Attualità

La rabbia dei Ristoratori: “Non partecipiamo al gioco al massacro”

I ristoratori: aprono il 28 e consegnano le chiavi il 29 aprile.
Alla protesta nazionale delle attività di ristorazione parteciperanno anche i Ristoranti di Cefalù.
Risorgiamo Italia è il nome della manifestazione di protesta organizzata dai movimenti di imprenditori del mondo HO.RE.CA e dei Locali di Pubblico Spettacolo uniti per la prima volta nella storia del settore con due iniziative che vogliono accendere i riflettori su una situazione che definiscono drammatica.
Così, martedì 28 aprile alle ore 21 anche i ristoratori di Cefalù accenderanno le luci delle insegne delle loro attività per alludere simbolicamente all’ultima sera.
Mercoledì 28 aprile 2020, da nord a sud, da est a ovest, torneremo ad illuminare le strade ed i vicoli delle nostre città con l’energia positiva sprigionata dai nostri locali. Vogliamo esprimere la con un gesto simbolico la nostra volontà di tornare in piena attività. Produrre, generare occupazione e regalare emozioni sono la nostre vocazioni, assicurare un contributo produttivo al sistema paese, la nostra missione. Dalle vetrine e su i prospetti di ogni locale sarà visibile un cartello di unione ed esortazione #risorgiamoitalia. Ognuno manifesterà la propria protesta con foto, video messaggi ed atti dimostrativi al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica alle ragioni della nostra causa comune. Il nostro rammarico è che tutto ciò potrebbe accadere per l’ultima volta.


ESPRIMIAMO UN SECCO RIFIUTO AD UNA MODALITA’ DI APERTURA CHE CI CONSEGNI A FALLIMENTO SICURO.
Le nostre attività sono state chiuse per decreto, i ricavi sono stati azzerati, siamo stati privati del nostro lavoro e delle libertà. Consapevoli del dramma sanitario che si stava abbattendo sul paese, abbiamo accettato questi enormi sacrifici di buon grado. Oggi, con una sola voce, vogliamo manifestare in migliaia la delusione di chi è stato lasciato solo con le proprie spese, i dipendenti, gli impegni economici pregressi e le incertezze future. A fronte della nostra grande disponibilità, l’azione del governo fino ad oggi si è dimostrata tardiva ed insufficiente. Ci è stata promessa liquidità e non ci sono arrivate neanche le dovute garanzie. Quando si parla di fase due o fase tre, vengono contemplati parametri insostenibili, distanze incolmabili con una riduzione del 70% dei coperti disponibili e tutte le responsabilità a carico dei gestori. Aprire con il 30/40% dei ricavi ed il 100% dei costo. Al ristorante, al bar ci si va sicuramente per mangiare o per bere qualcosa di buono ma soprattutto per vivere un’esperienza di socialità, di convivialità – precisa Giuseppe Provenza portavoce dell’Associazione dei ristoratori di Cefalù – che con le misure previste dal governo andranno perse del tutto. Siamo piccoli imprenditori, e le nostre attività, spesso familiari, sono state fatte con enormi sacrifici. Lavoriamo 7 giorni su 7 insieme ai nostri dipendenti, con i quali abbiamo un rapporto che va oltre il professionale, non abbiamo feste. Sia chiaro che non cerchiamo assistenzialismo: le misure previste dal governo e la chiusura fino al 30 maggio, se non collegate a tutele economiche, quali cassa integrazione fino a Dicembre 2020 e moratoria sugli affitti e sulle utenze, finanziamento a fondo perduto ci costringeranno a licenziare, se non a chiudere del tutto, le nostre attività. Questo è un gioco al massacro cui non vogliamo partecipare.
L’Associazione dei Ristoratori di Cefalù

redazione

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