“ Il CAI Sicilia – ha dichiarato il presidente Francesco Lo Cascio – è in prima fila nella lotta contro il ripetersi dei gravi e devastanti incendi su tutto il territorio regionale, che hanno assunto tutti i contorni di un’attività criminale premeditata e scientemente portata a compimento con particolari condizioni climatiche. La perdita di migliaia ettari di boschi con lo sterminio sistematico della fauna, nonché la distruzione del suggestivo paesaggio della nostra isola e la conseguenziale accelerazione dei processi di dissesto idrogeologico, non possono lasciarci indifferenti! Nessun’altra regione d’Italia è colpita come la Sicilia: dal 15 giugno ad oggi, stando all’ultimo aggiornamento del Dipartimento nazionale di Protezione civile, i vigili del fuoco sono intervenuti circa 9 mila volte per spegnere gli incendi boschivi. Le statistiche dicono che al 75% dei casi sono dolose, cioè intenzionali e a riguardo le cronache raccontano di speculatori che vogliono nuovo cemento, di pastori in cerca perenne di pascoli verdi, di truffatori di fondi comunitari e sicari di tangentisti di imprese legate allo spegnimento o alla realizzazione di infrastrutture, e dulcis in fundo di soggetti che premono per essere assunti o si vendicano dell’esclusione delle graduatorie d’impiego. Il contrasto a tutto questo è fondamentale. Va aumentato il controllo del territorio, repressa ogni azione isolata o organizzata, data certezza della pena. Così come possono risultare efficaci nuove tecnologie avanzate, non va sottovalutata nemmeno la mancanza di una seria programmazione di gestione del territorio, di fatto abbandonato, senza il presidio ambientale costituito dall’attività agricole in un territorio fortemente antropizzato dove l’aumento del pericolo e la necessità di tutelare le case si scontra, sempre più spesso, con la mancata manutenzione dei terreni liberi, nonostante vi sia una legge che obblighi pubblico e privato alla pulizia. La gestione delle aree forestali è operazione necessaria e indifferibile, ricorda il prof. Giuseppe Barbera (docente della Facoltà di Agraria). Senza di essa non è possibile alcun contrasto agli incendi boschivi. Tutto ciò è possibile attraverso la redazione di piani di gestione forestale (praticamente assenti in Sicilia e comunque non applicati) che devono prevedere interventi che riguardano il razionale impiego della manodopera, tempi o modi d’intervento, valorizzazione delle produzioni legnose e non legnose, fornitura di servizi ecosistemici (ambientali, culturali e paesaggistici). In una parola la gestione forestale rende i boschi meno suscettibili agli incendi!!!!Il controllo del territorio da parte della Regione, a cui è demandato il contrasto agli incendi in coordinamento con le municipalità, è del tutto inadeguato e la programmazione non tempestiva di uomini e risorse contribuisce ad acuire “l’emergenza” aumentando a dismisura lo sforzo richiesto ai vigili del fuoco. Le convenzioni tra Regione e corpo nazionale dei VV.FF. pur potenziano il dispositivo del soccorso è ormai palesemente in ritardo rispetto ai mutamenti climatici, con un avvio del contrasto agli incendi in grande ritardo sulla stagione estiva, mentre si assiste ad un continuo taglio delle risorse finanziarie e alla mancanza assoluta di una strategia di prevenzione pur avendo un numero notevole di “stagionali” che invece di limitarsi allo spegnimento degli incendi, potrebbero dedicarsi alla manutenzione sul territorio per la realizzazione di barriere tagliafuoco, ripulitura e allo scerbamento dei terreni. Il presidente del CAI Sicilia Francesco Lo Cascio unitamente ai componenti del Consiglio Direttivo Regionale e al Vice Presidente nazionale della Commissione Tutela Montana del CAI, Mario Vaccarella, dopo il ripetersi di devastanti incendi che hanno distrutto “gioielli ambientali” riconosciuti dalla Comunità Europea in quanto facenti parte di aree SIC e ZPS, quali quelli di Monte Cofano, Montagna Grande, lo Zingaro e recentemente i boschi delle Madonie, degli Iblei, della Moarda e M.te Grifone, dove a seguito di catastrofici roghi dolosi, molti cittadini, impotenti e con grande disperazione, hanno dovuto abbandonare le proprie case, lanciano un accorato appello ai nostri Legislatori, alle Istituzione preposte, alle associazione ambientaliste e di categoria nel fare fronte comune per un cambiamento radicale delle modalità di approccio nella lotta e il contrasto agli incendi. In particolare, occorre intervenire con urgenza sia sull’aspetto della deterrenza del crimine perpetrato dai piromani, elevando le pene attualmente previste ai sensi dell’art. l’art. 423-bis (reclusione da 4 a 10 anni) al fine di una più dura repressione, configurando per tale crimine, le pene ben più severe previste per il “disastro ambientale” che, come detto, su quello delle strategie di prevenzione. E’ ormai improcrastinabile una rivoluzione dell’attuale struttura basata essenzialmente su contigente di personale a terra e di mezzi aerei per il contrasto degli incendi, entrambi spesso stretti nella morsa del business (vedi le recenti inchieste dell’ANAC), con una adeguata pianificazione della gestione delle aree forestali da integrare con sistemi operativi di sorveglianza terrestre-satellitare.

L’installazione di sensori di tipo puntuale a terra, permettono di verificare, infatti, continuamente idonei parametri fisici che evidenziano la presenza di un ipotetico incendio (ad esempio la temperatura), mentre i sistemi d’osservazione con veicoli robotici, tipo UAV (Unmanned Aerial Vehicle), consentono di poter superare agevolmente i limiti propri delle attrezzature disposte “a terra” garantendo funzionalità che superano i limiti stessi delle postazioni di sorveglianza fisse e/o le potenzialità offerte da eventuali veicoli robotici terrestri. Il contributo dei dati telerilevati (impiego dei satelliti geostazionari) nella sorveglianza delle aree ad alto rischio ambientale è ormai ampiamente riconosciuto. L’elaborazione delle immagini, può fornire un quadro conoscitivo costantemente aggiornato sui fenomeni di impatto ambientale in atto o su situazioni territoriali particolari quali quello dell’innesco contemporaneo di più fuochi, in una scala spazio temporale di intervento più immediata, oltreché la possibilità di individuare più agevolmente i criminali meglio noti come “piromani”. Di tale necessità il CAI si farà promotore presso il Ministro Costa, con un dossier-denuncia al fine di arginare un fenomeno che ha ormai assunto i connotati di “Disatro Ambientale” impoverendo sempre di più la nostra isola del suo patrimonio ecologico, con incalcolabili danni anche economici per il venir meno di tutte quelle caratteristiche attrattive della nostra bella e sfortunata Sicilia.
Il Presidente Regionale
Francesco Lo Cascio