“Abbiamo di fronte una “diversa normalità”, che impone la convivenza con il coronavirus che è ancora in circolazione. Le prescrizioni per la riduzione della diffusione del contagio dovranno essere osservate ancora di più ora che sono riprese quasi tutte le attività. Perciò, occorrono continui e costanti controlli sul rispetto delle misure di contenimento. Un’intesa con le autorità sanitarie preposte dovrebbe portare all’esecuzione generalizzata di tamponi per la ricerca del virus ai soggetti professionalmente a contatto con pluralità dei cittadini, tenuto conto di una delle caratteristiche del coronavirus, cioè di trasmettersi in forma asintomatica. La spesa dovrebbe essere a carico del Comune e sarebbe stata preferibile all’acquisto di visiere di dubbia efficacia. Ma lo è tuttora, nonostante l’incauto acquisto sia stato già compiuto. La dotazione di dispositivi di protezione per gli operatori ovvero l’esecuzione di attività di sanificazione presso le attività produttive nella forma del supporto con la fornitura diretta o con il contributo economico dovevano essere priorità prima delle riaperture. Le predette necessità rappresentano un maggior costo sostenuto dalle imprese, che potrebbe essere “caricato” sui consumatori con un aumento dei prezzi dei beni e dei servizi. Un intervento dell’amministrazione comunale che se ne sarebbe fatto carico e con un patto da fare con gli operatori, potrebbe evitarlo.”
Così scriveva lo scorso 31 maggio il Circolo di Castelbuono del PD al Sindaco, agli Assessori, ai Capigruppo ed altri in relazione alle proposte della Giunta comunale per l’utilizzo di un milione di euro. Un’iniziativa, questa, sbandierata con enfasi e spacciata per essere innovativa, che era una misura urgente, ma della quale a distanza di 120 giorni se ne sono perse le tracce. Della necessità quindi di un’azione di monitoraggio l’avevamo chiesto ormai alcuni mesi fa, ma con modalità diverse da quelle
che oggi sono indicate dall’ordinanza del Sindaco. Allora non si parlava di test sierologico e quindi parlavamo di tamponi. In linea di principio, quindi, non siamo contrari, ma non può essere un’iniziativa congegnata così come previsto dall’ordinanza sindacale. Innanzi tutto con il costo a carico degli operatori economici. E’ prevista la certificazione “mediante … tampone e/o test sierologico”, che non è indifferente fare il tampone oppure solo il test sierologico. Il tampone può essere fatto solo nelle strutture sanitarie pubbliche. Potranno sostenere un simile carico di lavoro? Se, come da Sentenza del Tar dello scorso agosto, il Presidente della Regione non può fare ordinanze fuori dal quadro normativo nazionale ancor meno un Sindaco può imporre il tampone, a costo di chi lo deve fare, se non previsto da provvedimento del Governo.

Non era forse il caso solo di prevedere la possibilità e non l’imposizione del test sierologico, conservando la certificazione e mostrandola ai soggetti preposti al controllo, piuttosto che l’obbligo anche di invio al Comune, tenuto conto che in caso di positività è lo stesso soggetto che esegue il test sierologico obbligato a comunicarlo all’azienda sanitaria provinciale preposta a gestire tutta la procedura? Si ha l’impressione che si tratta di un’iniziativa approssimativa ad uso della cronaca, un atto di autorità senza confronto con gli operatori, imposta dall’oggi al domani, senza un’organizzazione che aiuti gli stessi anche economicamente. E per questo l’Ordinanza Sindacale di obbligo dei tamponi alle attività produttive va RITIRATA mentre attendiamo, da tempo, un forte atto di indirizzo vincolante del Sindaco nei confronti della Polizia Municipale, di cui è IL responsabile, che aumenti i controlli in riferimento al rispetto del distanziamento sociale e l’uso della mascherina. Atto che diviene ancor più urgente alla luce della odierna Ordinanza del Presidente della Regione che obbliga l’uso della mascherina anche in luoghi pubblici aperti al pubblico.

Per il Coordinamento
Il Segretario
Vincenzo Capuana