Ciao Mario,
hai avuto tanta fretta nel raggiungere la tua cara Salva. Nei miei ricordi ma anche nella nostra Cefalù e nelle Madonie lasci un vuoto profondo come educatore e come giornalista-pubblicista. Nelle vesti di professore, sia tu che tua moglie Salva Vizzini, siete stati impeccabili ed esemplari. Come giornalista sei stato un caro, sincero, corretto e affettuoso amico e collega. Ci univa la nostra passione. Ho tanti bei ricordi, avendo lavorato fianco a fianco con te in molte circostanze, negli uffici stampa di varie pubbliche manifestazioni e in particolare a quasi tutte le edizioni della gara automoblistica Cefalù-Gibilmanna, creatura voluta dal compianto e vulcanico “patron” Pino Spinosa.
Ci siamo spesso confrontati lealmente e professionalmente – anche con gli altri validi e cari colleghi come Lorenzo Misuraca e Michele Bellipanni, scomparsi prematuramente – nelle corrispondenze per le varie testate giornalistiche che, per circa mezzo secolo, abbiamo rappresentato sulle più svariate tematiche sociali, culturali, sportive, economiche e politiche della nostra città e del comprensorio delle Madonie, dando un contributo per la crescita della nostra realtà territoriale.
Dopo la chiusura della storica e celebre testata giornalistica L’Ora, per la quale sei stato una voce importante, attenta e stimata, hai continuato a occuparti delle cronache del territorio sia sul quotidiano “La Sicilia” che sulle onde di “Cefalù-Radio Madonie”, l’emittente radiofonica dell’intraprendente editore Angelo Arduino. Con tuoi programmi di informazione e con dibattiti a politici, amministratori, sportivi, operatori culturali, sociali ed economici, hai affrontato molte problematiche e dato spazio a varie iniziative.
Impossibile non sottolineare l’importante e impegnativo contributo che hai dato alla “giustizia”, ricoprendo il ruolo non facile e rischioso di giudice popolare nel maxiprocesso a Cosa nostra tra il 1986/87. Nel tuo libro “Giudice popolare al Maxi Processo”, con la prefazione dell’illustre scrittore Vincenzo Consolo, ci hai fatto conoscere, con dovizia di particolari e opinioni su uno storico evento giudiziario, la tua singolare e qualificante esperienza. Un iter professionale e culturale di rilievo che – tra l’altro – ti è stato riconosciuto nel 2016, con il conferimento, assieme al presidente del maxiprocesso Alfonso Giordano, del premio Mario Francese, organizzato dall’Ordine dei giornalisti di Sicilia e inoltre, nel marzo del 2017, con l’assegnazione di una medaglia d’oro per i tuoi 50 anni di attività giornalistica.
Con questo triste ma doveroso ricordo rivolgo un affettuoso, sentito abbraccio ai figli Daniela e Vincenzo, quest’ultimo degno allievo del maestro papà Mario.
Enzo Cesare
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