Dareste ai vostri figli o parenti un farmaco efficace “fra il 20 e l’80%” e la cui sicurezza è stata testata per 6 settimane invece che per almeno un anno?

Una ricerca “pro-vax” sui documenti ufficiali riguardanti i vaccini per il Covid-19

Salvatore Corrao – Pietro Galluccio

L’emergenza sanitaria e sociale e l’enorme numero di morti in tutto il mondo sta spingendo, come è naturale che sia, alla ricerca di cure e vaccini contro il virus Sars-Cov-2 e per la prevenzione della malattia.

In queste ultime settimane si sono susseguiti annunci di risultati molto promettenti che hanno da un lato alimentato le giuste speranze che l’emergenza possa essere presto superata e dall’altro stimolato prese di posizione più o meno dra-stiche circa l’obbligatorietà della vaccinazione. Entrambe accompagnate da annunci da parte dei governi, compreso quello italiano, relativi ad imminenti piani di distribuzione dei vaccini con individuazione delle relative priorità.

Al momento però, oltre gli annunci e i comunicati stampa ufficiali rilasciati dalle case farmaceutiche direttamente inte-ressate, non vi sono dati di alcun tipo relativi ai risultati effettivi. Questo non vuol dire certamente che gli annunci siano falsi o gonfiati, ma che vi è una generale assenza di informazioni o, in alcuni rilevanti casi, una contraddittorietà fra le dichiarazioni rilasciate alla stampa e i documenti ufficiali, sempre prodotti dalle case farmaceutiche, forniti alle autorità sanitarie.

Questa ricerca non è quindi “no-vax” né complottista, ma un invito a tutti, dai semplici cittadini ai governamenti chia-mati a fare scelte difficili e delicate, ad adottare le necessarie cautele perché le giuste speranze riposte nei vaccini non si rivelino dannose per la salute dei cittadini nel medio-lungo periodo e, paradossalmente, non si finisca con alimentare il già vasto movimento no-vax che spesso per fede o pregiudizio fa lo stesso errore di screditare i vaccini senza robuste basi scientifiche.

Inutile dire che tutto quanto riportato in queste pagine è facilmente documentabile tramite i siti dei Governi indicati e i richiami ai documenti ufficiali.

Il quadro dei vaccini in fase di sperimentazione

Il punto di partenza è il documento dell’Organizzazione mondiale per la sanità denominato “DRAFT landscape of COVID-19 candidate vaccines” disponibile online sul sito dell’organizzazione i Il documento contiene l’elenco di 48 vaccini “candidati” in fase di valutazione clinica e 164 vaccini “candidati” in fase di valu-tazione preclinica. Le due liste, secondo quanto riportato sul file, sono aggiornate al 12 novembre, anche se i dettagli sullo stato di avanzamento dei vaccini sono anche successivi a tale data, fino al 28 novembre.

La sperimentazione in Europa

Sul sito della EMA (European Medicines Agency) si può verificare quali imprese hanno avuto contatti formali con la stessa agenzia. ii

Si riscontra che le società che dichiarano di stare lavorando alla realizzazione di vaccini sono 22, di cui 8 nella fase della speri-mentazione clinica. Di queste 8, solo 3 hanno chiesto di accedere alla cosiddetta “Rolling review”, una sorta di “valutazione in corsa”. Sono la AstraZeneca/Oxford (data inizio valutazione 01 ottobre), la BioNTech/Pfizer (06 ottobre) e la Moderna Biotech (16 novembre). I comunicati stampa dell’EMA sulle tre procedure sono disponibili sul sito dell’Agenzia iii Da notare che nel caso della AstraZeneca, che sta attualmente testando due diversi vaccini, non è specificato per quale dei due è stata approvata la procedura della Rolling Review. Secondo notizie di stampa si tratterebbe del AZD1222 iv

Per comprendere in modo oggettivo lo stato di avanzamento della valutazione clinica, è stata fatta la verifica comparata di due siti istituzionali: il Registro UE delle sperimentazioni cliniche v e il Registro della Biblioteca Nazionale di Medicina degli USA vi. Altri registri ufficiali per le sperimentazioni in corso sono: Registro delle Risorse Sanitarie del Governo indonesiano, il Regi-stro delle sperimentazioni cliniche della Cina, ISRCTN (sito indipendente di peer-review),

Alcune considerazioni finali

L’annuncio di risultati di ricerche mediche e farmacologiche dovrebbe essere sempre accompagnato dalla presenta-zione, se non al pubblico quantomeno alla comunità scientifica e agli organi di vigilanza sanitaria, di report chiari ed esaustivi.

Così non sembra essere stato almeno per i tre casi più eclatanti di AstraZeneca, BioNTech/Pfizer e Moderna.

Assistiamo in modo abbastanza preoccupante alla fine della medicina e della ricerca basate sulle “evidences”, cioè sui fatti scientifici documentabili e ad una sostanziale abdicazione alle proprie funzioni di vigilanza da parte degli organismi competenti.

Se tali scelte possono essere comprensibili ancorché discutibili da parte delle aziende, non altrettanto comprensibili pos-sono essere le reazioni di giubilo da parte delle autorità pubbliche ed in particolare di coloro che devono o dovrebbero sovrintendere alla salute dei cittadini, adoperando sempre principi di precauzione.

C’è stato e c’è inoltre un evidente percorso di “alterazione del mercato”, dovuto al fatto che questi annunci (con le con-seguenti strabilianti performance finanziarie dei titoli azionari delle società coinvolte, solo in parte successivamente scalfite dall’emergere di dubbi e domande da parte del mondo scientifico) determinano continue promesse di acquisto da parte dei governi e la preparazione di piani di distribuzione particolarmente complessi, che potrebbero però rivelarsi del tutto errati in base al vaccino finale che sarà scelto in base alla sua efficacia ed alla sua sicurezza.

È esemplare il caso dell’annunciato vaccino BionNTech/Pfizer, che deve essere conservato ad una temperatura inferiore a -73° e la cui gestione logistica appare quindi particolarmente complessa con costi aggiuntivi a quelli già notevoli del prodotto in sé. Cosa accadrebbe se una valutazione finale e di medio-lungo termine avesse risultati diversi da quelli an-nunciati, determinando la necessità di cambiare del tutto la catena di conservazione/distribuzione del prodotto?

È evidente, l’abbiamo volutamente lasciata per ultima, la presenza di dubbi di natura scientifica ed etica su scelte nelle quali la fretta del risultato sembra giocare in modo estremamente pericoloso a danno della sua qualità. Nulla da ecce-pire infatti sull’adozione di procedure semplificate e veloci per lo studio e la valutazione dei vaccini, purché però non vengano meno i parametri di sicurezza, prima ancora che di efficacia. Un vaccino può infatti non essere del tutto effi-cace ma non per questo essere pericoloso. In queste ore, le autorità sanitarie chiedono infatti alle case farmaceutiche di attestare che il loro vaccino risulti scientificamente efficace per bloccare il Covid-19 in una percentuale “compresa fra il 20% e l’80%”. Una variante talmente ampia che sarebbe inaccettabile in qualsiasi contesto, soprattutto medico, ma che può ancora apparire accettabile se contemporaneamente venisse attestato che il vaccino è comunque sicuro; che, in altri termini, anche se non blocca il Covid-19 in modo particolarmente efficace, in ogni caso il vaccino non mette a ri-schio la salute delle persone vaccinate. Ad oggi purtroppo non vi sono ricerche attendibili su questo fronte, per il sem-plice fatto che, come attestato dalle autorità sanitarie, una valutazione efficace dovrebbe durare almeno un anno. Ciò vale ancora di più per due dei vaccini in studio, proprio quelli di BioNTech/Pfizer e Moderna, che si basano sulla tecnica mRNA (che ricorre all’utilizzo di materiale generico) che non è mai stata prima autorizzata per gli esseri umani.