosi tra loro sugli umani, sui loro comportamenti e commentandone azioni e discorsi. Una magia irripetibile, che però non deve essere mai e poi mai svelata dagli uomini. Si dice infatti che qualsiasi uomo in ascolto quella notte possa diventare cieco e sordo nel giro di attimi!

La leggenda del gatto e della sacra famiglia

È oramai cosa nota, tra i gattofili più credenti e quelli semplicemente più curiosi, che la “emme” sulla fronte dei gatti tigrati, stando a una leggenda, è opera della carezza con cui la Vergine Maria ha benedetto il micio che, con tanto affetto, si è occupato di tenere Gesù al caldo nella stalla. Ma vi siete mai chiesti come quel micio abbia incontrato la Sacra Famiglia? In realtà, ha fatto molto più di tenere al caldo il bambino. Ecco come un gatto protesse Gesù, secondo la stupenda storia di Mary Rhudy. 

Narra una leggenda che, nella stalla dove Giuseppe ed una Maria ormai vicinissima al parto trovarono rifugio per notte, alloggiasse già da tempo un gatto. Era un gatto dalla natura combattiva, un eccellente cacciatore di topi che non amava la compagnia delle persone. Quando il locandiere, proprietario della stalla, si offrì di scacciarlo a loro beneficio, Maria lo pregò di non mandarlo al freddo, di lasciarlo restare.

Il gattone tigrato assistette al parto, guardò la famiglia prendersi cura del nuovo nato con premura, e sebbene non si fidasse degli umani il suo istinto gli diceva che Giuseppe e Maria erano diversi, gentili. Iniziò ad avvicinarsi, piano piano, poco alla volta, annusando l’odore di madre, padre e bambino. Inizialmente Giuseppe lo guardò con una certa apprensione; ma quando Maria gli porse la mano, lui ne accettò l’amicizia, e decise che quel cucciolo d’uomo aveva bisogno di lui per restare al caldo. Così, si acciambellò vicino a Gesù.

Nel tempo che seguì protesse con fierezza la famiglia dai topi e dai serpenti. In un’occasione, perfino, stando a una collezione di leggende, pare che affrontò e sconfisse Satana stesso, presentatosi in forma di serpente per porre fine alla vita di Gesù.  

La lealtà del micio verso la Sacra Famiglia crebbe tanto che la notte in cui i soldati di Erode entrarono a Betlemme per uccidere il cucciolo d’uomo, il gatto protesse Gesù: rimase indietro a coprire la fuga dei tre umani, e assieme a un nutrito gruppo di gatti di strada diede tanto filo da torcere ai suoi nemici che, alla fine, fu loro impossibile raggiungere la famiglia.

Solo allora, ferito e sofferente, il micio tigrato si incamminò per raggiungere la famiglia che si era scelto. Maria e Giuseppe lo accolsero con gioia, lavando le sue ferite; e il piccolo Gesù lo guarì con una carezza. Maria, grata e commossa di ciò che il micio aveva fatto per loro, lo battezzò Michele, perché proprio come l’omonimo Arcangelo quel felino fedele aveva combattuto Satana in forma di drago-serpente.

I personaggi del presepe

Alla variegata presenza di esseri umani nel presepe, si aggiungono poi tanti rappresentanti del mondo animale che sono più o meno protagonisti della scena.

Basta pensare ad esempio al bue e l’asinello, probabilmente i più famosi tra gli animali del presepe che ricordiamo per il loro ruolo fondamentale nello scaldare il neonato Gesù e non solo.

Secondo la tradizione, infatti, il bue del presepe sarebbe stato colui che con i suoi muggiti ha attirato Maria e Giuseppe nella stalla, rinunciando alla paglia fresca da mangiare per offrire la sua mangiatoia come culla calda e morbida per Gesù Bambino.

Il buon bue, inoltre, contribuì a riscaldare il Bambino nel suo giaciglio, soffiando sopra con il suo alito tiepido. Si dice da allora che il bue ha l’alito più dolce di tutti gli animali.

L’asinello, invece, ha accompagnato la Sacra Famiglia nel lungo viaggio fino a Betlemme.

Inoltre, sono assolutamente immancabili su ogni presepe che si rispetti le statuine che raffigurano pecorelle e caprette, considerate protagoniste della scena trattandosi di un ambiente nel quale si trovavano moltissimi pastori.

Secondo le antiche storie, fu proprio uno di questi ad offrire alla Madonna la lana di una delle sue pecore affinché potesse scaldare il piccolo Gesù.

Pecore e caprette non sono gli unici animali della fattoria che possiamo trovare nella scena del presepe: molto spesso ci sono cavalli, mucche, maiali, galline e oche che affollano la ricostruzione natalizia.

Secondo i racconti della tradizione, gli animali del presepe furono protagonisti veri e propri arrivando a restare immobili e in ginocchio come se fossero in preghiera.

Insetti, cammelli ed altri animali nel presepe

Impossibile dimenticare, poi, i cammelli o i dromedari che accompagnano i Re Magi nella loro traversata del deserto fino a Betlemme.

Ma ci sono anche altri personaggi animali che secondo la tradizione fanno parte del presepe come gli uccelli che hanno intonato dolci melodie per Gesù Bambino (secondo alcuni, si trattava di tortore e secondo altri di pettirossi).

Tra gli animali che non possono mancare nella tradizione presepiale ci sono anche due insetti.

Le api che con il loro ronzio crearono una melodia per rendere lode al Signore e la lucciola, la quale si posò sul ditino di Gesù appena nato iniziando a brillare così forte da guidare i pastori e i viandanti fino alla stalla.

Infine, una leggenda natalizia che riguarda uno degli animali da compagnia più amati in tutto il mondo: su alcuni presepi viene sistemata nella stalla anche la statuina di un gatto.

Secondo la tradizione, assieme alla Sacra Famiglia c’era anche una gatta con i suoi micini nascosta nella stalla buia e Maria si accovacciò per accarezzarla, lasciandole il segno di una M sulla fronte.

Questo simbolo, tipico del Gatto Europeo, ha salvato i felini dagli inquisitori che consideravano gli esemplari “marchiati” dalla Madonna come animali sacri.

pastori non erano i soli ad essere felici di contemplare il Bambino Gesù nella grotta di Betlemme, infatti un pettirosso, che si riparava dal freddo sotto il tetto della grotta, si unì al canto degli angeli e quello fu il primo canto d’uccello che udì Gesù Bambino e per ringraziarlo gli rese la voce ancora più dolce e melodiosa, sopratutto durante l’inverno, nel tempo della notte di Natale.

Si narra che anche le tortore fossero presenti nelle grotta e cantarono per il Bambin Gesù, e con il loro dolce cinguettio fecero addormentare Gesù Bambino nella sua povera culla, nonostante il freddo pungente.