Gli animali domestici sono fedeli compagni di vita, ma anche loro possono essere colpiti da microrganismi che, talvolta, trasmettono ai padroni. In questo articolo parliamo dei gatti: come prenderci cura di questi piccoli felini e di noi stessi, basandoci sulle raccomandazioni scientifiche in vigore.

I gatti sono, fin dall’antichità, tra gli animali domestici più diffusi al mondo. Dalle scoperte archeologiche, si stima che il cosiddetto processo di domesticazione potrebbe essere iniziato addirittura nel 7000 avanti Cristo: questi felini sono stati dapprima apprezzati per la loro capacità di eliminare i roditori dalle coltivazioni e dai depositi di cereali.

Oggi, i gatti domestici sono graditi coinquilini in molte abitazioni e strutture residenziali: la loro socialità e affettuosità hanno effetti positivi sull’umore di chi gli sta accanto; la loro presenza accanto a persone anziane o disabili aiuta la socializzazione e stimola le attività psico-fisiche.

Insomma, i gatti sono straordinari compagni di vita, ma non sono immuni da patologie: proprio come gli essere umani, possono essere colpiti da microrganismi che, in alcuni casi, possono a loro volta trasmettere ai padroni. Vediamo di quali si tratta e come proteggere al meglio i nostri felini e noi stessi.

Le malattie infettive dei gatti

La più conosciuta malattia infettiva correlata ai felini domestici è la cosiddetta “malattia da graffio di gatto”. È provocata da un batterio chiamato Bartonella henselae, che viene trasmesso ai gatti attraverso morsi di pulce o contatti di sangue con altri gatti (ad esempio in seguito a liti). I felini più a rischio sono quelli più giovani e i randagi, ma si stima che il 30-50% dei gatti sia esposto a questa malattia ad un certo punto della loro esistenza. Generalmente il gatto infettato rimane asintomatico, o sperimenta sintomi lievi come febbricola, debolezza, arrossamento degli occhi, vomito e scarso appetito; di rado, l’infezione può essere più grave ed interessare il cuore. Il batterio può essere trasmesso all’uomo attraverso il graffio o il morso, ma anche quando il felino lecca la pelle umana in un punto in cui è stata precedentemente ferita. Nella maggior parte dei casi la malattia conseguente è lieve: dopo circa 1-3 settimane si sviluppa un gonfiore localizzato a livello dell’inoculo e un caratteristico ingrossamento dei linfonodi circostanti; possono accompagnarsi febbre, congiuntivite e dolori muscolari. Più raramente, però, le conseguenze possono essere gravi: soprattutto in età pediatrica o in persone con un sistema immunitario compromesso, la malattia può estendersi a coinvolgere il cervello, il cuore o altri organi interni.

La pulce non è l’unico parassita che affligge il gatto: così come gli esseri umani, anche i piccoli felini possono essere morsi dalle zecche e venire infettati da diversi batteri, tra cui la Borrelia burgdorferi, responsabile della malattia di Lyme.

Esistono molte altre malattie infettive connesse ai gatti: nella maggior parte dei casi, vengono contratte attraverso il contatto con le feci di questi animali. È il caso della Toxoplasmosi, provocata da un parassita denominato Toxoplasma gondii: questo protozoo vive nel suolo e nell’acqua, ma anche all’interno di diversi animali. I gatti contraggono l’infezione cibandosi di piccoli roditori, uccelli o altri animali infetti; raramente appaiono malati, ma possono espellere il parassita con le feci per settimane dopo il contagio. Gli esseri umani possono infettarsi attraverso il consumo di acqua o alimenti contaminati, oppure attraverso il contatto con le feci del gatto (tipicamente durante la pulizia della lettiera). Chiunque può contrarre la malattia, ma essa è generalmente più grave nelle persone con scarse difese immunitarie e nelle donne in gravidanza, che possono trasmettere l’infezione al nascituro con possibili difetti di crescita intrauterina.

La donna che essendo venuta a contatto con il Toxoplasma, abbia già formato gli anticorpi, risulta essere immune da questa malattia.

La maggior parte dei gatti non mostrano segni clinici di infezione con Toxoplasma. Talvolta tuttavia gatti di giovane età o che presentino un’infezione concomitante da virus leucemico felino (FeLV) o da virus dell’immunodeficienza felina (FIV) possono essere predisposti a contrarre la toxoplasmosi in forma clinicamente manifesta. I sintomi precoci non sono specifici: sonnolenza, depressione, perdita di appetito e febbre. Uno dei sintomi più frequenti è la difficoltà respiratoria, dovuta al quadro di polmonite indotta dal parassita. Possono inoltre essere presenti vomito, diarrea, prostrazione e ittero (colorito giallo delle mucose). Occasionalmente la toxoplasmosi può causare una sindrome a carico del sistema nervoso centrale, con alterata risposta alla luce, cecità, mancanza di coordinazione, alterazioni della personalità, movimenti in circolo, difficoltà a masticare e a deglutire e perdita di controllo nella defecazione e nell’urinazione. Se riconosciuta la toxoplasmosi è una malattia curabile attraverso l’utilizzo della Clindamicina (antibiotico).

Diversi altri parassiti possono infettare il gatto e poi essere trasmessi all’uomo attraverso il contatto con feci contaminate: il Cryptosporidium, la Giardia e alcune specie di vermi provocano sintomi intestinali (diarrea e crampi addominali) generalmente lievi e a risoluzione spontanea, ma che in alcuni casi possono richiedere l’intervento medico.

Le principali malattie infettive che possono colpire i gatti sono: la FIV (immunodeficienza felina, anche nota come AIDS felino), la FeLV (leucemia infettiva felina) e la FIP (peritonite infettiva felina). A queste si aggiungono le infezioni da herpesvirus e calicivirus e, specie nei cuccioli, la panleucopenia. Tutte queste malattie sono contagiose solo per i gatti: non per gli umani, né per altri animali.

FIV (Feline Immunodeficiency Virus)

É un virus che danneggia le difese immunitarie dell’animale per cui i gatti FIV-positivi sono più soggetti a contrarre malattie e hanno meno risorse per combatterle.

Comunque, un gatto FIV – positivo che vive in casa (condizione ideale per questi gatti) al riparo dal rischio di contrarre ulteriori infezioni può trascorrere tutta la vita senza manifestare la malattia e può vivere oltre 10 anni. Alcuni gatti FIV -positivi, però, possono sviluppare malattie di varia gravità (gengiviti e stomatiti croniche, raffreddori, bronchiti, neoplasie,…) che vanno identificate e curate.

La FIV si trasmette principalmente con i morsi durante le lotte fra gatti e per contatto con sangue infetto; talvolta durante l’accoppiamento e raramente per contatto con la saliva.

L’interferone é un farmaco che, abbinato alle terapie sintomatiche, ha dato buoni risultati nella gestione delle patologie causate dalla FIV.

La sterilizzazione diminuisce i combattimenti fra gatti ed annulla gli accoppiamenti: è considerata un metodo di prevenzione e contenimento della diffusione del virus.

Il FeLV è anch’esso un virus che indebolisce il sistema immunitario del gatto. É più grave del FIV perché un gatto FeLV – positivo ha statisticamente circa un 70% di possibilità di morire per una malattia legata al virus nei 3-4 anni successivi al contagio. Comunque, circa un 30% dei gatti FeLV – positivi rimane asintomatico o sviluppa la malattia in età avanzata. Non bisogna, però, considerare a priori “perso” un gatto FeLV – positivo perché talvolta è possibile curare le singole malattie causate dal virus FeLV ed esistono protocolli per l’utilizzo dell’interferone.

Un gatto FeLV – positivo non dovrebbe essere lasciato uscire, specie se nel circondario ci sono altri gatti o colonie feline, perché il FeLV si trasmette soprattutto attraverso la saliva.

Esiste un vaccino contro il virus FeLV: non fornisce una copertura totale ma offre, comunque, una buona protezione.

É molto importante fare testare il proprio gatto per i virus FIV/FeLV: si fa un piccolo prelievo di sangue e tramite un test rapido (10 minuti) si può sapere se il proprio gatto è FIV/FeLV positivo o negativo. I gatti adulti che vengono dati in adozione normalmente sono già stati sottoposti ad un test, con l’eccezione dei gattini perché questi test sono più attendibili nei gatti di almeno 4-6 mesi di età.

FeLV (Feline Leukemia Virus)

La FIP é causata da ceppi virali particolarmente patogeni che paiono originare da una mutazione genetica di un diffusissimo coronavirus enterico felino. Il 75%-90% dei gatti che vivono in colonia o in allevamenti eliminano periodicamente o persistentemente il coronavirus enterico con le feci in assenza di sintomi evidenti. Solo il 5%-10% svilupperà la FIP.

Se un gatto risulta positivo al coronavirus, non vuol dire che ha la FIP. Una diagnosi clinica di FIP può essere emessa solo dall’analisi di più esami di laboratorio (esami del sangue tra cui elettroforesi delle proteine e alfa1-glicoproteina acida; analisi di eventuali versamenti, PCR,..).

La FIP si può manifestare in due forme: quella cosiddetta “secca” che dà sintomi diversi a seconda degli organi colpiti (reni, fegato, sistema nervoso,…) e quella “umida” in cui si hanno versamenti addominali e/o toracici. Quest’ultima forma é la peggiore: la sopravvivenza va da pochi giorni a qualche mese. La forma secca può permettere una sopravvivenza più lunga, ma comunque l’esito é sempre letale. Le uniche terapie che si sono dimostrate in grado di rallentare la progressione della malattia sono a base di interferone e cortisonici.

La FIP colpisce principalmente i gatti giovani (1-2 anni) e i gatti anziani. Attualmente non esiste un vaccino efficace e sicuro.

FIP (Feline Infectious Peritonitis)

La panleucopenia é anch’essa una forma virale che colpisce i tessuti linfoidi e le cripte intestinali. Causa una grave gastroenterite, spesso emorragica, ed una forte diminuzione dei globuli bianchi. Colpisce prevalentemente i gattini sotto i 6 mesi ed é quasi sempre letale se non si interviene con la massima tempestività. Le terapie sono la reidratazione, la somministrazione di antibiotici per contrastare le infezioni secondarie e, anche qui, si é dimostrato efficace l’utilizzo di interferone.

Esiste un vaccino in grado di prevenire l’infezione. Chiedete al vostro medico-veterinario

Come mantenersi in salute in compagnia di un gatto

Prima di adottare un gatto, bisogna innanzi tutto accertarsi che sia l’animale domestico giusto per quel dato contesto familiare o residenziale: nonostante questi animali abbiano notoriamente uno spiccato senso della pulizia, come abbiamo visto non sono immuni da malattie infettive, che possono anche trasmettere all’uomo.

Esistono poi alcune semplici norme igieniche per rendere la convivenza il più possibile sicura. La prima regola (che non vale solo per l’interazione con i felini) è lavarsi spesso le mani: dopo il contatto con l’animale, dopo aver pulito la sue deiezioni, e anche dopo aver effettuato giardinaggio in zone frequentate da gatti, specialmente prima di eseguire azioni come mangiare o bere. Particolare attenzione va riservata alla lettiera: pulirla quotidianamente, tenerla lontano da bambini e da aree domestiche adibite alla preparazione di cibi sono precauzioni che riducono il rischio infettivo. Le persone con un sistema immunitario compromesso e le donne incinte dovrebbero, se possibile, evitare la pulizia della lettiera, in quanto maggiormente a rischio: se ciò non è possibile, è utile indossare guanti monouso da eliminare prontamente e lavare accuratamente le mani al termine dell’operazione.

Un’altra norma importante riguarda i graffi e i morsi, frequenti risultati dell’interazione con i felini domestici. La prima cosa da fare è prevenirli: attenzione ad avvicinare gatti sconosciuti, anche se domestici e anche se apparentemente amichevoli; meglio inoltre evitare i giochi troppo “irruenti”, che rendono i gatti più difensivi e aggressivi nei confronti delle persone. Tagliare regolarmente le unghie dell’animale può rendere gli eventuali graffi meno profondi. Se, nonostante ogni precauzione, si riceve un morso o un graffio, occorre lavare immediatamente la zona ferita con acqua e sapone, dato che la percentuale di infezione è elevata (si stima che fino all’80% dei graffi e morsi di gatto si infettino). Ulteriori cure mediche vanno ricercate solo se la ferita è estesa o diventa rapidamente gonfia, arrossata e dolorosa: in questo caso potrebbe essere necessaria una terapia antibiotica. Attenzione inoltre se non si è certi di aver effettuato la regolare vaccinazione ed i richiami antitetanici: anche questa malattia può essere trasmessa attraverso le lesioni inferte dai felini. Infine, se il gatto che ci ha ferito è randagio, appare malato o vive in un’area geografica a rischio per infezione rabbica, meglio consultare subito un medico ed eseguire accertamenti.

Come prenderci cura del gatto domestico

Esistono alcune regole di carattere generale per prenderci cura del nostro amico felino e farlo vivere a lungo e in salute al nostro fianco. I controlli dal veterinario sono importanti, e vanno effettuati con cadenza regolare, o al bisogno in caso di malessere. Il veterinario saprà inoltre consigliare in merito al calendario vaccinale e alle precauzioni per difendere il gatto da pulci, zecche e altri parassiti. È altresì fondamentale che il gatto viva in un ambiente confortevole e pulito, al sicuro dalle insidie meteorologiche e dai predatori.

Conoscendo i nostri amici gatti e adottando poche norme di buonsenso, possiamo godere in tutta sicurezza della compagnia di questi meravigliosi compagni di vita.

Come ridurre l’esposizione al rischio di contagio nel gatto:

Le cisti nei tessuti possono essere distrutte cuocendo accuratamente le carni. È consigliabile impedire l’accesso dei gatti da compagnia a roditori e uccelli, e alimentarli solo con carni cotte o cibi per gatti preparati commercialmente e prodotti caseari pastorizzati. L’accesso alla spazzatura dovrebbe essere impedito con adatti coperchi ai recipienti.

Nella donna in gravidanza:

Cuocere la carne prima di consumarla, assicurandosi che sia ben cotta anche la parte interna e lavarsi bene le mani dopo aver toccato carni crude. Evitare il consumo di carne cruda, insaccati. Lavare accuratamente frutta e verdura prima del consumo. Nutrire i gatti di casa solo con cibi bolliti o in scatola ed impedire che vadano liberamente a caccia. Far vuotare, possibilmente ad altre persone, le feci del gatto nel water e far lavare con acqua bollente, ogni giorno, il luogo dove vengono deposte. Evitare il contatto con gatti la cui fonte di nutrimento sia sconosciuta.

È importante ricordare che se vengono rispettate le normali norme igieniche, la fonte di maggior contagio non è rappresentata dal gatto. È molto più frequente l’infezione in seguito all’ingestione di carne poco cotta o di frutta e verdura contaminate.