Dove c’è fumo, spesso c’è… l’incendio. E dove c’è l’incendio, ci sono loro. Sempre. Parliamo delle società che almeno dal 2000, secondo l’Antitrust, si spartiscono la ricchissima torta del servizio antincendio boschivo e dell’elisoccorso.

Un business miliardario, monopolio del cartello formato dalle “Sette sorelle delle pale”:

  • Babcock Mission Critical Services Italia S.p.A. (ex Inaer Aviation Italia S.p.A.),
  • Airgreen S.r.l.,
  • Elifriulia S.r.l.,
  • Heliwest S.r.l.,
  • Eliossola S.r.l.,
  • Elitellina S.r.l.,
  • Star Work Sky S.a.s.

e dell’Associazione Elicotteristica Italiana (AEI), creata e formata delle sette società precedenti.

Il 14 marzo 2017 l’Authority ha avviato un’istruttoria volta ad accertare «l’esistenza di un’intesa restrittiva della concorrenza (…) avente ad oggetto la limitazione del reciproco confronto concorrenziale ai fini dell’aggiudicazione di procedure di gara per l’affidamento dei servizi di elisoccorso (HEMS) e anti-incendio boschivo (AIB), nonché per l’affidamento degli altri servizi di lavoro e trasporto aereo mediante elicottero».

Per l’Agcm, queste società avrebbero fatto man bassa di tutti gli appalti pubblici partecipando «alle gare singolarmente o in raggruppamenti variabili tra le medesime imprese in modo che per ciascuna gara figuri un solo offerente (in forma singola o associata) che riesce ad aggiudicarsi l’appalto senza ribasso o con ribassi risibili (sovente inferiori all’1%)».

Il provvedimento è tutt’ora aperto – dovrà concludersi entro il 31 ottobre 2018 – tuttavia, dal suo avvio, marzo 2017, nulla sembra essere cambiato. Le “Sette sorelle delle pale” hanno continuato a vincere gli appalti, mentre Stato, regioni ed enti pubblici hanno continuato a sborsare 15 mila euro per un’ora di volo dei canadair o 5 mila per un’ora di volo degli elicotteri (più i compensi per logistica e manutenzione).

E così, per esempio, il 21 febbraio 2018 Airgreen ha potuto aggiudicarsi i 58 milioni dell’appalto per l’elisoccorso bandito dalla regione Sardegna, nonostante i due ricorsi al Tar.

Oppure l’Ati (Associazione temporanea di imprese) formato da E+S AIR Srl, Elitellina, Heliwest, Eliossola ed Elifriulia – unico partecipantie alla gara –  è riuscito a vincere l’affidamento dell’antincendio della regione Toscana da 18.549.000, offrendo un ribasso di ben 34.375 euro!

Ma scorrendo gli appalti delle regioni e degli enti italiani, le “Sette sorelle delle pale” spuntano ovunque. A volte perché vincono nuove gare, a volte perché le istituzioni prolungano accordi già in essere. Per esempio la Liguria il 30 ottobre 2015 prolunga il precedente contratto del 2012 per l’antincendio boschivo con Heliwest fino al 2018 “mediante scrittura privata non autenticata” (cioè senza una gara), staccando un assegno da 3,9 milioni.

Heliwest è anche la capofila dell’Ati fornitrice del servizio antincendio della Regione Lazio dal 13 marzo 2009 (3,2 milioni il valore), nonostante le polemiche suscitate nel 2011 quando l’allora governatrice Renata Polverini usò uno dei suoi elicotteri destinato alle emergenze per raggiungere la Festa del Peperoncino di Rieti…

Per avere un’idea del giro d’affari, basta dire che la Pisana tra il 22/01/2013 e il 5/10/2017 effettua 133 pagamenti alla società per complessivi 24,7 milioni. Non solo, il 27 gennaio 2016, l’Ati composto da Heliwest ed Eliossola (anche qui uniche società in gara) si aggiudica un nuovo contratto “per il servizio aereo di spegnimento incendi boschivi sull’intero territorio della Regione Lazio” per complessivi 9.570.370 euro.

E la lista degli affidamenti potrebbe continuare a lungo. Ora, il cittadino, quello che con le proprie tasse paga tutti gli affidamenti, potrebbe chiedersi come mai società sotto indagine dall’Agcm continuino a vincere appalti. La risposta è semplice: perché fino a procedimento concluso, non si può vietare loro di partecipare alle gare. Ma anche qualora fossero condannate, secondo la giurisprudenza, non è detto che le stazioni appaltanti, cioè gli enti pubblici, decidano di estrometterle. Sarebbero infatti liberissime di continuare a dare loro i contratti, sebbene l’Anac abbia un parere differente. Diverso sarebbe in caso di giudizio penale, ma si dovrebbe attendere il terzo grado di giudizio. E per capire come questa ipotesi sia assai remota, basta raccontare la “storiaccia” di Palermo.

Nel giugno del 2015, la Guardia di Finanza scopre quella che lei stessa definisce «una colossale truffa ai danni dell’Assessorato Regionale Territorio e Ambiente  nell’affidamento e svolgimento del servizio di antincendio boschivo della Regione Siciliana». Sotto sequestro finiscono Heliwest, Elifriulia, Elitellina ed Elimediterranea.

Le accuse sono pesanti: truffa aggravata a danno dello Stato, falsità in atto pubblico, turbata libertà degli incanti, inadempimenti di contratti di pubbliche forniture.

Le indagini, scrive la Gdf, hanno scoperto «la fraudolenta aggiudicazione dell’appalto concernente il servizio antincendio alle suddette quattro società, riunitesi in un’Associazione Temporanea di Imprese (A.T.I.). Infatti, l’ATI ha attestato di avere la disponibilità di personale di volo e tecnico in realtà inesistente e ha dichiarato di poter effettivamente impiegare due elicotteri bimotore che, invece, erano già impegnati in altri servizi presso diverse Regioni italiane».

Per gli inquirenti le società «hanno potuto assicurarsi un appalto milionario a tutto danno delle casse regionali, atteso che, in virtù della assenza di altre offerte, l’aggiudicazione è avvenuta con un ribasso irrisorio dello 0,84%.».

Non solo, visto che gli elicotteri erano solo sulla carta, quando dovevano intervenire sugli incendi, non volavano, simulando avarie e rotture meccaniche.

«Al di là delle falsificazioni, è di tutta evidenza come gli illeciti commessi abbiano messo a serio repentaglio (…) l’integrità del patrimonio boschivo siciliano», scrivevano gli inquirenti.

Quel processo è partito ad aprile 2017, ma si è bloccato alla prima udienza, perché uno degli imputati è irrintracciabile. Quindi Heliwest, Elifriulia, Elitellina ed Elimediterranea hanno potuto, giustamente a rigor di legge, continuare ad operare e a vincere appalti pubblici.

Ma non sempre le ciambelle riescono col buco, perché a volte i magistrati riescono a intervenire prima. Come è accaduto il 6 febbraio 2018 a Catanzaro, dove il super procuratore antimafia Nicola Gratteri ha fatto arrestare i due dirigenti pubblici responsabili dell’elisoccorso e due manager della “Babcock mission critical services Italia spa”, il direttore vendite Monica Mazzei e il direttore commerciale Leano Bertola. L’accusa per tutti è concorso in turbata libertà del procedimento di scelta del contraente.

Per Gratteri, Babcock e i dirigenti pubblici stavano pilotando il capitolato di gara per l’elisoccorso, un affare da 100 milioni, con i dirigenti della società di elicotteri che letteralmente dettavano il testo della gara ai medici. «È accaduto che degli imprenditori lombardi sono scesi in Calabria e hanno indotto dei funzionari, dei medici, a compiere dei reati, con un modus operandi tipico dei mafiosi», ha detto Gratteri, sottolineando come gli indagati si muovessero «con la stessa circospezione dei trafficanti di cocaina». Per gli inquirenti, Babcock voleva un bando «cucito addosso» che rendesse la sua vittoria sicura. E per avere tale sicurezza, i manager avevano fornito il testo del bando appena promulgato dalla Regione Abruzzo…

Ma i problemi non finiscono qui, visto che Babcock è la stessa società che a inizio gennaio 2018, cioè pochi giorni prima che i suoi vertici finissero in galera, si è aggiudicata il ricchissimo appalto da 360 milioni per il “Servizio di gestione operativa e logistica della flotta Canadair CL-415 del Dipartimento dei Vigili del Fuoco del Soccorso Pubblico e della Difesa Civile”.

Lo Stato italiano possiede infatti 19 Canadair CL-415, ma non ha né le strutture né i piloti per farli volare. Quindi ciclicamente mette a bando la loro gestione. E Babcock, che aveva vinto il precedente contratto, ora l’ha rivinto.

«Ma quell’appalto era cucito addosso a Babcock», denuncia l’Ing. Giuseppe Spadaccini, ex proprietario della Sorem, l’azienda che fino al 2010 aveva gestito i Canadair italiani, «tanto che è stata presentata una denuncia penale per turbativa d’asta e abuso d’ufficio. Nel bando era richiesto tra i requisiti di partecipazione che la società avesse 20 equipaggi assunti in possesso dell’abilitazione a volare sui Canadair CL-215 e CL-415. Ma per avere quella abilitazione, i piloti devono poter volare sui Cl-215 e CL-415 e siccome quegli aerei li ha soltanto la Babcock, solo lei poteva vincere…».

Inoltre, secondo la denuncia presentata alla Procura di Roma da un operatore diverso da Spadaccini, patrocinato dall’avv. Filippo Morlacchini, risulterebbe che nessuna società né in Italia, né in Europa abbia sotto contratto un tale numero di comandanti in possesso di quell’abilitazione.

«Un altro requisito impossibile», continua Spadaccini, «era avere un fatturato minimo di 8 milioni l’anno negli ultimi tre anni per voli ad ala fissa nell’attività antincendio. Ma quel fatturato specifico in Italia poteva realizzarlo solo chi aveva già il contratto in essere con la Protezione Civile volando sui Canadair…», cioè solo Babcock!

Ironia della sorte, le strutture e i piloti che hanno permesso a Babcock di rivincere la gara col Viminale, erano proprio dell’Ing. Spadaccini. Nel 1997 con Sorem vince l’appalto per i Canadair della Protezione Civile, un contratto da 300 milioni in nove anni, che in precedenza era stato appannaggio prima dall’Aeronautica militare, poi di Sisam, società mista Alitalia-Finmeccanica. Va tutto bene, i costi per lo Stato si dimezzano e gli interventi aumentano del 25%. Il tutto senza mai una contestazione. La musica cambia quando al vertice della Protezione Civile arriva Guido Bertolaso: da quel momento, secondo Spadaccini, i pagamenti smettono di arrivare. Anzi, l’uomo forte di Berlusconi «aveva un disegno, tanto che in almeno due occasioni aveva provato a risolvere quel contratto attraverso decreti della Presidenza del Consiglio».

La guerra Spadaccini-Bertolaso continua fino al 2010, quando l’ingegnere finisce in carcere con l’accusa di frode fiscale. A quel punto Bertolaso risolve unilateralmente il contratto con Sorem. 

La società passa a un custode giudiziario, il quale vende tutti gli asset – hangar, contratti e personale – alla spagnola Inaer per 1.300.000 euro. A questo punto è Inaer ad aggiudicarsi la ricca gara organizzata dal Viminale per la gestione dei Canadair in sostituzione di Sorem, prima di essere comprata dall’inglese Babcock per oltre un miliardo di euro.

Ma la storia non finisce qui, perché a inizio 2018 il Tribunale Civile di Roma stabilisce che il contratto con Sorem non poteva essere risolto unilateralmente dallo Stato, decreta “il grave inadempimento” della Protezione civile e decide un risarcimento da 50 milioni a favore di Sorem.

Giunti a questo punto, il cittadino potrebbe pensare che ai contratti con i privati non ci siano alternative, visto che solo loro hanno i mezzi per fare antincendio ed elisoccorso. Ma sbaglierebbe, le alternative ci sono e costano pure meno, sono le istituzioni che non le scelgono.

Lo stato infatti, oltre ai 19 canadair, possiede anche 4 elicotteri Erickson S64F e altri 8 elicotteri del Comparto Difesa e del Corpo Nazionale dei Vigili del fuoco. Mezzi oggi non utilizzati, ma che paradossalmente rappresentano una spesa, poiché un velivolo dopo 50 ore di fermo, deve essere manutenuto. A denunciarlo è il Conapo, il sindacato autonomo dei Vigili del Fuoco, il quale ha fatto due conti e ha dimostrato che ricorrendo a quei mezzi al posto di quelli dei privati, si potrebbero realizzare risparmi fino al 50% annui.

Emblematico è il caso della regione Marche, come spiega Mirco Luconi, segretario regionale Conapo:

«La regione Marche ha un contratto con una società privata (la Inaer oggi Babcock, ndr) per due elicotteri di elisoccorso (uno svolge servizio a metà con l’Umbria) dal valore di 25 milioni per 3 anni, circa 8 milioni l’anno (ma che arrivano a 10 milioni con le missioni conteggiate extra), cioè 5 milioni a elicottero. Il costo di uno dei mezzi dei Vigili del Fuoco sarebbe di circa 2 milioni, meno della metà a parità di elicotteri. Inoltre», continua Luconi, «si darebbe un miglior servizio, visto che il Corpo adegua i propri velivoli alle normative internazionali, tanto che questi volano sempre con due piloti, mentre quelli civili solo con uno. Inoltre il protocollo prevede che sui nostri mezzi trovino posto anche due soccorritori, due medici e che i feriti trasportabili siano due e non uno. Dotazioni che i privati non assicurano. Infine, i velivoli dei Vigili del Fuoco potrebbero assicurare contemporaneamente sia l’elisoccorso sia l’antincendio, abbassando ulteriormente le spese».

Conti alla mano, il Canapo ha proposto al presidente della Regione, Luca Ceriscioli, di non indire una nuova gara d’appalto con i privati, ma di firmare una convenzione con il Corpo nazionale e di usare i risparmi per sanità e ambiente. Una proposta caduta nel vuoto, con estrema felicità delle “Sette sorelle delle pale”.


fonte:businessinsideritalia