Territorio

La Polizia smaschera uno scenario di dilagante illegalita’ da parte di dipendenti della fondazione “orchestra sinfonica siciliana”

Personale della Digos di Palermo, a conclusione di un’articolata attività investigativa coordinata dalla locale Procura della Repubblica, ha eseguito a Palermo e nella provincia un’ordinanza di applicazione della misura cautelare personale con obbligo di presentazione presso gli uffici di polizia giudiziaria, emessa dal Gip del Tribunale di Palermo  per il delitto previsto e punito dagli artt. 55 quinquies d. lgs. 165/01, 81 cpv, 110, 61 n.2 c.p. per il reato di truffa aggravata in concorso, di cui all’art.640 c.p. in danno della Regione siciliana, nei confronti di 47 soggetti collegati a vario titolo con la Fondazione “Orchestra Sinfonica Siciliana”.

Nello specifico, i provvedimenti coinvolgono 30 lavoratori cd. “ex p.i.p.” appartenenti al bacino “emergenza palermo”, assegnati dal Dipartimento Regionale del Lavoro a disposizione della Fondazione “Orchestra Sinfonica Siciliana”, con mansioni di pulizia, manovalanza, giardinaggio, servizio di maschera in sala, centralino e portineria.

La misura, inoltre, sara’ estesa nei confronti di 16 dipendenti della Fondazione Orchestra Sinfonica Siciliana, addetti all’area amministrativa, tecnica e alla direzione artistica e nei confronti di un soggetto, figlio di un dipendente della fondazione, che si è reso responsabile della beggiatura fraudolenta in favore del proprio genitore.

L’attività degli investigatori della Digos svolta nei mesi di febbraio, marzo e aprile del 2019, con l’ausilio di servizi tecnici di video ripresa nonché attraverso l’espletamento di servizi di osservazione e pedinamento, ha consentito di mettere in luce, anche nei confronti dei dipendenti della Fondazione “Orchestra Sinfonica Siciliana”, appartenenti al ruolo amministrativo ed al ruolo dei professori d’orchestra, una complessa rete di relazioni e di complicità tra soggetti, finalizzata alla truffa aggravata in danno dello Stato, in concorso tra loro.

La gravità dei fatti accertati e la loro reiterazione nel tempo ha consentito di cristallizzare un quadro di marcata e diffusa illegalità, posta in essere attraverso allontanamenti di diverse ore dal luogo di lavoro con l’obiettivo di svolgere faccende di carattere strettamente personale.

In alcuni casi si è accertato che la beggiatura è stata effettuata direttamente dagli interessati, i quali, dopo aver timbrato l’ingresso in teatro, successivamente si allontanavano  arbitrariamente omettendo di registrare l’uscita.

A tal riguardo, sintomatici si sono rivelati alcuni di questi allontanamenti, osservati a distanza dagli investigatori della Digos, come quelli posti in essere da alcuni impiegati della Fondazione, tra cui un addetto all’orchestra e tecnico di palcoscenico, che durante l’orario di servizio, pedinato dal personale dipendente, si è allontanato dalla struttura teatrale per recarsi dal barbiere o portare la propria autovettura presso un auto lavaggio; un altro giorno, ne aveva approfittato per recarsi in auto presso il Comune di Isola delle Femmine, insieme alla moglie, per consumare un pasto.

Ed ancora, non e’ passato inosservato l’atteggiamento assunto da un’altro dipendente della Fondazione, appartenente all’area tecnica e direzione di sala che, pur risultando presente all’interno della struttura teatrale, si è allontanato numerose volte usufruendo della beggiatura fraudolenta effettuata da altro collega o addirittura della complicità di un altro lavoratore appartenente al bacino degli ex pip.

Infine, non meno eclatante e’ stato il grave episodio registrato all’interno dei locali del Teatro Politeama, allorquando sono stati sorpresi alcuni lavoratori ex pip, in servizio presso la portineria, mentre consumavano della sostanza stupefacente del tipo marijuana; uno di loro, peraltro, deteneva quantita’ significative presso la propria abitazione.

Nel medesimo contesto investigativo sono state accertate anche alcune false dichiarazioni sottoscritte da dipendenti della Fondazione, che avrebbero attestato l’impossibilità di certificare l’orario d’ingresso o di fine servizio, giustificandosi col pretesto di avere dimenticato il proprio badge identificativo. La disamina delle immagini registrate, anche in questo caso, ha consentito di accertare la non corrispondenza tra quanto dichiarato dal lavoratore e l’effettiva presenza dello stesso sul luogo di servizio.                                  

redazione

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