”Vero è che le Sicilie sono tante, non finiremo mai di contarle. Vi è la Sicilia verde del carrubo, quella bianca delle saline, quella gialla dello zolfo, quella bionda del miele, quella purpurea della lava. Vi è una Sicilia ‘babba’, cioè mite, fino a sembrare stupida; una Sicilia ‘sperta’, cioè furba, dedita alle più utilitarie pratiche della violenza e della frode. Vi è una Sicilia pigra, una frenetica; una che si estenua nell’angoscia della roba, una che recita la vita come un copione di carnevale”.Cosi Gesualdo Bufalino, descriveva, le tante Sicilie, tante quante sono i “siciliani” pupi, spesso in mezzo a pupari.Molte cose che riguardano l’identità caratteriale del siciliano si devono leggere guardando la sua storia, la sicilia è stata cerniera nei secoli tra la cultura occidentale e la magia del deserto. Terra di tutti e di nessuno, questo mare è la perpetua insicurezza della Sicilia, mare che apre a nuovi orizzonti, che accoglie, nello stesso tempo isola, una terra difficile da governare perchè difficile da capire.Terra di conquista, ha reso questo popolo vulnerabile, diffidente, incapace di stabilire rapporti chiari, se non segnati dal subdolo controllo dell’altro di cui non si fida mai del tutto, cosi si legge in molti libri.Il siciliano, tende a preservare tutto, anche quando tutto congiura al cambiamento, la famiglia è il perno su cui gira il mondo in sicilia, luogo dove la forma resta importante, cosi scriveva Sebastiano Agliano’, nel lontano 45′, primo cronista antropologico dell’isola, scrisse un’interessante libro intitolato: “ cos’è questa Sicilia”, dove si legge uno spaccato forte del carattere del siciliano.Molte cose ad oggi potrebbero sembrare superate, altre attualissime, senza andare lontano, la parola, spesso non è aperta e spiegata, ma carica di infinite allusioni, il senso degli affari intrallazzo, spesso, l’ardore religioso, bigottismo, l’intelligenza sottigliezza orientata o ad essere un genio o un grande furbo.

Il siciliano mostra la scorza della personalità, mai la vera personalità.La sicilia ha tutto, sole, mare, storia, arte, agricoltura ha dato i natali a intelligenze quali Pirandello, Majorana e la ferocia di Riina, ha fatto della sua insularità-solitudine un trono ed una tana, scriveva Sciascia.Dominato il popolo da millenni, nei momenti giusti ha saputo ribellarsi vedi i vespri siciliani, manca tuttavia una reale unità .Circola sempre “una follia siciliana”, diceva il principe di Lampedusa, la follia di credersi diversi e migliori, oggi è ancora cosi? Ce lo domandiamo e vorremmo darci nuove risposte.In questa terra, dove si mischia sempre lutto e luce, abbiamo bisogno che gli intellettuali non si isolino, ma siano fari, che diano segnali da seguire che suggeriscano dibattiti, riflessioni nella gestione politica, negli scontri delle idee.Servono nuove agorà, dove poter ragionare sul futuro di questa sicilia, che stà uscendo dalla crisi del Covid lentamente, con tanti problemi da risolvere per le imprese, chi aspetta ancora la cassaintegrazione, e tante altre problematiche non ancora risolte.L’intellettuale, non può e non deve discutere solo dentro i salotti letterari ,deve esprimersi apertamente come nel caso della scelta politica fatta su chi affidare la gestione dell’assessorato ai beni culturali, che tanta polemica ha suscitato per i nomi e per il partito a cui entrambi i nomi indicati dal presidente Musumeci, appartengono .Bene, il turismo e la gestione del patrimonio artistico culturale, richiedono, come d’altronde è giusto in tutte le cariche istituzionali , competenza e capacità di interpretare bene il ruolo che viene ricoperto. Credo che abbia creato confusione la parola “identità siciliana” su cui effettivamente ci sarebbe da scrivere tantissimo, Sciascia, Bufalino ed altri che tanto hanno scritto in merito, forse si ribalterebbero dalle loro tombe, per la scarsa conoscenza che tutti abbiamo realmente della nostra storia identitaria.Le parole sono importanti e designano concetti , passaggi storici che sono importanti per capire le cose, avremmo tutti bisogno di chiarimenti.Ecco perchè abbiamo bisogno che gli intellettuali, gli uomini del sapere possano darci lumi, e orientamenti onde evitare che certi argomenti finiscano reinterpretati da logiche o solo di potere , o strumentalizzate da fasce sociali che pur di ribellarsi, o esprimere il mal contento su tante cose usano certi argomenti per fare rivoluzioni, prima con le parole e poi con i fatti.Sembra, apparentemente che la bufera che si era innescata nei primi giorni per la scelta come assessore ai beni culturali del giornalista Alberto Samonà si sia placata. Samonà, molto conosciuto negli ambienti dove si gestisce il potere culturale e dell’informazione, ha raccolto alla fine consensi , ma una grossa fetta ancora non è soddisfatta e chissà che non dia filo da torcere al neo assessore, che come persona si è comunque distinta per grande cultura, pertanto ci auguriamo che viga il buon senso nelle scelte strategiche per gestire i beni culturali, settore trainante di cultura e turismo e che gli intellettuali con le dovute conoscenze dei fatti esprimano le loro idee pubblicamente.Insomma speriamo che si giri nella mente non solo la corda pazza, ma quella seria e civile, ricorda Pirandello “ nel berretto a sonagli”, ripreso poi da Sciascia nella “corda pazza”, abbiamo bisogno di ripartire in questo comparto e per farlo abbiamo bisogno di serenità.Dunque assessore buon lavoro, e agli intellettuali chiediamo di non lasciarci soli, il peso del pensiero critico, nel bilancio della cosa pubblica fa sempre la differenza. Vorremmo non tante Sicilie e tanti siciliani, come descriveva bene Bufalino, ma una sola Sicilia pronta a crescere e a lanciarsi più forte di prima nel mercato economico internazionale valorizzando tutti i beni materiali e immateriali che possiede.Non abbiamo più tempo da perdere, non possiamo disperdere intelligenze, buona volontà e l’impegno di tanta brava gente che ha voglia di lavorare.