“Non c’è dubbio che la Sicilia sia messa peggio di molte altre regioni: mancano gli spazi necessari per lo sdoppiamento delle classi, necessario per rispettare le distanze di sicurezza; di conseguenza il personale docente ed Ata; ma soprattutto servono mezzo milione circa di banchi monoposto”. Lo dice il segretario regionale della Flc Cgil Sicilia, Adriano Rizza.
“Tralasciando ogni commento sui banchi unici tecnologici banco-sedia con le rotelle – aggiunge – di cui al momento la scuola italiana può fare assolutamente a meno, sarebbe opportuno concentrarsi soprattutto sull’esigenza di fornire alle scuole i tradizionali banchi monoposto in sostituzione di tutti quei banchi biposto, che risalgono al periodo della scuola raccontata da Edmondo De Amicis nel romanzo per ragazzi ‘Cuore’. Non è un’esagerazione perché molti di questi hanno ancora il foro per il calamaio, banchi che nella nostra regione rappresentano circa l’80% di quelli in possesso delle scuole”.
“In queste condizioni e visto il poco tempo a disposizione – continua Rizza – ci pare alquanto difficile che la procedura per l’acquisto di 2.5 milioni di banchi avviata dal commissario Arcuri possa andare in porto entro il 14 settembre prossimo, termine fissato dal Miur per l’avvio dell’anno scolastico. Fa rabbia pensare che ci sia voluto così tanto tempo perché il governo si ponesse il problema di come far ripartire il prossimo anno scolastico. Ricordiamo infatti che le attività scolastiche sono state sospese nei primi giorni di marzo. Da allora sono trascorsi quasi 5 mesi e sicuramente si poteva intervenire prima per affrontare una situazione estremamente prevedibile”.
“La pandemia – prosegue – ha fatto emergere tutte le criticità di cui soffre il sistema scolastico italiano. Conseguenze delle scelte politiche scellerate operate dalla riforma Moratti ai tagli disposti da Gelmini e Tremonti, fino alla riforma varata dal governo Renzi. In questi ultimi anni ben 135.000 posti tra docenti e Ata sono stati tagliati”.
“Bisogna cambiare strategia – conclude Rizza – occorre un vero piano di rilancio per riportare il sistema pubblico dell’istruzione nazionale in linea con la media dei grandi Paese Europei, partendo dal rilancio del Meridione dal quale dipende lo sviluppo dell’intero Paese”.
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