Prima di conoscere il pittore Franco Guarnera, avevo avuto modo di apprezzare lo scrittore Franco Guarnera, attraverso la lettura di un’opera importante e colta come Il cigno di Triquetra, biografia romanzata (ma per molti aspetti un vero romanzo storico) che ricostruisce la vita avventurosa di un poeta siciliano del Cinquecento, Antonio Veneziano. Conoscevo, quindi, un Guarnera “da leggere”, oltre che da ascoltare in piacevoli e culturalmente ricche conversazioni. La sua produzione pittorica, così ricca e articolata, è stata, dunque, una vera e propria scoperta.
In realtà, però, anche la sua pittura risulta “da leggere”, perché le opere di Franco Guarnera vanno guardate, osservate, analizzate e lette come si legge un’opera letteraria, in cui bisogna sempre cercare e scoprire i vari livelli di narrazione e il rapporto tra autore, io narrante e lettore. Quadri “da leggere”, dunque, o meglio Legenda, titolo di un’opera in esposizione, realizzata attraverso un intelligente e arguto gioco di sovrapposizioni e rimandi, con diversi livelli di “narrazione” in un incastro compositivo che si presta a più letture, in un insieme in cui anche l’equivoco e il doppio senso hanno un ruolo fondamentale.
In primo piano un giornale aperto che “nasconde” in parte l’uomo che probabilmente lo sta leggendo, anche se il suo sguardo sembra andare oltre le pagine, verso l’osservatore, in maniera un po’ ammiccante e con un sorriso ambiguo. Ma l’uomo è davvero schermato dal suo giornale? Osservando con attenzione, si può notare che il volto dell’uomo si completa nel giornale stesso, come del resto la sua giacca, la cui apertura coincide con la piega dei fogli. Il cappello, inoltre, costituisce uno squarcio che conduce colui che guarda verso lo sfondo del quadro, dove è presente una donna, (verosimilmente la giornalaia) mentre la falda diventa il bancone dei giornali. Interessanti le scritte presenti nell’opera: in quelle che potrebbero essere le insegne della rivendita, in un gioco di accostamenti di ritagli, si può leggere “Chiedete un giorn a letto”, in cui la parola giornaletto acquista sensi nuovi, e poi “Leggete un’h”, con tutti i molteplici significati che questa espressione può assumere. Sullo sfondo sono presenti tanti lettori, con volti anonimi o simili a maschere. C’è tanto da leggere e da interpretare in quest’opera, come in qualsiasi caso di cronaca cui fa riferimento il giornale (un uomo minaccia una donna nuda) e le parole-ritagli invitano alla lettura e alla riflessione, in un circuito emotivo in cui l’osservatore è coinvolto attivamente nella scoperta del messaggio che Franco Guarnera lancia con questo quadro, complesso e intrigante, in cui il rapporto tra l’aspetto iconico e quello verbale induce a intraprendere un percorso personale nella polisemia dell’opera. L’uomo in primo piano sta denunciando la violenza o ne è in qualche modo complice? Nell’insieme prevale il senso di scandalo per la violenza alla donna (e alle donne in generale) o dietro il perbenismo apparente si nasconde una curiosità morbosa?
Pittura colta, quella di Franco Guarnera, originale e assolutamente personale, ma nutrita dalla profonda conoscenza dell’arte e della sua storia, e sicuramente da tutte le avanguardie che hanno rinnovato il modo di rappresentare la realtà e di superarla. In questo caso non possiamo non pensare a un certo illusionismo di Magritte, volto a creare un cortocircuito visivo attraverso le surreali trasformazioni degli oggetti rappresentati, con spostamenti di senso e messaggi enigmatici che spesso evidenziano la distanza tra realtà e rappresentazione.
Se quest’opera è esplicitamente da leggere, “legenda” è tutta la produzione di Guarnera, nei diversi percorsi tematici: i miti, le donne, i paesaggi e gli ambienti, le nature morte, gli autoritratti. Inoltre, dietro l’apparente semplicità di alcune opere che potrebbe indurre l’osservatore a considerarle ingenue e un po’ naϊf, affiorano la cultura artistica, la stratificazione di esperienze conoscitive, la competenza pittorica: e non è fuori luogo pensare a Picasso che affermava di avere impiegato tutta la vita per dipingere come un bambino.
Elettra è un’opera di forte impatto narrativo, sintesi di una storia mitica complessa, con connotazioni che hanno influito sulla nostra cultura fino alle teorie psicoanalitiche: storia di violenze e incubi, di matricidio e ossessione, espressi nell’opera di Guarnera in maniera efficace su due diversi piani che rappresentano l’uno l’ossessione di Elettra nei confronti di Egisto e Clitennestra e la sua sete di vendicare il padre e l’altro lo sfondo in cui si compie l’efferato delitto. Plasticamente efficace è la figura di Elettra, con la torsione del corpo e, soprattutto, del capo, con gli occhi rivolti in senso opposto rispetto alla mano drammaticamente diretta verso i volti verdi che “sgorgano” tra i rami e le foglie di un albero, difficilmente identificabile come albero della vita. Forse, però, la presenza dell’acqua nel dipinto rappresenta l’ancestrale desiderio di purificazione.
Dafne, Ulisse, Sirena, e anche Adamo ed Eva narrano le rispettive storie in maniera estremamente sintetica, con l’intenzione di rappresentare immediatamente uno stato d’animo; figure rese con pochi tratti, semplici ma efficaci da un punto di vista plastico, non realisticamente dipinte, ma modellate dall’interno, de-formate dai propri sentimenti e dalle proprie emozioni. Questo può estendersi a tutte le figure umane presenti nella produzione di Franco Guarnera, soprattutto ai volti di donna e, in genere, alle figure femminili dove ciò che conta non sono le proporzioni delle forme del viso o del corpo, ma l’impeto dell’interiorità, nella fuga come nella danza e in ogni situazione di vita: spesso perde importanza lo sfondo del quadro, perché ciò che prevale è l’espressione, la volontà di esaltare ed esasperare il lato emotivo della situazione rispetto alla realtà oggettiva. Di grande efficacia Ragazza alla finestra, in cui il volto e il contesto raccontano una storia che l’osservatore imparerà ad “ascoltare”.
I paesaggi e gli ambienti conducono l’osservatore verso i due poli fondamentali della biografia dell’autore, Roma e Cefalù. A volte le opere rappresentano semplici momenti di vita quotidiana in ambienti come quelli del salone del barbiere o del bar, a volte i paesaggi sono rappresentati in maniera impressionistica o post-impressionistica, con la presenza di figure umane e con la molteplicità di stili e tendenze legate a questo linguaggio pittorico.
Pittura complessa quella di Franco Guarnera, dove più componenti convivono e trovano strade diverse per esprimersi, come nelle “nature morte”: da una parte frutta con bottiglie, coppe e vasi estremamente semplici e volutamente piatti, stilizzati, semplificati, ridotti all’essenza; dall’altra i vasi con fiori, corposi, ricchi, trionfanti in un’esplosione di colori, luci e forme.
Un gioco colto la pittura di Franco Guarnera, che ama sperimentare e sperimentarsi in una molteplicità di linguaggi (oltre alla scrittura e alla pittura, anche la musica): una pittura varia per temi e stili, un modo per raccontarsi, lui persona elegantemente riservata, per lasciare intravedere se stesso e la ricchezza della sua personalità, come inducono a pensare le mille sfaccettature dei suoi tanti autoritratti.
(dal catalogo Percorsi nell’arte lunghi una vita, Edizioni Marsala, Cefalù)
La mostra, realizzata nell’ambito delle attività dell’associazione Cefalù Città degli Artisti e con il patrocinio del Comune di Cefalù, è visitabile fino al 9 novembre 2020, nelle ore 9.00 – 13.00 / 14.00 – 18.00, presso l’Ottagono di Santa Caterina, in Piazza Duomo, nel rispetto delle norme dettate dall’emergenza sanitaria da SARS-CoV-2.

Rosalba Gallà
Sulla mostra di Franco Guarnera anche il servizio del Giornale di Cefalù