“Basta lavoro nero e sfruttamento”. La Cgil Palermo, assieme alla Filcams e alla Flai, al patronato Inca Cgil,  all’ufficio migranti e al suo ufficio vertenze, sarà oggi martedì 23 giugno,  in piazza Mediterraneo, nel cuore del quartiere  Ballarò,  per parlare di emersione dal lavoro nero e regolarizzazione dei lavoratori italiani e stranieri con un contratto di lavoro subordinato.
    Dalla piazza di Ballarò la Cgil  condurrà  una diretta facebook per spiegare l’opportunità prevista dall’art. 103 del decreto legge 34 del 19 maggio scorso sulla regolarizzazione dei rapporti di lavoro per colf, badanti e braccianti.  Dal 1° giugno sono aperti i termini per le domande, che si potranno presentare entro il 15 agosto.
        “La pandemia ha fatto emergere una platea di lavoratori dimenticati, emarginati, invisibili, sfruttati e sottopagati. Improvvisamente, come per gli operatori sanitari, anche il  contributo di lavoratori, lavoratrici domestiche e braccianti è risultato indispensabile. Il decreto consente la regolarizzazione dei rapporti di lavoro  e per i migranti la possibilità di avere un permesso di soggiorno –  dichiara il segretario generale Cgil Palermo Enzo Campo – La portata del decreto è  per ora limitata solo ad alcuni settori. Riteniamo che vada implementata perché il fenomeno del lavoro nero, che a Palermo  riguarda un lavoratore su tre soprattutto in settori come l’edilizia, il commercio e l’agricoltura, è molto più ampio, come è emerso in maniera drammatica durante la pandemia, quando migliaia di cittadini sono rimasti senza alcun reddito e senza tutele sociali  in quanto impegnati in lavori informali.  E va data a tutti la possibilità di affrancarsi dalla condizione di invisibilità”.
     Affrontare la piaga del lavoro nero, trasformare i lavoratori da “invisibili” a persone con gli stessi diritti degli altri.  Questo lo scopo dell’iniziativa della Cgil.   “Il nostro intento è innanzitutto divulgativo e abbiamo scelto per iniziare una piazza emblematica come Ballarò. Come sindacato vogliamo portare il nostro contributo nel contrasto  al  fenomeno del lavoro nero e stare accanto alle associazioni impegnate nel campo per favorire la convivenza  interetnica in un contesto di quartiere nel quale continuano a manifestarsi episodi di violenza, sfruttamento della prostituzione e mafia – aggiunge il segretario d’organizzazione Cgil Palermo Francesco Piastra  – E’ alto l’afflusso di datori di lavoro che vengono a chiedere informazioni. Ma quelli che effettivamente  possono poi fare la domanda sono pochi. E questo è dovuto  sia ad alcune difficoltà tecniche che ai nodi strutturali del decreto.L’obiettivo dell’emersione del lavoro nero e la regolarizzazione
dei migranti dovrebbe essere prioritaria da parte del governo. Bisogna ampliare  le categorie interessate e non limitarle solo a questi settori perché gli irregolari sono molti di più. Comunque, molti datori di lavoro del settore domestico iniziano a  mostrare interesse vero la possibilità di sanatoria.  Per questo,  vogliamo rivolgerci  alle persone col sindacato di piazza, aprendo un confronto pubblico all’interno delle realtà dove il lavoro nero è  maggiormente diffuso”. 
“A Ballarò ci rivolgeremo alla platea di migranti che in prevalenza lavorano come  colf e badanti,  lavoratori e lavoratrici che scompaiono dietro il portone e sono considerati niente più che fantasmi – aggiunge il segretario generale Filcams Cgil Palermo Giuseppe Aiello – Dai dati che emergono, ci saremmo aspettati un maggior numero di richieste. Prendiamolo come un punto di partenza. Il decreto  dovrà  essere migliorato per  renderlo più incisivo e accessibile a quanti più soggetti possibile”.
    “L’agricoltura è la prima occasione di lavoro per tanti lavoratori stranieri, impiegati nelle fasi della raccolta,  e a noi serve intercettare i lavoratori  ovunque, anche nei quartieri dove abitano – dice Dario Fazzese, segretario generale Flai  Cgil Palermo –  Come Flai avvieremo in seguito una campagna informativa direttamente nelle campagne, sul territorio. Siamo convinti che il numero di richieste di emersione potrà  aumentare di pari passo con le iniziative di informazione e di sensibilizzazione, da fare anche con il coinvolgimento dei  datori di lavoro”.


   “Il 90 per cento della gente che si sta rivolgendo ai nostri sportelli del Patronato per la regolarizzazione è rappresentato da  colf e badanti, che vengono assieme al datore di lavoro.  La prima  difficoltà è la possibilità di  pagare  500 euro per avviare la pratica – dice Bijou Nzirirane, responsabile ufficio migranti di Palermo –  Questa legge dà la possibilità al cittadino migrante ad avere accesso a un contratto in piena regola e a emergere dal lavoro nero, piaga  diffusissima tra le comunità straniere. Ma questo può avvenire solo se trova un datore di lavoro disponibile.  Ci sono dei limiti nel decreto, che andrebbero superati.   E’ importante continuare con  assemblee e iniziative del genere con le comunità dei migranti, anche nella loro lingua,  per spiegare bene cosa realmente prevede e non prevede la legge, per evitare ai migranti di incorrere in truffe e raggiri”.   
    Il decreto si muove su due binari. Il primo binario prevede che il datore di lavoro italiano o straniero possa richiedere l’emersione dal lavoro nero di lavoratori o lavoratrici di qualunque nazionalità. Nel caso di lavoratori extra comunitari,   devono  risultare presenti sul  territorio nazionale prima dell’8 marzo, e ciò deve essere comprovato con la  foto di segnalamento o attraverso il timbro nel passaporto. Secondo binario: possono presentare istanza di permesso di soggiorno temporaneo (sei mesi) i lavoratori o le lavoratrici ai quali  è scaduto il permesso di soggiorno dal 31 ottobre 2019 e che abbiano lavorato in data antecedente a tale data nei settori richiamati e che possano comprovarlo. Devono essere stati presenti nel territorio nazionale con continuità dall’8 marzo 2020.
   Il rapporto di lavoro si deve instaurare secondo le norme contrattuali previste dai contratti di lavoro firmati dalle associazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro maggiormente rappresentativi. Il permesso è rilasciato dalla questura e nel caso il lavoratore si occupi nel frattempo il permesso si può trasformare in permesso per lavoro.