Ho letto con piacere la recente nota su Madonielive riguardante “I misteri di Gratteri nell’antologia dei borghi d’Italia”. L’articolo su Gratteri sarà senz’altro interessante dato il contesto in cui risulta inserito e il prestigio dell’autore come scrittore e cultore di storia patria. Una storia che egli rivive in se stesso come si evince da qualche leziosità stilistica quale la specificazione “dei crateri” accanto al nome di San Giorgio. Aggiungo pertanto i miei complimenti a quelli dei compaesani che avranno la fortuna di presenziare alla presentazione del volume.

Una piccola obiezione però mi sembra opportuno farla. Si tratta della frase attinente al “misterioso cenobio affidato a insoliti monaci, che in Sicilia ebbero il loro unico monastero agli albori dell’anno Mille”. Nella quale mi sembrano un tantino esagerati il “misterioso” riferito al cenobio dei premonstratensi, nonché l’attributo di “insoliti” affibbiato ai medesimi monaci. Perché l’ordine dei premonstratensi era tutt’altro che misterioso, come non lo era il suo fondatore, San Norberto di Xanten, Il quale ebbe un ruolo importantissimo, in un momento di frammentazione della chiesa di Roma, nella fedeltà delle comunità dell’Europa settentrionale al legittimo pontefice romano, che era Innocenzo II, impedito a mettere piede nella sua sede apostolica dall’antipapa Anacleto II.

Di questa vicenda ci siamo occupati in due note su Madonielive.com del 22 maggio 2018 (L’abbazia di san Giorgio pietra miliare nel cammino dei Normanni) e del 17 giugno dello stesso anno (Il vero motivo dell’importanza dell’Abbazia di San Giorgio) con richiamo a documenti di incontestabile fondatezza. Facendo anche una segnalazione al Touring Club, come può leggersi nella fotocopia accanto al titolo delle presente. Onde, in un momento in cui i nostri modesti appelli, grazie all’impegno dell’Amministrazione comunale, sembrano aver trovato ascolto, come testimoniano i lavori di restauro in corso, mentre una comunicazione ricevuta accidentalmente in via e-mail ci ha segnalato l’interesse dell’Accademia alle Belle Arti di Palermo verso i resti dell’Abbazia in argomento, ci sembra quasi un declassamento degli stessi al ruolo di un rudere di interesse meramente archeologico, cancellandone l’importanza sul lato della storia, che va bel al di là di quella propria della Sicilia, se è vero – come è vero – che oltre al fatto per cui sotto il regno di Ruggero II la nostra isola assurse al ruolo di potenza mediterranea, col più famoso dei suoi successori (Federico II di Svevia) fu al centro di un movimento di dimensione europea.

Solo da questo motivo è dettata la presente nota, che non vuole minimamente scalfire l’importanza e il pregio  dell’Antologia di cui si è detto all’inizio. Del cui pregio fanno fede l’autorevolezza del gruppo degli studiosi che l’hanno compilata, nonché il prestigio universalmente riconosciuto dell’Editore.

GIUSEPPE TERREGINO