Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani intende ricordare la Strage di Via D’Amelio (19 luglio 1992) in cui furono tragicamente assassinati il giudice Paolo Borsellino e alcuni agenti della sua scorta (Agostino Catalano, Walter Cosina, Vincenzo Li Muli, Emanuela Loi, Claudio Traina) e promuovere azioni di sensibilizzazione inerenti a tale ricorrenza.
L’avvicinamento alla verità rispetto a una vicenda così drammatica e destabilizzante per il nostro Paese si sta costruendo in tappe infinite ma inesorabili:
(Dalla richiesta del programma di protezione di Gaspare Spatuzza).
Da tali brevi cenni, quello che è stato definito dalle sentenze come “uno dei più gravi depistaggi della storia giudiziaria d’Italia” permane, vergognosamente, ancora un mistero. Ma fortunatamente la libertà, la giustizia, il coraggio e il rigore morale, cioè quegli ideali che animavano Paolo Borsellino e ai quali egli improntò tutta la sua esistenza, a 28 anni di distanza dalla strage di via D’Amelio, costituiscono ancora i pilastri su cui fondare il ricordo nella memoria collettiva del Paese, rimanendo un esempio per le giovani generazioni.
Oggi diventa fondamentale per onorare i martiri della legalità chiedere:
– alle istituzioni di promuovere, sostenere e ricercare fino in fondo la verità assoluta.
– all’opinione pubblica di pretenderedi conoscere la vera storia del depistaggio che ha “coperto” i mandanti di via D’Amelio, attraverso un falso pentito,Vicenzo Scarantino, e una mendace versione sulla strage, la quale ha condotto inizialmente ad accusare, mediante pressioni e minacce, tre balordi di borgata di essere i manovali della mattanza, ma successivamente è stata archiviata dalle nuove rivelazioni del collaboratore di giustizia Gaspare Spatuzza.
C’è in gioco la credibilità dello Stato;soprattutto in una fase delicatissima della lotta alla mafia e in un Paese in cui si continua a non voler capire che la mafia è il problema numero uno.
Perché secondo la Procura di Caltanissetta, gli investigatori hanno voluto imbastire una così perversa sceneggiatura?
Due sono le ipotesi:
La seconda ipotesi è molto più inquietantedella prima, tanto che, secondo gli inquirenti, potrebbero essere entrati in gioco esponenti deviati dei servizi segreti, al punto da far chiedere alle due Procure, di Caltanissetta e di Palermo, di eliminare il segreto su alcuni fascicoli riservati.
Come Coordinamento Nazionale dei diritti umani, vogliamo ricordare:
Le istituzioni scolastiche, in verità, non fanno altro che seguire il dettato di Paolo Borsellino; egli infatti sosteneva che solo una rivoluzione culturale potesse sconfiggere la mafia e solo la scuola potesse fornire ai giovani gli strumenti culturali idonei per reagire e per non essere indifferenti al fenomeno mafioso.
“La lotta alla mafia, il primo problema morale da risolvere nella nostra terra, bellissima e disgraziata, non doveva essere soltanto una distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale e morale, che coinvolgesse tutti, specialmente le giovani generazioni, le più adatte, proprio perché meno appesantite dai condizionamenti e dai ragionamenti utilitaristici che fanno accettare la convivenza col male, le più adatte cioè, queste giovani generazioni, a sentire subito la bellezza del fresco profumo di libertà che fa rifiutare il puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e, quindi, della complicità.” (Paolo Borsellino)
Prof.ssa Daniela Provenzano
CNDDU
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