Un’indagine conoscitiva nelle alte Madonie curata dal Distretto 35 di Petralia Sottana in collaborazione con gli Istituti Comprensivi delle alte Madonie

Grazie alla collaborazione fra i Dirigenti degli Istituti Comprensivi delle alte Madonie e gli operatori dei servizi territoriali del Distretto 35 (Consultori familiari e U.O. Educazione e Promozione della Salute), è stata realizzata un’indagine conoscitiva sul vissuto dei ragazzi delle 2^ medie e anche dei loro genitori al tempo della pandemia, che ha consentito di (r)accogliere le loro opinioni ed emozioni.

Lo scopo era quello di dare voce, individualmente ma anche come segmenti della nostra collettività, a ragazzi e genitori e farli sentire coinvolti, nel pieno diritto di essere ascoltati, e non solo spettatori di una situazione fino ad oggi inimmaginabile.

L’obiettivo era anche quello di fare emergere opinioni e idee per gli educatori e per la scuola in una fase di cambiamenti che esige una rimodulazione delle relazioni educative e una ri-organizzazione didattica e dell’apprendimento.

Hanno aderito la quasi totalità degli alunni e dei genitori delle 2^ medie degli I.C. di Petralia Soprana, incluso Blufi, (97,5 %), di Gangi (circa il 95%), oltre il 75% dell’I.C. di Petralia Sottana che comprende anche Alimena e Geraci e meno del 60% dell’I.C. di Castellana Sicula e Polizzi Generosa.

Dalla maggior parte dei dati analizzati emerge un quadro composito, come è composito l’arcipelago adolescenziale nell’ambito di famiglie con risorse economiche e culturali differenziate.

Le emozioni prevalenti tra i dodici/tredicenni ai tempi del coronavirus sono tranquillità e tristezza e una quota significativa vive il tempo della pandemia con fiducia/speranza. Anche il sentimento della paura è abbastanza diffuso, più tra le ragazze che tra i ragazzi. Una decina di alunni lo vive con rabbiae pochi con curiosità o con noia.

E’ appena il caso di sottolineare che la maggior parte dei/le ragazzi/e mostrano di avere in questo delicato frangente la consapevolezza e le risorse emotive per fronteggiare una situazione così straordinaria, fonte di ansia e di stress e che mette a dura prova l’equilibrio emotivo di un adolescente. Mentre per la fascia più fragile, inclusi i ragazzi con qualche forma di disabilità o svantaggio, circa un quinto degli intervistati, le tensioni e le difficoltà prodotte dalla pandemia potrebbero avere nel lungo periodo effetti negativi sul loro equilibrio psichico. Tutto ciò chiama gli adulti significativi (genitori e insegnanti) a supportare i primi nel loro difficile esercizio di resilienza e ad aiutare il gruppo dei più fragili a trovare energie e motivazione per uscire dallo stato di passività e ri-adattarsi a questa nuova situazione.

Le difficoltà più frequenti sono nell’ordine “non poter vedere gli amici e i compagni di presenza”, quindi “non poter avere un rapporto diretto con gli insegnanti” e il “mantenere le distanze fisiche anche con i familiari”.

Seguono le difficoltàa“non poter fare attività fisica all’esterno” – a questa età è un bisogno fisiologico – e a“seguire le norme igieniche prescritte” e, infine, la significativa quota di coloro per i quali una delle difficoltà è quella di “stare ancora in isolamento forzato”.

Il disagio di questi pre-adolescenti, accentuato in tempo in tempi di pandemia, si esplicita nelle seguenti risposte: “sentirmi confuso/poco concentrato/a”, “sensazione di tristezza/infelicità”, “non riuscire a prendere sonno la notte” e “trascorrere buona parte del giorno in pigiama, con poca voglia di fare”.

Abbastanza frequenti sono anche   la “sensazione di rabbia/aggressività” quindi, in misura minore, “non sentirmi in grado di superare le difficoltà per il prossimo futuro” e, una quota modesta, sensazione di inutilità.

Queste sensazioni/effetti ben si legano alla fruizione del tempo adolescenziale mediato prevalentemente dalle nuove tecnologie ‘chattare con gli amici’, ‘guardare la tv,giocare con la play/videogiochi’, alcuni dei quali come ‘fortnite’, ‘brawl stars’, ecc. che alimentano nei giovanissimi dipendenza e aggressività.

L’uso massiccio di nuove tecnologie durante i giorni di confinamento, circa un terzo di loro trascorre dalle sei alle otto ore al giorno con le nuove tecnologie (incluso il tempo dedicato alla didattica a distanza), determina   effetti sulla salute fisica (postura, vista, ecc.) e su quella psicologica (ansia, aggressività, ecc.).

Va sottolineato, tuttavia, il ruolo importante che stanno assolvendo le nuove tecnologie nel mantenere i contatti sociali e nello svolgimento di alcune attività, in primis quella didattica, soprattutto per tutte quelle famiglie (la maggioranza) che hanno le risorse tecnologiche e culturali per beneficiarne.

In misura minore hanno dichiarato di ‘fare sport/attività fisica’ (stimolati da encomiabili iniziative come ‘stoacasacamminando’ al comprensivo di Gangi), ‘ascoltare musica’, ‘leggere’ e ‘suonare’ ovvero ‘ballare’ e ‘cucinare’.

In riferimento allo stile di vita adolescenziale rileviamo che in tempo di coronavirus sono stati accentuati alcuni comportamenti poco salutari, come ‘mangiare cibi che fanno ingrassare’ (snack, bibite dolci, ecc.), ‘saltare la colazione’ e, in misura più modesta, ‘avere un’alimentazione ‘disordinata’e‘mangiare distrattamente con lo smartphone acceso’.

A questi comportamenti si aggiungano “avere una vita sedentaria, fare poco movimento” e, come accennato, “trascorrere buona parte del giorno in pigiama, con poca voglia di fare” che interessano quote che vanno dalla metà degli intervistati per l’inattività fisica a un terzo per l’apatia.

In generale, possiamo evidenziare che il benessere psico-fisico dei pre-adolescenti in tempo di pandemia è peggiorato sia per il ‘disordine’ alimentare, per l’inattività fisica, ma anche per l’alterazione dei ritmi sonno-veglia, il sentirsi confuso e scarsa capacità di concentrarsi, effetti questi determinati anche dall’iperconnessione.

Di contro circa la metà degli intervistati ha dichiarato di “mangiare lentamente, rilassato e seduto in modo corretto” che insieme allo svolgimento di sport/attività fisica giocano a favore di uno stile di vita vantaggioso per la salute.

Sulla scuola, sull’uso della didattica a distanza, sugli effetti della pandemia nella preparazione scolastica, ecc. sono emersi dati e informazioni interessanti che confermano l’utilità di   indagini conoscitive dirette ad alunni e genitori, non solo in periodi ‘normali’ ma anche, e soprattutto, in periodi eccezionali.

A tal proposito sembra quanto mai opportuno proporre in coda all’anno scolastico un indagine sulla scuola primaria, soprattutto sui genitori dei bambini; una ricerca con gli studenti degli I.S.S. e, perché no, anche un rapido sondaggio con i neo-maturandi.

Un dato su tutti relativo alla scuola, la stragrande maggioranza degli intervistati vorrebbe che si ritornasse a scuola come prima, senza nessun cambiamento (il dato, probabilmente, esprime anche il bisogno del ritorno a un ‘mondo sicuro/protetto’, di fronte all’incertezza e ai pericoli della pandemia), una quota significativa vorrebbeche si ritornasse a scuola con tanti cambiamenti e innovazioni.

Una quota modesta, ma non trascurabile, opta per il ritorno a scuola, in parte fisicamente, in parte con la didattica online da casa. Solo alcuni alunni vorrebbero che si continuasse completamente con la didattica a distanza.

Al di la di questi aspetti specifici che meritano di essere approfonditi in altra sede, va detto con forza che la scuola in tempo di pandemia ha svolto e continua a svolge l’importante funzione di presidio educativo e riferimento emotivo per gli alunni e ciò ha richiesto un grande sforzo organizzativo dei dirigenti scolastici e un’enorme impegno e fatica da parte degli insegnanti che sono riusciti a mantenere viva la fiammella dell’apprendimento e i legami con i ragazzi e le loro famiglie, il tutto  con l’importante collaborazione dei genitori.

Questi ultimi, nella stragrande maggioranza, si ritiene soddisfatta di quanto ha fatto la scuola per i loro figli in tempo di coronavirus, pur non mancando di sottolineare delle criticità, soprattutto in merito alla didattica online, ritenuta poco efficace per l’apprendimento da un quota significativa di genitori che ne hanno evidenziato la carenza/mancanza di dotazione, i limiti tecnici e quelli educativi.

Rispetto al futuro prossimo, la quesi totalità degli alunni si dichiara abbastanza/molto preoccupato/a e una quota discreta (un quinto circa) poco preoccupato sulle conseguenze che avrà la pandemia.

Emerge un dato aderente alla realtà che riflette quello espresso dai loro genitori, più pessimisti dei loro figli sulle conseguenze che la pandemia avrà sulla loro famiglia.

La stragrande maggioranza degli intervistati ha espresso valutazioni positive sul questionario e su questa indagine   che li ha visti destinatari e al contempo protagonisti, ma anche portatori di aspettative verso la scuola.

In conclusione, non sarà certo questa seppur devastante pandemia a scalfire i sogni e i desideri dei giovanissimi che guardano al futuro con fiducia e coltivano desideri quali ‘avere tanti amici’, ‘viaggiare/imparare le lingue’ ‘laurearmi’, ‘imparare un mestiere’, ‘essere capito/ascoltato dagli adulti’, ‘poter esprimere le proprie idee’, che rimane un bisogno mai sopito dei ragazzi, ma anche, come ci fa eco quella madre, degli adulti.               

“Grazie per aver tenuto conto della nostra opinione. Si è parlato tanto di sanita’, di economia, mondo della scuola, ma finora nessuno aveva chiesto come stanno i nostri bambini …..che sono diventati invisibili …”  Così la mamma di un ragazzo di seconda media di un Istituto Comprensivo delle alte Madonie.

“Mi fa piacere che qualcuno ha chiesto la nostra opinione!” così una ragazza di seconda media di un altro Istituto Comprensivo.